TANTO VALE L’AGRICOLTURA VENETA NEL 2020, NONOSTANTE LA PANDEMIA

Veneto Agricoltura ha pubblicato l’atteso Report (scaricabile) sulla congiuntura del primario regionale nel 2020, con anche le prime anticipazioni sull’andamento (non male..) del 2021. Sul canale YouTube dell’Agenzia una serie di video-approfondimenti.

6,1 MIA/€ (+1,1%), TANTO VALE L’AGRICOLTURA VENETA NEL 2020, NONOSTANTE LA PANDEMIA

Vale 6,1 miliardi di euro la produzione lorda agricola veneta nel 2020, in aumento del +1,1% rispetto al 2019. Lo riporta l’attesissimo Report di Veneto Agricoltura pubblicato oggi, anticipato nei giorni scorsi da una serie di mini video-approfondimenti sui singoli comparti pubblicati sul canale YouTube dell’Agenzia regionale (https://bit.ly/2SmQQmz).

La variazione va imputata quasi esclusivamente all’incremento delle quantità prodotte, in particolare delle coltivazioni erbacee, mentre i prezzi hanno inciso in maniera più ridotta. In linea generale, risulta infatti in calo il valore della produzione degli allevamenti, influenzati negativamente dalla flessione dei prezzi, in particolare del comparto suinicolo e del latte, solo parzialmente controbilanciati dalla tenuta delle quantità prodotte. In riduzione (-2,8%) anche le attività di supporto all’agricoltura (contoterzismo, attività post-raccolta, servizi connessi, ecc.), fortemente penalizzati dal lockdown e dalle chiusure imposte dal Covid-19, in particolare l’attività di sistemazione e manutenzione delle aree verdi, così come le attività secondarie (in particolare le attività connesse e quella agrituristica). I consumi intermedi, vale a dire i beni e i servizi consumati o trasformati dai produttori, registrano una lieve flessione (-0,2% sul 2019) e di conseguenza, il valore aggiunto risulta essere in aumento, con una crescita del +2,2%.

Vediamo più in dettaglio l’andamento registrato  dai diversi comparti del primario veneto, ricordando che il Report completo può essere scaricato dal seguente indirizzo internet: https://www.venetoagricoltura.org/wp-content/uploads/2021/06/Rapporto-congiuntura-2020.pdf

Primo semestre 2021

Quali sono i primi segnali che arrivano dal 2021? Vediamoli in estrema sintesi.

Le produzioni di cereali e di colture industriali risultano favorite da un forte aumento dei prezzi. Le superfici sono segnalate in calo per il mais (145.000 ettari, -6%), in crescita per frumento tenero (circa 90.000, +6%) e soprattutto soia (oltre 160.000, +19%).

Le rese delle orticole (fragole e asparagi) sono state sfavorite dall’andamento climatico primaverile, caratterizzato da gelate tardive e temperature sotto la norma.

Anche le frutticole hanno sofferto per le gelate di inizio aprile proprio nella fase di fioritura, con forti riduzioni produttive: male un po’ tutte, ma soprattutto pere, kiwi, pesche, nettarine, albicocche, con stime di perdite anche superiori al 50%.

Le ultime stime previsionali per il vitivinicolo indicano un possibile aumento del +5/10% del raccolto, ma esportazioni regionali in calo del -6,8% nei primi tre mesi dell’anno (dato ISTAT).

Probabili difficoltà per gli allevamenti a causa dell’aumento dei costi delle materie prime. Il prezzo del latte rimane stabile ma ancora su valori bassi anche nei primi mesi del 2021.

Sicuramente in ripresa le produzioni orticole di quarta gamma, l’agriturismo e il florovivaismo (servizi di sistemazione del verde privato e pubblico) e in generale quelle produzioni e attività che nel 2020 avevano sofferto particolarmente per le chiusure del lockdown primaverile e di fine 2020 per le zone arancione/rosse imposte per il contenimento della pandemia da Covid-19.

Viticoltura e frutta

Nel Veneto la superficie vitata già in produzione nel 2020 è salita a 92.803 ettari (+4% rispetto al 2019), da qui sono stati raccolti 14.039.000 quintali di uva, una quantità superiore rispetto al 2019 (che era stata di 13,159 mln/q). Di questi 14 milioni di quintali, ben 10 milioni (per l’esattezza 9,936 mln/q) sono DOC e DOCG e circa 3 mln/q  (2,921 mln/q) IGT, a conferma dell’altissima qualità ormai raggiunta dal vigneto veneto. La produzione totale di vino è stata di circa 11 milioni di ettolitri, con un rialzo del +7,2% rispetto al 2019. Il Veneto nel 2020 si conferma al comando in Italia per l’export di vino, visto che da solo vale il 36% circa del totale del settore, pari a 2,24 miliardi di euro (-3,3%).

Infine le arboree da frutta fresca, che insistono su 16.606 ettari (-3,8%), mentre quella dell’olivo coi suoi 5.150 ettari cresce dello +0,3%. La quantità di frutta fresca raccolta complessivamente nel 2020 è stata di 400.890 tonnellate (+29,4%), comprendente una produzione di mele pari a 293.738 tonnellate, ovvero il 67% del comparto. Per il frutticolo si stima un valore della produzione di 297 milioni di euro circa, con una decisa crescita del +23,6% rispetto al 2019.

Pesca

Il settore veneto della Pesca da qualche anno sta vivendo una fase di ristrutturazione. Basti pensare al costante ridimensionamento della flotta marittima, che nell’ultimo decennio è passato da oltre 720 a 655 unità. Complessivamente il numero delle imprese attive nella filiera ittica veneta nel 2020 è invece lievemente aumentato (+0,9% sul 2019), alternando però percentuali positive (+8,1% imprese dedite al commercio all’ingrosso di prodotti congelati e conservati) e negative (-4,1% imprese attive nel commercio al dettaglio ambulante). Notizie più confortanti arrivano dal numero degli occupati, rimasto sì invariato rispetto al 2019 ma cresciuto del +10,8% nel periodo 2014-2020. La sola produzione alieutica locale pescata dalle marinerie venete e sbarcata nei sei mercati ittici regionali per il 2020 è stata di circa 16.331 tonnellate, valore che porta ad una diminuzione dei quantitativi pescati del -21,9% rispetto al 2019. Come per i volumi, anche il fatturato del prodotto locale è in ribasso, visto che al valore di circa 38,3 milioni di euro corrisponde un calo annuo del -24,5%.

Lattiero-Caseario

Anche il settore lattiero-caseario veneto sta vivendo una delicata fase di ristrutturazione e la conferma arriva da pochi numeri: gli allevamenti sono scesi a circa 3.000 unità (-4% rispetto al 2019), dei quali circa 1.500 detengono quasi il 90% dei capi (sono circa 150.000 le vacche che costituiscono la mandria veneta). Ciò significa che i piccoli allevamenti stanno scomparendo, mentre quelli di grandi dimensioni (con oltre 500 capi) si stanno rafforzando, segnando addirittura una crescita del +12%. Negativi anche i prezzi del latte alla stalla, che nel 2020 hanno segnato un -6,4% (-9% in Italia), per un valore complessivo regionale pari a 429 milioni di euro (-0,5%). Di contro, sono aumentate le quantità di latte consegnato alle latterie e ai caseifici, che nel 2020 nel Veneto ha raggiunto la considerevole cifra di 1,2 milioni di tonnellate, segnando un +2,4% rispetto al 2019 (in Italia 12,6 mln t, +4,5%; nell’UE 145 mln t, +2,3%).

Il lockdown per Coronavirus ha colpito duro l’Horeca (hotel, ristoranti, catering) e con essa anche i prodotti lattiero-caseari che in quei canali vi trovano un importante sbocco. Di contro, le chiusure forzate dovute al Covid hanno fatto crescere i consumi domestici di formaggi, in particolare dei freschi (+8,3%). Complessivamente, per quanto riguarda i formaggi, cala l’import (-10% in valore; -13% in quantità) e l’export (-2%; -1,5%). Bene i numeri della produzione: il Formaggio Grana Padano segna un +1,7%; l’Asiago +11%; il Montasio +48%; il Piave +17%; il Monte Veronese +10%.

 

Cereali e colture industriali

Grazie ad un andamento climatico particolarmente favorevole, il comparto cerealicolo e delle colture industriali ha registrato nel Veneto un incremento generalizzato a due cifre delle rese produttive. Rese record si sono registrate per il mais (11,3 t/ha, +30,7%) e la colza (3,6 t/ha, +33,7%), con produzioni in forte ripresa nonostante la riduzione delle superfici investite. Nel complesso, il valore della produzione dei cereali è salito a oltre 500 milioni di euro (+22,4%).

Annata positiva anche per le colture industriali, in particolare per i semi oleosi: in crescita gli ettari coltivati a soia (136 mila ettari circa, +1,6%), oltre che le rese (3,7 t/ha, +9,4%) e di conseguenza le quantità prodotte (498.000 t, +11%). In aumento anche il prezzo medio annuo (+12,8%). Ottima annata anche per il girasole, che ha visto aumentare gli investimenti (5.360 ha, +21,9%) e la colza (3.200 ha, +14,9%), che ha registrato anche rese record. In riduzione invece le superfici coltivate a barbabietola da zucchero (9.100 ha, -8,1%) e tabacco (3.900 ha, -6,9%), le cui produzioni sono comunque aumentate a 630.800 t (+5%) per le barbabietole e 13.400 t (+15%) per il tabacco in virtù del netto miglioramento delle rese produttive, salite rispettivamente a 69,4 t/ha (+14,3%) e 3,4 t/ha (+23,5%). Nel complesso il valore della produzione delle colture industriali viene stimato a circa 239 milioni di euro (+16,5%).

 

Ortofloricolo

Per quanto riguarda il settore orticolo veneto, va ricordato che nel 2020 le superfici investite sono scese a circa 27.250 ettari, in calo del -3,7% rispetto al 2019. Le orticole in piena aria, che rappresentano il 75% degli ortaggi coltivati nella nostra regione, si attestano su circa 19.100 ettari (-5,2%), mentre le orticole in serra vengono stimate in circa 4.100 ettari (-4,7%); in aumento le piante da tubero (4.000 ha, +5,6%). Il valore della produzione ai prezzi di base di patate e ortaggi viene stimato a circa 695 milioni di euro, in leggero aumento (+1,8%) rispetto all’anno precedente: molto bene le patate (94 milioni di euro, +18,4%); male le colture penalizzate dal lockdown e dalle chiusure imposte per il contenimento del Covid-19, come insalate e lattughe (113 milioni di euro, -17,7%), radicchio (54 milioni di euro, -14,1%), fragole (49 milioni di euro, -18,8%), pomodori (31 milioni di euro, -12,3%).

Male il florovivaismo, penalizzato per le chiusure primaverili, proprio nel periodo in cui si registra il picco di vendite e attività: penalizzata soprattutto l’attività di servizi di sistemazione delle aree verdi (parchi e giardini), con valori della produzione stimati in calo di circa il -10/12%. Stabili le imprese attive (1.417), in lieve aumento le superfici coltivate (2.500 ettari, +1,6%).

 

Carne

Nel 2020 la produzione di carne bovina nel Veneto è diminuita del -1,3% rispetto al 2019, fermandosi a 166mila tonnellate, in linea con l’andamento nazionale (-1,3%). Il valore della produzione veneta risulta pari a 394 milioni di euro (-3,9%). A fine 2020 erano attivi 6.128 allevamenti (-1,1%) e sono stati inviati al macello 781mila capi (-0,6%). Il numero di ingressi di animali vivi in regione è stato di circa 600mila capi, di cui 552mila con orientamento da carne. La carne bovina rappresenta circa il 30% del valore medio della spesa domestica sul totale carni. Va ricordato che il consumo di carne bovina è stato condizionato dalla pandemia: da una parte i periodi di restrizioni alle aperture dei canali Horeca hanno fortemente limitato i consumi fuori casa; dall’altro il lockdown ha favorito i consumi domestici (+8,3%).

Per quanto riguarda invece la carne suina, nel 2020 il valore della produzione ai prezzi di base si è fermato a 189 milioni di euro (-6,8%), a causa soprattutto delle quotazioni. Infatti, la quantità prodotta ha toccato le 141mila tonnellate con un calo del -2,7%. Il numero di capi macellati di origine veneta nel 2020 è stato di quasi 750mila. Gli allevamenti all’ultimo censimento sono risultati 1.522, praticamente come nel 2019; quelli inseriti nella filiera DOP/IGP risultano essere 315 (-12).

Nel 2020 la produzione di carne avicola in Veneto è leggermente aumentata rispetto al 2019 (+1,3%, in linea con quella nazionale) toccando le 564mila tonnellate, pari al 31% del totale nazionale che arriva a 18,8 milioni di quintali. Il valore della produzione ammonta a 735 milioni, ovvero il 50% del valore della produzione veneta di carne e il 27,6% del valore del pollame nazionale, confermando il Veneto regione leader a livello nazionale.

La produzione veneta di carne di coniglio è stata nel 2020 di 43,5mila t (-2,2%) con prezzi in calo del -10%. Interessante, infine, sapere che la produzione di uova nel 2020 nel Veneto è stata di oltre 2 miliardi di pezzi e che gli allevamenti attivi erano 214 (+8%).

 Sono aumentati anche nel 2020 gli acquisti di prodotti a Marca del Distributore – Per la Distribuzione Moderna è una filiera virtuosa per la ripresa – Il 24 e 25 marzo i convegni di MarcabyBolognaFiere.

CRESCE LA MARCA DEL DISTRIBUTORE ALIMENTARE NEL 2020, SEMPRE PIU’ SOSTENIBILE

Gli acquisti di prodotti alimentari a Marca del Distributore (MDD) sono cresciuti anche nel 2020: +9,3%, raggiungendo una quota di mercato del 20% (+0,5 sull’anno precedente) pari a 11,8 miliardi di euro di fatturato (nel 2019 era di 10,8 miliardi di euro)*. Per la Distribuzione Moderna la filiera legata a questi prodotti ha dimostrato di essere un fattore che genera valore e una leva che può contribuire allo sviluppo economico del Paese, accompagnandone il rilancio secondo criteri sempre più sostenibili.
Grazie all’innovazione, alla ricerca di qualità, a una maggiore attenzione al sostegno delle produzioni Made in Italy e a criteri di sostenibilità i prodotti MDD, realizzati dalle industrie alimentari partner, sono sempre più apprezzati dai consumatori: si calcola, inoltre, che nel 2020 abbiano fatto risparmiare alle famiglie italiane circa 2 miliardi di euro.
Questi alcuni dei dati emersi oggi nel corso della conferenza stampa di ADM – Associazione Distribuzione Moderna, e di MarcabyBolognaFiere che ha anticipato i temi del Convegno che si terrà il 24 marzo 2021 nell’ambito dell’edizione digitale della manifestazione.
Alla conferenza stampa sono intervenuti: Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere; Marco Pedroni, Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna; Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo di The European House – Ambrosetti.
Il Position Paper di The European House – Ambrosetti “Dall’emergenza al rilancio sostenibile: il contributo della Marca del Distributore”, le cui linee guida sono state anticipate nel corso della conferenza stampa, ha evidenziato che la Marca del Distributore viene prodotta da una filiera di 1.500 industrie MDD partner, di cui circa l’85% è rappresentato da piccole e medie imprese italiane. Le insegne distributive selezionano le industrie partner seguendo vari criteri di produzione e packaging sostenibile. Tra questi, quelli più richiesti sono: attenzione nell’utilizzo di sostanze chimiche; garanzia di tracciabilità della filiera; tutela del benessere animale; riduzione della plastica e utilizzo di imballaggi riciclabili.
*(Dati riferiti al Largo Consumo confezionato alimentare esclusi discount)
Dalla survey realizzata da The European House – Ambrosetti risulta che la transizione verso modelli di produzione e consumo sostenibili è considerata una priorità strategica da oltre l’80% delle insegne distributive e delle aziende MDD partner che hanno realizzato investimenti specifici o che li hanno programmati nei prossimi tre anni.
“La Distribuzione Moderna Alimentare – ha sottolineato Marco Pedroni, Presidente di ADM, Associazione Distribuzione Moderna – ha un peso economico e sociale per il Paese forse poco conosciuto dalle stesse Istituzioni: nel 2020 ha generato 143 miliardi di Euro di fatturato, sostiene direttamente 425.000 occupati e rappresenta il primo  canale per la spesa alimentare delle famiglie italiane. Ogni settimana 60 mio di consumatori entrano nei nostri punti vendita e anche nel difficile 2020 la Marca del Distributore (MMD) è cresciuta 3 volte di più dei prodotti dell’industria alimentare. Se il Paese vuole tornare a crescere deve sostenere i consumi interni, a partire dalla capacità di spesa delle fasce più deboli.”
“La Marca del Distributore spiega il 78% della crescita dell’industria alimentare nel mercato domestico negli ultimi 17 anni. Grazie alla sua relazione privilegiata con la società, il consumatore e la filiera di riferimento – ha detto Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti – la Marca del Distributore è uno dei pochi settori economici ad essere coinvolto su tutti i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e su 71 dei rispettivi 169 target. La Marca del Distributore, ancor più nel 2020, è diventata una leva chiave per l’affermazione di un nuovo modello di Società che mette al centro il benessere dell’individuo”.
“La 17° edizione di MarcabyBolognaFiere si terrà, auspichiamo in presenza, il 23 e 24 giugno 2021 – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere – ma è già partita, dal 15 marzo con l’adesione di operatori fortemente qualificati, la piattaforma digitale che accompagna aziende e buyer all’evento con occasioni di matching su scala internazionale. Sempre in avvicinamento all’evento, accanto all’appuntamento presentato oggi si terrà il 25 marzo, il Convegno ‘La Marca del Distributore guida il Rilancio Sostenibile in Italia e in Europa – I Distributori e i Produttori in azione’, che comprenderà la presentazione del XVII Rapporto MarcabyBolognaFiere, che analizza l’evoluzione dei prodotti MDD, organizzato da BolognaFiere e ADM, in collaborazione con IRI e IPLC”.
Al convegno del 24 marzo 2021, che sarà trasmesso sul sito dedicato alla manifestazione fieristica, interverranno: Stefano Patuanelli (Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali); Stefano Bonaccini (Presidente, Regione Emilia-Romagna); Veronica De Romanis (Professoressa di Politica Economica Europea, Stanford University di Firenze e LUISS di Roma); Marco Pedroni, Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna; Gianpiero Calzolari (Presidente, BolognaFiere); Valerio De Molli (Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti); Massimo Viviani (Consigliere Delegato, ADM). Modera Andrea Bignami, SkyTg24.
Il Convegno in programma il 25 marzo 2021 amplierà il confronto allo scenario europeo: dopo la presentazione del XVII Rapporto MarcabyBolognaFiere sul Mercato 2020 dei prodotti a Marca del Distributore (a cura di Gianmaria Marzoli, Retail Solutions Vice President Iri), seguirà una sintesi dell’indagine, arricchita da testimonianze di alcune insegne non italiane, sulla sostenibilità della Marca del Distributore in Europa condotta per BolognaFiere da IPLC (a cura di  Paolo Palomba, Partner IPLC Italia).

 

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