Il settore vitivinicolo sta attraversando un momento complesso, segnato da consumi in calo, campagne salutiste promosse dall’OMS, cambiamenti climatici e l’incognita dei dazi commerciali. In una parola: incertezza. Ed è proprio per gestire questa imprevedibilità che molte aziende del vino stanno sperimentando strumenti flessibili e innovativi, capaci di offrire respiro e nuove opportunità senza ricorrere subito alla vendita.
Una delle tendenze più interessanti del momento è l’affitto gestorio, una formula già nota in altri settori ma relativamente nuova per il vino. In pratica, è possibile affittare singole parti di un’azienda vinicola – come vigneti, cantina, aree di ospitalità o reparti produttivi – senza cedere immediatamente la proprietà.
Come spiega l’esperto di diritto vitivinicolo Giuri:
“L’affitto gestorio permette di introdurre nell’azienda nuovi modelli organizzativi, produttivi o commerciali attraverso terzi, senza rinunciare subito alle proprie quote. Allo stesso tempo, chi subentra può valutare, a fine contratto, se acquistare o meno l’impresa”.
Nel mondo del vino, i contratti di affitto gestorio hanno generalmente una durata tra i 5 e i 7 anni. Periodi più brevi non consentirebbero alle parti di capire davvero se conviene proseguire con un’acquisizione o tornare alla gestione diretta.
Un esempio concreto arriva dalla Toscana:
- Una storica azienda familiare, con 600 m² di cantina e vigneti a denominazione, vede i proprietari sempre meno coinvolti e i figli incerti sul futuro.
- È stato proposto un affitto gestorio di 5 anni, con canone fisso annuale più una percentuale sul fatturato.
- Al termine del quinquennio, è prevista un’opzione di riscatto a un prezzo concordato, mentre l’affittuario si impegna a mantenere le certificazioni e a effettuare investimenti migliorativi.
Il vantaggio di questa formula è duplice:
- Per il proprietario: entrate sicure e tempo per decidere se vendere o rientrare nella gestione.
- Per l’affittuario: possibilità di operare senza investimenti iniziali ingenti, valutare la redditività e, solo in seguito, decidere un’eventuale acquisizione.
In sintesi, l’affitto gestorio rappresenta uno strumento di attesa flessibile, ideale per affrontare l’incertezza del mercato e persino per favorire il passaggio generazionale.
Accanto a questa tendenza, si sta diffondendo sempre più anche il modello delle joint-venture tra aziende vinicole. Storicamente, queste collaborazioni nascevano per espandere la presenza commerciale su nuovi mercati, ma oggi i motivi principali sono cambiati:
- Produzione di vini dealcolati: i costi di impianti e tecnologie per la dealcolazione sono elevati, quindi più aziende si uniscono in una newco per condividere spese e know-how.
- Creazione di nuovi prodotti complessi, come uno spumante Metodo Classico, sfruttando le competenze e le infrastrutture di una cantina già attrezzata.
In altre parole, le joint-venture permettono di innovare e contenere i rischi, dando alle aziende la possibilità di affrontare insieme sfide che, da sole, non potrebbero sostenere.
Oggi il settore vitivinicolo si muove tra attesa e collaborazione, cercando di trasformare l’incertezza in opportunità. L’affitto gestorio e le joint-venture non sono solo strumenti di difesa, ma anche leve strategiche per costruire il futuro del vino in un contesto globale sempre più complesso.