Docenti, ricercatori, esponenti delle istituzioni, cittadini e operatori del settore si confrontano su “Economia verde, paesaggio e salute: criticità, prospettive e proposte per lo sviluppo delle città” in un convegno / webinar, organizzato in collaborazione con l’Università di Torino e il Politecnico di Torino, il CREA ed AIAPP venerdì 26 gennaio, dalle ore 9.30 alle 13.30, presso il Campus Luigi Einaudi, a Torino.

“La salute è verde / Il verde è salute” Riparte da Torino il tour nazionale del “Libro Bianco del Verde” promosso da Assoverde, Confagricoltura e Kèpos
Ricominciare dal paesaggio per radicare l’identità delle comunità urbane e collocare il verde al centro di un progetto che punta a rendere più sano, accogliente e resiliente lo spazio pubblico.
È il tema intorno al quale ruota “Economia verde, paesaggio e salute: criticità, prospettive e proposte per lo sviluppo delle città” il convegno che Assoverde, Confagricoltura e l’associazione Kèpos organizzano il prossimo venerdì 26 gennaio al Campus Luigi Einaudi di Torino).
Quella della regione Piemonte, con Torino, costituisce la prima tappa del percorso del Libro Bianco del Verde per il 2024, a oltre 2 anni dalla presentazione nazionale a Roma della prima edizione del volume dal titolo “Per un neo-rinascimento della cura e della gestione del verde” (12 ottobre 2021) e ad 1 anno dalla presentazione della seconda edizione (20 gennaio 2021) sui “Parchi della Salute” e i relativi “Criteri di certificazione”.
Il Libro Bianco del Verde è un progetto nato due anni fa circa dalla volontà di promuovere un cambiamento nei modi di intendere e di intervenire nel settore del Verde; una sfida volta a rendere la natura protagonista nelle nostre città; una rete tra tutti gli operatori, pubblici e privati, per condividere obiettivi, individuare priorità e criticità, presentare soluzioni e proposte; una piattaforma a supporto delle Amministrazioni, per ottimizzare le risorse, indirizzare la programmazione e gli investimenti; un’occasione per accrescere la consapevolezza del “valore” che parchi, giardini, aree verdi, pubbliche e private, determinano in termini di qualità delle città, della vita e del benessere psico-fisico dei cittadini; un tavolo permanente per radicare e diffondere, a livello individuale e collettivo, una “cultura” del Verde e della sua “cura”.
Vi hanno aderito numerose Amministrazioni, Università ed Enti di Ricerca dando prestigio a questo progetto voluto fortemente da Confagricoltura e Assoverde, e che gode del patrocinio dei Ministeri delle Politiche Agricole, della Transizione Ecologica, della Cultura e dell’ANCI.
“Le grandi città metropolitane, come Torino, sono le protagoniste di una lenta ma progressiva svolta green in favore di un concetto di salute sempre più esteso e accessibile; noi agricoltori possiamo fattivamente contribuire a questo cambiamento”. Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte e della Sezione nazionale di prodotto Foreste e Pioppi di Confagricoltura, in occasione della presentazione dell’incontro.
“Confagricoltura Piemonte è fiera di aver organizzato questo evento, accessibile a tutti. Siamo a sempre impegnati nel percorso di sensibilizzazione delle varie utenze a diffondere la cultura del verde: con tutte le Istituzioni a livello regionale aumentandone la capacità di incidere a livello politico le scelte per la destinazione del verde urbano; ampliando la Rete degli operatori, delle professionalità, delle rappresentanze in campo; con i liberi cittadini che intervengono in maniera attiva e propositiva nelle diverse iniziative, informandoli sul ruolo fondamentale del settore primario nella tutela della loro salute” conclude Allasia.
D’altro canto, entro il 2030 nelle città vivrà il 70% della popolazione mondiale( dato “World Urbanization Prospects” – Nazioni Unite).
La rinaturalizzazione gioca un ruolo fondamentale nella qualità della vita perché protegge dai fattori inquinanti, libera suolo permeabile che possa assorbire le precipitazioni estreme e trattenere l’acqua meteorica, abbatte le isole di calore e fornisce dei “rifugi climatici” per affrontare gli effetti, spesso imprevedibili, del riscaldamento globale.
Basti pensare che un ettaro di “foresta urbana”, come riporta il “Libro Bianco del Verde”, può assorbire in media 17 kg l’anno di Pm 10, il particolato che provoca numerosi disturbi respiratori, mentre un’ampia alberatura abbassa di 20 °C la temperatura dell’asfalto stradale e di 5 °C quella dell’aria in città. Solo in Italia si stima che il verde urbano sia in grado di assorbire 12 milioni di tonnellate di CO2. Un’importante funzione regolatrice, insomma, coerente con le indicazioni del “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” approvato poche settimane fa dal Ministero dell’ambiente e che richiede competenze adeguate nella progettazione e manutenzione del verde, strumenti amministrativi agili, aggiornati e flessibili per riabitare i vuoti urbani con la vegetazione e avviare un ciclo economico virtuoso.
Durante la mattinata, saranno presentati i criteri di certificazione che Assoverde e Confagricoltura propongono alle pubbliche amministrazioni perché creino i “Parchi della salute”: delle aree verdi con precise caratteristiche, messe a punto durante gli ultimi due anni dagli oltre 50 esperti che hanno contribuito al “Libro Bianco del Verde”, in grado di prevenire patologie e generare salute nelle persone, negli animali e nei vegetali.
“Siamo particolarmente orgogliosi di presentare a Torino, in una regione che ha una forte valenza socioeconomica questo volume del Libro Bianco del Verde. La riteniamo una tappa fondamentale per i promotori di questo progetto, che ha come parole chiave il benessere e la salute psicofisica delle persone” evidenzia Giuseppe Stroppa, consigliere nazionale di Assoverde. “L’interesse crescente per il verde e le sue potenzialità è stato sviluppato con un approccio interdisciplinare che ha coinvolto vari esperti scientifici, medici, psicologi, ricercatori, docenti universitari, tecnici delle amministrazioni, progettisti e operatori del settore del verde. Da questo percorso culturale nascono i “parchi della salute”, elementi concreti e certificati di come il verde genera benessere. Il Libro Bianco del Verde vuole affermare anche in Italia un nuovo paradigma nella relazione tra uomo e natura in città e ci fa toccare con mano, oltre ogni evidenza, come il Verde sia parte integrante della nostra Salute”.
La partecipazione al convegno, in presenza o in remoto, è gratuita e prevede il riconoscimento dei crediti formativi per le associazioni professionali convolte. Per saperne di più: www.assoverde.it, posta@assoverde.it.
Terra Madre Salone del Gusto è l’evento mondiale dedicato al cibo buono, pulito, sostenibile e alle politiche alimentari, che si terrà al Parco Dora, Torino, da giovedì 22 a lunedì 26 settembre, con stand di oltre 600 produttori italiani e internazionali, un ricco programma di eventi e spazi espositivi che sottolineano l’importanza di fare scelte consapevoli a tavola. Importante sottolineare la scelta di svolgere l’evento al Parco Dora, area fino a pochi anni fa sede di industrie pesanti e oggi, invece, spazio dedicato a manifestazioni culturali di vario genere.
In quest’ambito, nello stand istituzionale (H61) della Camera di commercio di Torino si svolgeranno, nei cinque giorni del Salone, una serie di incontri con gli aderenti delle associazioni di categoria che fanno capo alla suddetta Camera di commercio di Torino; tra questi, due eventi saranno targati Confagricoltura Torino: il primo appuntamento sarà giovedì 22 settembre alle 18.30 dove verrà organizzata la degustazione “Formaggi, miele e vini delle nostre valli” realizzata in collaborazione con i Maestri Assaggiatori ONAF, condotta da Alessandro Felis, critico enogastronomico, e a cui interverranno Maria Luisa Cerale, direttrice di Confagricoltura Torino, Maria Cristina Robba, produttrice di formaggi di Novalesa, e Andrea Bianco, Maestro del Gusto produttore di miele di Caluso. In abbinamento ai formaggi e al miele, verranno presentati i vini dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino.
Lunedì 26 settembre alle 16.30 verrà invece proposto il percorso narrativo e di degustazione “Il riso nasce anche nel torinese” condotto sempre dal critico enogastronomico Alessandro Felis con la partecipazione di Giuseppe Pochettino dell’azienda agricola “Agricola familiare società agricola
semplice” di San Raffaele Cimena, produttore di riso Carnaroli da ben tre generazioni. In abbinamento al risotto con i peperoni di Carmagnola verrà degustato un Erbaluce di Caluso Docg della Cantina Gnavi presentato da Giorgio Gnavi, sempre sotto il cappello dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino.
Grande interesse per gli show cooking di Cascine Piemontesi e Confagricoltura Torino alla 73^ Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola.
Ha avuto successo, richiamando un folto pubblico di appassionati e buongustai lo show cooking realizzato ieri (martedì 6 settembre 2022) da Cascine Piemontesi in collaborazione con Confagricoltura Torino per promuovere le produzioni agroalimentari del nostro territorio, nell’ambito della Fiera del Peperone di Carmagnola.
Sono stati presentati “Gli gnocchi al Corno di Bue rosso, polvere di acciughe e clorofilla al prezzemolo” preparati dallo chef Sergio Leggero e dal figlio Lorenzo del ristorante “Celestino” di Piobesi Torinese, in abbinamento con il vino Pinerolese Doc Doux d’Henry della cantina La Rivà di Bricherasio.
Particolarmente interessata la partecipazione del pubblico, che ha confermato il successo della scorsa edizione, apprezzando le varietà di peperone esposte.
La coltura del peperone, arrivata in Piemonte all’inizio del XX secolo, si è estesa velocemente nella regione grazie alle caratteristiche favorevoli del terreno di alcuni particolari areali. Il ciclo vegetativo del peperone ha inizio alla fine di marzo, mentre la raccolta avviene a partire dalla fine di luglio fino a ottobre.
“Nel 2021 – spiega Tommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino – la produzione di peperone nell’area del Carmagnolese è stata di 180 – 200 quintali a giornata piemontese, pari a 470 – 520 quintali per ettaro.Nel 2022, a causa della perdurante siccità, la perdita di produzione rispetto allo scorso anno varia tra il 20 ed il 30%; i raccolti si assestano quindi a circa 300 – 360 quintali per ettaro, a seconda delle zone”.
Anche i costi di produzione sono aumentati del circa 20-30% a causa del rincaro dei fertilizzanti e del gasolio agricolo.
Il prezzo dei peperoni all’ingrosso è aumentato da 50 a 70 centesimi al chilo rispetto allo scorso anno, raggiungendo gli il valore di 1,70 euro al chilo, compensando in parte i maggiori costi di produzione.
La qualità è buona: la scarsità delle precipitazioni ha frenato il diffondersi di malattie fungine; le elevate temperature hanno però creato problemi durante l’allegagione provocando un calo nella produzione, come si è riscontrato per tutto il settore agricolo.
Alla Fiera del Peperone di Carmagnola, venerdì 9 settembre dalle 18 alle 22, in occasione del secondo show cooking, Cascine Piemontesi e Confagricoltura Torino presenteranno il “Carnaroli ai peperoni e acciughe“, opera dello chef Lorenzo Bechis del ristorante “La Rosa Bianca” di Chieri, accompagnato questa volta dal Freisa di Chieri Doc dell’azienda agricola Emanuele Miglioretti di Pino Torinese.
Confagricoltura accoglie con favore l’ordinanza regionale sulle nuove misure per contrastare la peste suina africana. “L’iniziativa accoglie le nostre sollecitazioni – ha commentato Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – consentendo interventi più incisivi nel contenimento dei cinghiali, attività che sino ad oggi non ha ancora raggiunto i risultati sperati: ci auguriamo che ora venga applicata con velocità, per iniziare a contrastare con efficacia l’abnorme proliferazione di ungulati che crea danni sempre più gravi all’agricoltura e minaccia la tenuta della filiera suinicola”.
Il provvedimento appena entrato in vigore prevede, tra l’altro, la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale anche in ore notturne con utilizzo di strumenti per la visione che facilitano la selezione degli individui. Inoltre, il cacciatore che intendesse esercitare la caccia al cinghiale in un Ambito Territoriale o Comprensorio Alpino diverso da quello di ammissione, dovrà semplicemente richiedere la relativa autorizzazione all’Ente di gestione, che dovrà rilasciarla entro 48 ore, senza alcun onere economico aggiuntivo.
Altra novità rilevante introdotta dall’ordinanza è quella per cui un cacciatore iscritto a una squadra di caccia al cinghiale in un qualsiasi Ambito di Caccia o Comprensorio Alpino può, con una semplice richiesta, essere ammesso ad altre squadre organizzate su tutto il territorio della Regione Piemonte, senza oneri aggiuntivi, fatta salva l’accettazione da parte della squadra ospitante.
Viene poi riconosciuta e valorizzata la figura del “coadiutore”, che può essere un proprietario o conduttore di fondi (munito di licenza di “porto di fucile ad uso caccia”), una guardia giurata venatoria volontaria o un cacciatore nominativamente individuato, tutti in possesso di specifica formazione. L’ordinanza prevede, infatti, che la Regione, in collaborazione con le Province e la Città Metropolitana di Torino, pubblichi sul proprio sito istituzionale un apposito elenco dei coadiutori che potranno effettuare operazioni di urgenza per il contenimento dei cinghiali, su richiesta di intervento dei proprietari o conduttori dei fondi interessati; l’ente di gestione dovrà poi effettuare, con cadenza almeno mensile, un coordinato programma di depopolamento che interessi tutto il territorio in gestione, comprese le aree vietate alla caccia.
Infine, è stata potenziata l’attività formativa specifica: dalla seconda metà di settembre Province e Città Metropolitana di Torino, Ambiti territoriali di caccia, Comprensori alpini, Associazioni agricole e venatorie, Enti gestori delle Aree protette, dovranno organizzare, con cadenza quindicinale, corsi di abilitazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di caccia.
“Confidiamo – conclude Allasia – che la pronta adozione dei provvedimenti previsti consenta di contenere la diffusione della peste suina e di limitare i gravi rischi che per gli allevamenti, le coltivazioni agricole e la sicurezza dei cittadini. Confagricoltura – conclude Allasia – continuerà a sostenere con forza la necessità di ridurre drasticamente la popolazione di cinghiali finché la situazione non sarà finalmente sotto controllo in tutti i suoi aspetti, anche economici e di risarcimento dei danni”.
Il 20 agosto scorso, in base ai programmi a suo tempo definiti, si sarebbero dovuti concludere i lavori per la posa della recinzione anti cinghiali volta a contrastare la diffusione della peste suina africana nella zona infetta a cavallo tra il Piemonte e la Liguria.
Finora – chiarisce in una nota Confagricoltura Piemonte – sono oltre 180 i casi di peste suina africana segnalati su cinghiali tra Piemonte e Liguria. “A causa delle restrizioni imposte dall’emergenza l’attività di abbattimento dei cinghiali nell’area infetta è sospeso. La recinzione – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – è ancora lontana dall’essere completata e il timore di diffusione dell’epidemia continua a rimanere alto: chiediamo al commissario e alle istituzioni regionali di fornire alle organizzazioni agricole un ragguaglio aggiornato sui tempi di realizzazione della rete anti-cinghiali e di intensificare gli sforzi per completare le opere“.
Confagricoltura Piemonte sottolinea l’aumento incontrollato delle popolazioni di ungulati e il fatto che, da gennaio a oggi, siano state abbattute poche migliaia di cinghiali, “mentre l’obiettivo che si è dato la Regione Piemonte è di arrivare, entro fine anno, a 38 mila capi eliminati con la caccia di selezione; aggiungendo i prelievi previsti con la caccia di controllo e quella programmata, i numeri degli abbattimenti previsti salgono a oltre 50mila”.
“I tempi per la conclusione dei cantieri si stanno prolungando pericolosamente – dichiara Enrico Allasia – e l’obiettivo dei 50mila capi abbattuti entro fine anno risulta praticamente impossibile da raggiungere: gli agricoltori hanno il diritto di sapere quando potranno essere completate le opere. Ormai dell’emergenza non si parla quasi più – conclude Allasia – ma il pericolo che l’epidemia si diffonda continua a preoccupare gli allevatori e l’intera filiera“.
“L’agricoltura continua a dare il proprio contributo all’economia del Paese. Confagricoltura lavora per far crescere un modello agricolo di competizione delle imprese e per favorire l’occupazione: alle istituzioni chiediamo l’adozione di provvedimenti che ci consentano di migliorare le produzioni e di sostenere ricerca e innovazione”. Lo ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, intervenendo all’assemblea dell’organizzazione territoriale del Piemonte questa mattina a Torino. “E’ tempo di scelte coraggiose e responsabili: chiediamo attenzione per il settore primario – ha aggiunto Giansanti – anche con l’adozione di una food policy a livello globale che tuteli la qualità delle nostre produzioni nel mondo”.

Confagricoltura: Giansanti a Torino chiede una food policy a livello globale per tutelare le produzioni
Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte ha ricordato le principali emergenze dell’agricoltura subalpina. “Siccità e peste suina sono le due emergenze che dobbiamo fronteggiare, con determinazione e impegno corale. Il risultato dipende dalla nostra capacità di progettazione e soprattutto di azione, sapendo che senza acqua e senza una strategia di difesa dalle malattie la nostra agricoltura non potrà sopravvivere”.
L’assemblea che si è riunita al Circolo Canottieri Armida di Torino, ha ospitato una tavola rotonda con l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e la vice presidente della terza commissione del Consiglio regionale Monica Canalis. “Il confronto sulla riforma della politica agricola comunitaria – ha detto Allasia – vede un impegno attento della Regione, che deve essere rafforzato con interventi sul territorio, che tengano conto di tutte le nostre specificità. Il problema della peste suina può e deve essere fronteggiato in modo più incisivo e per questo occorre la piena consapevolezza sulla reale portata del problema da parte di tutte le istituzioni”.
In risposta all’intervento di Allasia la vice presidente della terza commissione del Consiglio regionale ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha accolto la richiesta di Confagricoltura per lo svolgimento di un Consiglio regionale aperto sulla peste suina.
“Per la siccità – ha dichiarato Allasia – possiamo soltanto sperare nel tempo. Nell’immediato – ha chiarito Allasia – chiediamo alla Regione di insistere nei confronti del governo nazionale affinché venga dichiarato lo stato di eccezionale calamità atmosferica per i nostri territori, affinché le istituzioni possano concordare con i gestori delle reti idroelettriche un piano di rilascio controllato delle acque immagazzinate nei bacini di montagna, piemontesi e valdostani, per attenuare gli effetti della siccità”.
Secondo le stime di Confagricoltura in Piemonte i danni diretti a causa della siccità, calcolati sulla produzione agricola di base, già oggi raggiungono quota 1 miliardo 150 milioni di euro.
“Occorrerà prevedere un congruo rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale e interventi di sostegno per le imprese agricole danneggiate – ha concluso Allasia – per evitare che questa calamità determini il tracollo del sistema produttivo piemontese con conseguenze dirompenti sulle filiere produttive, in particolare zootecniche, e sul nostro sistema agroalimentare”.
Enrico Allasia: a 150 giorni dallo scoppio dell’emergenza pochi risultati concreti, torniamo a chiedere un consiglio regionale aperto sull’argomento.

Confagricoltura sulla peste suina: perché non si abbattono i cinghiali
“Apprezziamo l’impegno delle istituzioni, ma al tempo stesso evidenziamo che occorre osservare tutte le procedure previste per la gestione dell’emergenza da peste suina africana: sono passati 150 giorni dal ritrovamento del primo animale infetto e risultati tangibili sul fronte degli abbattimenti dei cinghiali, purtroppo, non ne vediamo“.
Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte, intervenendo sull’avvio dei lavori per la sistemazione della recinzione per limitare i movimenti dei cinghiali e, di conseguenza, il propagarsi della peste suina africana, sottolinea come “il problema debba essere affrontato in modo più incisivo: la scoperta di un nuovo focolaio in provincia di Roma non può essere messo in connessione allo spostamento di cinghiali dalla zona infetta di Piemonte e Liguria, per cui occorre intensificare la vigilanza e capire come mai la malattia si stia estendendo in questo modo”.
Confagricoltura Piemonte torna sul tema dell’eccessiva proliferazione dei selvatici, che causano danni all’agricoltura e rappresentano un veicolo per la trasmissione di malattie.
Le recinzioni, come è previsto dal manuale ministeriale per l’emergenza peste suina africana https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_1670_10_file.pdf , rappresentano una delle misure da applicare nella zona infetta, ma occorrono anche altri interventi.
Il manuale per l’emergenza prevede che “al di fuori della zona di sorveglianza (o zona addizionale di sorveglianza), la caccia al cinghiale si svolge come da normativa venatoria e senza alcuna restrizione. Tuttavia la complessiva strategia di eradicazione prevede un ingente sforzo di depopolamento da operarsi sia tramite cacciatori sia tramite operatori abilitati in dipendenza dell’organizzazione locale. Un’efficace opera di depopolamento – è scritto nel manuale del Ministero della Sanità – si raggiunge quando vengono abbattuti il doppio dei cinghiali abbattuti normalmente durante l’attività venatoria”.
“Questo significa – spiega Allasia – che entro la fine dell’anno si dovranno abbattere almeno 50.000 cinghiali, ma i numeri che ci ha fornito la Regione al riguardo sono sconfortanti. Perché non si abbattono i cinghiali? Abbiamo chiesto un consiglio regionale aperto sull’argomento, ma al momento delle forze politiche non abbiamo ancora ottenuto risposte. Ribadiamo che occorre un piano straordinario di interventi urgenti, per non compromettere una filiera che in che interessa 1.400 allevamenti in Piemonte, per un valore complessivo a livello nazionale di oltre 8 miliardi di euro“.
È la provincia di Alessandria, in particolare il Tortonese, la zona più colpita dalle grandinate che si sono abbattute nella tarda serata di sabato sul Piemonte orientale.

Confagricoltura sulle grandinate di sabato scorso: gravi danni ai pescheti, preoccupazioni per l’allegagione dei grappoli di uva
I tecnici di Confagricoltura in questi giorni hanno effettuato un accurato monitoraggio dei territori colpiti dal maltempo, evidenziano che i danni maggiori si registrano a Tortona e nei comuni di Sale, Viguzzolo, Sarezzano, Castellar Guidobono e ancora Montemarzino, Momperone, Brignano Frascata e Castelnuovo Scrivia.
Tra i principali comparti produttivi colpiti – precisa Confagricoltura Piemonte in una nota – i frutteti, con gravissimi danni ai pescheti in particolare, le coltivazioni di pomodoro e i vigneti. Quest’ultimi hanno subito danni da grandine anche nell’Ovadese e nel Gaviese, ma in misura più limitata.
Grandinate di forte intensità anche nell’Astigiano, nella zona di Moncalvo, dove sono stati colpiti i vigneti di Penango, Calliano e Scurzolengo.
Un ulteriore elemento di preoccupazione, aggiungono i tecnici di Confagricoltura Piemonte, arriva dal repentino abbassamento della temperatura. Nell’arco di poche ore le colonne di mercurio si sono abbassate di 10 – 12 gradi: questo potrebbe creare ripercussioni sull’allegagione (la fase della trasformazione dei fiori in frutti – acini).
La produzione cerealicola – sottolinea Confagricoltura – è fortemente compromessa: il vento forte, associato alle grandinate, ha causato l’allettamento del grano e dell’orzo prossimo alla maturazione. Danni anche al mais, ma – chiariscono i tecnici di Confagricoltura – essendo a inizio stagione si potrà ancora contare su un recupero.
Cavour, secondo comune in Italia, dietro a Cuneo, con il più alto numero di capi bovini di razza Piemontese allevati, celebra i fasti della carne con una due giorni dedicata alle prelibatezze della cucina territorio.

Cavour, Confagricoltura premia gli allevatori di Piemontese “Custodi della Biodiversità”
Domenica 24 e lunedì 25 aprile i ristoranti locali proporranno menu a base di carne di razza Piemontese, mentre le vie del centro saranno animate dalla Fiera di Primavera.
Punto forte della rassegna saranno la Mostra zootecnica regionale, la Mostra della meccanizzazione agricola e la Mostra fotografica a cura di ANABORAPI – Associazione nazionale allevatori bovini di razza Piemontese.
In occasione della cerimonia di chiusura, in programma lunedì 25 aprile alle 16 in Piazza III Alpini, Confagricoltura consegnerà agli allevatori di razza Piemontese il riconoscimento di “Custodi della Biodiversità”.
Il presidente di Confagricoltura Torino Tommaso Visca spiega così l’iniziativa. “Abbiamo voluto realizzare un gagliardetto a ricordo della manifestazione, per premiare simbolicamente gli allevatori di bovini di razza Piemontese. Grazie al loro impegno, con la conduzione di aziende fortemente ancorate al territorio, si contribuisce a salvaguardare una ricchezza di straordinario valore culturale, prima ancora che economico. Inoltre – aggiunge Tommaso Visca – la salvaguardia della Piemontese, la più importante razza autoctona italiana in termini di patrimonio zootecnico, contribuisce in modo determinante alla valorizzazione del nostro ambiente rurale: di qui l’attribuzione agli allevatori del riconoscimento di Custodi della Biodiversità“.
In base ai dati rilevati dall’Anaborapi a Cavour sono attive 65 stalle in cui vengono allevati 5.120 capi bovini di razza Piemontese.
“Su un totale di 284.134 capi di Piemontese allevati in 4.227 aziende ben 1.128 stalle con 74.131 animali sono situate in provincia di Torino – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonte – mentre altri 2.018 allevamenti con 161.759 capi sono allevati in provincia di Cuneo. Cavour, comune torinese al confine con la provincia di Cuneo, è al centro della zona tipica della Piemontese, un territorio dove l’esperienza e la passione degli allevatori hanno saputo selezionare allevamenti di qualità, in grado di fornire produzioni d’eccellenza apprezzate dai migliori buongustai”.
Le previsioni meteorologiche per il Piemonte per i prossimi giorni indicano condizioni soleggiate e temperature tendenti a portarsi su valori primaverili .

Confagricoltura: in Piemonte semine condizionate da siccità e carenza di fertilizzanti
Negli ultimi giorni del mese potrebbe presentarsi una depressione con aumento della nuvolosità e qualche pioggia sparsa, che si rivelerebbe provvidenziale per le campagne, che soffrono di una crisi idrica a livelli estremi.
“Verso la fine di questa settimana – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – con l’innalzamento delle temperature minime gli agricoltori avvieranno la maggior parte delle semine delle colture primaverili, con molte difficoltà dovute alla siccità, ai costi energetici e ai prezzi”.
I tecnici di Confagricoltura Piemonte spiegano che, in primo luogo, nei mesi a venire senza una dotazione di acqua significativa sarà pressoché impossibile realizzare una produzione soddisfacente.
“Inoltre i costi stanno lievitando in misura esponenziale. Il gasolio agricolo, rispetto a un anno fa, è aumentato del 48%, mentre l’urea è rincarata addirittura del 270%”, chiarisce Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte.
Da qualche settimana a Ferrara ha sospeso temporaneamente l’attività l’unico impianto italiano per la produzione dell’urea, concime azotato largamente usato nella concimazione del mais e degli altri cereali, di proprietà della multinazionale norvegese Yara Cara International; con il prezzo del gas ai livelli attuali per l’industria non risulta più conveniente produrre urea e ammoniaca.
Oggi l’urea arriva in quantità modeste da altri Paesi, prevalentemente dall’Egitto. “Gli approvvigionamenti di concimi azotati sono ridotti – dichiara Marco Boggetti, responsabile dell’area tecnica ambiente di Confagricoltura Piemonte – e seminare mais è problematico per gli alti costi di fertilizzazione. Complice la siccità, gli agricoltori stanno orientando le loro scelte anche verso soia, pisello proteico ed erba medica, definite colture azoto-fissatrici perché in grado di catturare l’azoto presente nell’atmosfera”. Nei terreni più secchi e collinari, che non potranno essere irrigati, si seminerà anche il girasole. Chi può utilizza la concimazione organica, con il letame o con il digestato proveniente dagli impianti per la produzione di biogas, prodotto quest’ultimo che è anche un ottimo ammendante.
Il problema dei costi di produzione impatterà pesantemente sul bilancio delle imprese agricole. “I nostri tecnici hanno fatto un rapido conto – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – prendendo a base la superficie di mais che è stata seminata l’anno scorso. In Piemonte sono coltivati circa 132.000 ettari di mais: ipotizzando un impiego medio di 3 quintali di urea ettaro, in quanto il concime viene utilizzato in abbinamento ad altri fertilizzanti minerali e organici, il costo riferito a questa operazione l’anno scorso era di circa 120 euro. Quest’anno lo stesso intervento costerà 320 euro e solo per la concimazione azotata si spenderanno complessivamente 26,4 milioni di euro in più. È per questo che gli agricoltori cercano di risparmiare anche su queste pratiche”.
In generale, per quanto riguarda la dotazione di nutrienti, ci sarà un impoverimento dei terreni – spiegano i tecnici di Confagricoltura – ma perlomeno si inizierà a risparmiare sui costi di produzione, a fronte di raccolti incerti per la scarsità di acqua, senza contare che la fiammata dei listini dei cereali, che in questo periodo hanno visto aumentare le quotazioni anche del 100% rispetto a un anno fa, potrebbe subire, di qui alla fine dell’anno, una flessione dei prezzi.
In questa situazione per le aziende zootecniche è indispensabile puntare il più possibile sulla capacità di auto-approvvigionamento di foraggi e cereali. Le quotazioni dei bovini da carne, dei suini e del latte, in particolare, sono pressoché stazionarie e gli allevatori non riescono più a compensare l’impennata dei costi di produzione. “Per chi deve approvvigionarsi in misura significativa di mangimi al di fuori dell’azienda la situazione sta diventando insostenibile – commenta il presidente Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – e per questo nelle settimane scorse abbiamo chiesto alla Regione Piemonte un momento di confronto con l’intera filiera lattiero casearia per evitare la chiusura delle stalle. La costituzione di una mandria efficiente, in grado di realizzare produzioni zootecniche di qualità, richiede investimenti, selezione genetica ed esperienza: quando si chiude un allevamento è per sempre e il sistema agroalimentare del made in Italy non può permettersi il lusso di correre un rischio del genere, soprattutto in un momento in cui diventa fondamentale rafforzare la produzione interna”.