Trend del vino in Italia – Settimana 1-5 dicembre 2025

Il mondo del vino italiano entra nell’inverno 2025 con un quadro complesso, fatto di luci e ombre, in cui convivono dinamiche di mercato divergenti, tensioni internazionali e segnali di resilienza industriale. Il settore si muove dentro una trasformazione profonda: i consumi cambiano, le geografie dell’export si riconfigurano, il Prosecco continua a trainare, mentre le imprese cercano nuovi equilibri tra produzione, gestione dei costi e riposizionamento strategico.

Trend del vino in Italia – Settimana 1-5 dicembre 2025

La corsa globale delle bollicine: Prosecco ancora locomotiva del vino italiano

La fotografia di Del Rey Analysts conferma che gli spumanti restano l’asse più dinamico del panorama mondiale, con un giro d’affari da 8,5 miliardi di euro, nonostante un rallentamento fisiologico dei volumi.
L’Italia domina per quantità: 519 milioni di litri esportati, pari a quasi la metà del volume mondiale, e 2,4 miliardi di euro di valore. L’epicentro è il Prosecco, che negli ultimi 16 anni ha visto crescere l’export del 276%, superando Champagne e Cava in dinamica di crescita, grazie a tre elementi chiave: gusto, immagine e capacità distributiva.

Sul fronte prezzi, l’Italia mostra un incremento del 64% dal 2009, superiore a Francia e Spagna, pur restando lontana dal valore per litro dello Champagne.

La settimana conferma un dato: la forza del Prosecco non nasce dal prezzo, né da un vantaggio tecnologico, ma dalla capacità di interpretare i desideri del consumatore contemporaneo. È un caso di studio globale.

Luxury wine & spirits: un 2025 di contrazione, con poche eccezioni

Il segmento alto di gamma vive una fase delicata.
Secondo l’Osservatorio Altagamma, nel 2025 i vini e gli spirits luxury perdono il 5%, penalizzati da consumi più selettivi, prezzi elevati, bassa reattività del mercato cinese e minore propensione alla spesa da parte degli under 40.

Sotto pressione:

  • liquori premium (-4/-6%)
  • cognac in calo
  • vini tranquilli di alta gamma

In controtendenza:

  • bollicine francesi, trainate dal consumo edonistico
  • rossi italiani, che resistono grazie alla forza identitaria dell’origine
  • rosé, sempre più richiesti nel fine dining internazionale

Il 2026 è atteso in timida ripresa (+5%), ma resta una fase di mercato dove valore percepito, esperienza e autenticità pesano più del brand da soli.

Export italiano tra tensioni globali e nuove rotte di crescita

L’Osservatorio Federvini conferma una fase di “riallineamento” dei flussi mondiali, con il vino italiano che, pur rallentando, regge meglio dei concorrenti francesi e cileni.

Il quadro USA è la parte più critica:

  • vino: –4,8%
  • spirits: –5%
  • ultimo trimestre: –23%, effetto combinato dazi + calo del potere d’acquisto

A compensare, arrivano nuove traiettorie:

  • Germania +8,8%
  • Brasile +8,7%
  • Cina boom degli spirits italiani: +94%

Il settore si sta spostando da un consumo “di abitudine” a un consumo “di scelta”: meno frequenza, più valore percepito.

Consumi interni: poche certezze ma segnali di vivacità

In Italia la domanda rimane prudente, ma cresce la ricerca di qualità.
La GDO registra:

  • vino DOP IGP: +0,9%
  • prodotti DOP IGP complessivi: +1,1%

A trainare sono:

  • bollicine
  • aperitivi alcolici
  • aceti premium

Il no-low e i ready-to-drink continuano ad allargare il proprio spazio, soprattutto nei consumi urbani e tra Gen Z e Millennials.

Vino sfuso: un segmento che sorprende

La World Bulk Wine Exhibition mette in luce un fenomeno inatteso:
lo sfuso regge meglio dell’imbottigliato.
L’export cala solo dello 0,3% in valore, mentre il vino in bottiglia registra un –3,1%. Crescono varietali e prodotti No/Low alcol, spinti dall’innovazione tecnologica nella dealcolazione e dalla richiesta di formati flessibili (lattine, bag-in-box, RTD).

Il mondo del vino sfuso pesa per oltre un terzo dei volumi globali e sarà sempre più strategico nei prossimi anni.

Italia: giacenze elevate e Prosecco al primo posto negli stock

Le cantine italiane registrano al 31 ottobre:

  • 73 milioni di ettolitri di prodotti vinicoli complessivi
  • 44,5 milioni di vino
  • 14,3 milioni di mosti

Le giacenze sono in crescita (+5,2% sul 2024), un segnale da monitorare in un contesto di mercato rallentato.
Il vino più stoccato d’Italia è il Prosecco Dop con 4,2 milioni di hl.

Il Veneto domina, seguito da Emilia Romagna, Toscana e Puglia.

Imprese del vino nella “tempesta perfetta”: chi resiste e perché

Lo studio Management DiVino fotografa un settore attraversato da criticità strutturali:

  • calo consumi
  • mutamenti demografici
  • frammentazione
  • pressioni sui costi

La resilienza emerge da chi:

  • innova nel modello di business
  • aggrega competenze
  • investe in enoturismo
  • diversifica prodotti e mercati

Il dualismo “asset strong / asset light” non è più un dogma.
Vincono i modelli ibridi, capaci di flessibilità commerciale e radicamento territoriale.

Spumanti 2024: superata quota 1 miliardo di bottiglie

Nonostante una vendemmia 2023 difficile, l’Italia supera un traguardo storico. Crescono Prosecco Doc (+8%), Asolo (+20%), Pignoletto e Lambrusco rosato. In sofferenza Piemonte, Lombardia e Trentino.

Il Paese resta una “repubblica Charmat”: il 96% delle bollicine è prodotto in autoclave.

Dop Economy: un pilastro della competitività italiana

Il Rapporto Ismea-Qualivita 2025 certifica un settore in salute:

  • 20,7 miliardi valore alla produzione
  • vino DOP/IGP stabile a 11 miliardi
  • export: 7,19 miliardi (+5,2%)

Il Nord-Est resta il motore trainante, con Veneto, Emilia-Romagna e Friuli in forte espansione.

Dazi, crisi USA e necessità di misure straordinarie

UIV chiede un intervento urgente:
tra luglio e settembre il prezzo medio del vino italiano diretto negli USA è crollato del 15,5%, un’autotassazione insostenibile.

Il Governo inserisce nel Bilancio 100 milioni annui dal 2026 al 2028 per promozione e internazionalizzazione.

Il caso USA: un impero in difficoltà

Napa e Sonoma vivono la crisi più dura dal Proibizionismo:

  • consumi in calo
  • giovani lontani dal vino
  • 30% dell’uva non venduta
  • Canada perso per effetto dazi

Un monito globale sulla fine del ciclo espansivo del vino premium tradizionale.

Conclusione: un settore che cambia pelle

La settimana 1–5 dicembre 2025 mostra un’Italia del vino che attraversa un passaggio storico:
meno volumi, più competizione, mercati instabili, nuovi linguaggi del consumo.
Ma anche una filiera che non arretra: innova, resiste, si adatta, e trova nuove strade per creare valore.

Il futuro non sarà scritto solo nei vigneti, ma nelle scelte strategiche: innovazione, posizionamento, aggregazione, presidio dei mercati globali e capacità di interpretare una domanda che cambia più velocemente dell’offerta.

Un movimento continuo, come una vendemmia che non si ferma mai.