“Agire in fretta per il depopolamento dei cinghiali”

Confagricoltura sull’ordinanza Peste Suina
Il presidente della Giunta regionale ha adottato oggi pomeriggio (15 marzo) l’ordinanza relativa alle ulteriori misure di regolamentazione dell’attività venatoria di controllo faunistico del cinghiale per l’eradicazione della peste suina africana.
L’ordinanza prevede, tra l’altro, l’indicazione puntuale delle pratiche per il depopolamento dei cinghiali, con le misure da applicarsi all’interno dell’area infetta e negli altri territori.
“La nostra organizzazione – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – che collaborerà con gli enti e le istituzioni del territorio per assicurare la pronta adozione delle misure previste dall’ordinanza, invita tutti i soggetti interessati a attivarsi per contribuire, in piena sicurezza e nel rispetto delle disposizioni di legge, all’attuazione del piano di contenimento dei cinghiali per assicurare l’eradicazione dell’infezione e la messa in sicurezza degli allevamenti suinicoli”.
“Siamo fortemente preoccupati. La crisi ucraina, i venti di guerra e le prospettive, sempre più ravvicinate, di sanzioni commerciali alla Russia preoccupano fortemente gli agricoltori piemontesi“.

Confagricoltura: le prospettive di sanzioni alla Russia mettono a rischio il mercato dell’Asti spumante
Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, evidenzia l’apprensione del mondo agricolo, sottolineando come l’aumento dei costi energetici, il rincaro dei cereali per l’alimentazione del bestiame e soprattutto il timore di una riduzione delle esportazioni di vino rappresentino uno scenario estremamente pericoloso per la nostra regione.
Nel 2020, sulla base dei dati elaborati da Confagricoltura, l’Italia ha esportato in Russia vini per un valore di 297 milioni di euro, di cui 179, 8 milioni di prodotto imbottigliato.
“La Russia è uno dei principali mercati per gli spumanti italiani – afferma Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – e, tra i prodotti piemontesi, per l’Asti spumante“. L’export di vino spumante italiano in Russia rappresenta un valore di 116 milioni di euro.
La Russia, con un import di oltre 12 milioni di bottiglie di Asti spumante, rappresenta all’incirca un quarto del mercato delle bollicine docg ottenute dai 9.000 ettari di vigneti coltivati nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo.
“Confidiamo nel lavoro delle diplomazie – dichiara Enrico Allasia – per prevenire la tragedia umanitaria, che è l’aspetto che ci preoccupa maggiormente, e anche per evitare di mettere in crisi il nostro sistema produttivo“.
Continuano i monitoraggi delle carcasse di cinghiali per verificare l’eventuale diffusione di peste suina africana: al 16 febbraio i casi positivi erano 39, di cui 20 per ritrovamenti in Piemonte e 19 in Liguria. “Stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione la vicenda – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – perché nella nostra regione si allevano poco meno di 1,4 milioni di suini, dei quali la metà in provincia di Cuneo. Stiamo collaborando con le istituzioni, anche nell’azione di monitoraggio sui fondi coltivati dagli agricoltori nostri associati; ribadiamo la necessità di interventi urgenti, mantenendo alta la guardia“.

Peste Suina: Confagricoltura sollecita ordinanze immediatamente esecutive per l’abbattimento dei cinghiali
Per Confagricoltura è fondamentale contenere la diffusione dell’epidemia, arrivare al più presto alla nomina del commissario interregionale – già individuato nella persona di Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – ristorare con tempestività le aziende all’interno della zona infetta, le quali stanno subendo danni per il mantenimento dei suini che non possono ancora essere avviati alla macellazione.
“Apprezziamo l’impegno della Regione – aggiunge Allasia – che tramite l’assessorato alla Sanità ha chiesto al Governo di concedere agli allevatori un’indennità pari al 100% del valore di mercato per l’abbattimento degli animali sani recettivi, com’è già avvenuto con l’influenza aviaria relativamente agli allevamenti a rischio in relazione alla loro ubicazione“.
Confagricoltura ieri è tornata a sollecitare all’assessorato regionale all’Agricoltura ad adottare con urgenza il piano di eradicazione della peste suina. “Per quanto riguarda la realizzazione della recinzione con reti metalliche intorno alla zona infetta abbiamo invitato l’assessorato, qualora quest’opera fosse ritenuta necessaria, a farsi parte attiva nelle sedi competenti affinché vengano avviati al più presto i lavori. Riteniamo che la realizzazione dell’iniziativa, onerosa dal punto di vista finanziario – sostiene Enrico Allasia – non debba intaccare le risorse stanziate per incrementare il livello di biosicurezza degli allevamenti“.
Confagricoltura chiede che per tutte le attività funzionali al contenimento dell’infezione “Venga adottato un approccio caratterizzato da procedure di tipo straordinario, in grado di superare i vincoli di coordinamento e normativi e soprattutto di accelerare in modo significativo le tempistiche dell’ordinaria gestione, non compatibili con l’esigenza di immediata operatività richiesta dalla situazione emergenziale in atto“.
Confagricoltura ritiene necessario un intervento coordinato, a partire dalle Province e dalla Città metropolitana, che devono fornire un apporto fondamentale all’elaborazione e alla gestione del piano.
“Sul fronte del contenimento dei cinghiali – conclude Allasia – occorre far ricorso a iniziative utili a garantire una rapida e sostanziale contrazione della popolazione di questi selvatici, tramite l’adozione di ordinanze immediatamente esecutive: siamo in emergenza sanitaria ed è necessario avviare azioni immediate che prevedano piani di abbattimento straordinari degli ungulati e tutte le misure precauzionali idonee a far sì che l’epidemia rimanga confinata e possa quindi essere eradicata al più presto“.
Confagricoltura Piemonte ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa di convocare con urgenza il tavolo del latte. “La situazione dei nostri allevamenti bovini da latte è delicatissima – sottolinea Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – perché la crisi che sta vivendo il comparto nella nostra regione è ulteriormente acuita da prezzi all’origine che, storicamente, sono più bassi rispetto a quelli delle altre regioni del bacino padano“.

Confagricoltura: la Regione convochi con urgenza il tavolo del latte
Il prezzo del latte piemontese, per effetto di una valorizzazione della qualità diversa da quella della Lombardia e di una struttura produttiva che vede una scarsa presenza di cooperative lattiero casearie, è mediamente inferiore di circa 2 centesimi al litro rispetto alle altre regioni confinanti. “In una situazione in cui i costi di produzione dei mangimi sono aumentati di oltre il 60% rispetto a un anno fa e i costi dell’energia continuano a crescere vertiginosamente ogni giorno – dichiara Allasia – è necessario uno sforzo congiunto di tutta la filiera per evitare di mettere in ginocchio chi produce. Se non si interverrà per riequilibrare i prezzi all’origine molte stalle potrebbero chiudere l’attività, con danni irreparabili per non solo per i produttori, ma per l’intero sistema zootecnico piemontese“.
In Piemonte sono attive 1.622 stalle da latte con 120.838 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (725 stalle e 57.804 vacche), seguita da Torino (575 stalle e 43.805 vacche).
La produzione di latte piemontese l’anno scorso ha raggiunto il quantitativo complessivo di 1.149.823 tonnellate, per un valore della produzione all’origine di circa 437 milioni di euro.
“La Camera si è espressa con chiarezza sul biologico. Il provvedimento – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – va ora al Senato dove ci auguriamo che venga approvato celermente, valorizzando gli orientamenti scientifici richiamati anche dal Presidente Mattarella“.

Confagricoltura sul biologico: legge importante per il Piemonte
L’approvazione della legge sul biologico da parte della Camera nella seduta di oggi – chiarisce Confagricoltura – è molto attesa dal settore e può offrire elementi di sviluppo molto importanti. Si tratta strumento legislativo utile ad armonizzare la produzione biologica al quadro normativo comunitario, individuando strategie finalizzate a migliorare la competitività delle nostre aziende, oltre ad andare incontro alle esigenze del consumatore.
La superficie biologica in Italia ha raggiunto 2.095.380 ettari complessivi e l’incidenza della SAU biologica è passata dall’ 8,7% nel 2010 a 16,6% nel 2020. Notevole l’incremento dell’export, che in un anno è aumentato dell’11%, raggiungendo quota 2,9 miliardi di euro, con una crescita negli ultimi dieci anni del 156%. L’Italia si posiziona al secondo posto per export dopo gli Stati Uniti.
“Nella nostra regione – chiarisce il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – la superficie a biologico è passata da 32.000 ettari nel 2010 a circa 50.000 ettari, coltivati da 2500 produttori. Il comparto vitivinicolo ha avuto una notevole espansione, passando da 778 ettari nel 2010 a 3932 ettari nel 2019“.
Chi fa la spesa in questi giorni avrà notato che il prezzo della verdura è in forte aumento. “C’è una narrazione che vede ci vede sempre più attenti a consumare frutta e verdura di stagione – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – ma la realtà è che ancora oggi la maggior parte di chi fa la spesa cerca di accontentare i propri gusti, scegliendo tra ciò che il mercato offre“.

Confagricoltura: aumentano i prezzi all’ingrosso della verdura, ma i produttori ci rimettono
La verdura fresca, che d’inverno si ottiene solo sotto serra, è in testa alle preferenze dei consumatori: le temperature rigide, l’aumento dei costi produttivi e le fisiologiche tensioni commerciali fanno sì che in alcuni periodi i prezzi al consumo diventino particolarmente elevati.
I pomodori sono aumentati del 35%, le melanzane del 37%. I listini del Caat – Centro agro alimentare di Torino – rilevano che un anno fa in questo periodo (prezzi all’ingrosso) i cavolfiori bianchi costavano 90 centesimi al chilo, mentre oggi sono quotati 1,30 euro; le zucchine valevano 1,60 euro, mentre oggi sono a 2,65 euro. L’aumento più consistente, complici le gelate, è quello dei finocchi, passati da 45 centesimi al chilo a 2,30 euro.
Rispetto al rispetto alla “normalità” del periodo, che vede la verdura più cara d’inverno, quest’anno c’è un elemento in più che incide sui prezzi. “Da un anno a questa parte il costo dei fertilizzanti azotati è aumentato mediamente del 290% – spiega Enrico Allasia – mentre il gas metano utilizzato per il riscaldamento delle serre, è aumentato di oltre il 600%“.
In base alle rilevazioni del servizio tecnico di Confagricoltura Piemonte 1 quintale di urea un anno fa costava 30 euro, mentre oggi supera i 95 euro. Il gas metano veniva fatturato 0,18 euro al metro cubo, mentre oggi costa 1,20 euro.
“I consumatori pagano di più la verdura, ma ciò nonostante gli orticoltori sono in grande difficoltà, perché con le contrattazioni all’ingrosso non riescono a recuperare i maggiori costi che sostengono – chiarisce Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – e se non interverrà per stabilizzare i costi energetici molte aziende saranno costrette ad abbandonare la produzione, riducendo la disponibilità dell’offerta. Per questo è necessario – aggiunge il direttore di Confagricoltura Piemonte – che nell’ambito della filiera ciascuno faccia la propria parte, evitando di penalizzare esclusivamente il settore della produzione primaria, per evitare di far crescere la dipendenza dall’estero e peggiorare i conti della bilancia commerciale del nostro Paese“.
“Si avvii al più presto il depopolamento dei cinghiali”.

Peste suina, Confagricoltura plaude all’impegno della Regione
“Esprimiamo apprezzamento per la delibera approvata oggi (venerdì 4 febbraio) dalla giunta regionale su proposta dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che detta nuove disposizioni in materia di gestione dell’emergenza peste suina africana”.
Così il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia, che nei giorni scorsi aveva sollecitato la Regione ad adottare misure urgenti su due fronti: da un lato l’abbattimento dei suini detenuti negli allevamenti convenzionali della zona infetta, creando il vuoto sanitario e ristorando le imprese di allevamento che stanno sostenendo costi ingenti, senza avere la possibilità di commercializzare le loro produzioni in modo profittevole; dall’altro la pronta attuazione di un piano di abbattimento dei cinghiali per riportare il numero dei selvatici a una condizione accettabile.
“La programmazione delle macellazioni dei suini negli allevamenti convenzionali e il divieto di ripopolamento per sei mesi – dichiara Enrico Allasia – va nella direzione da noi auspicata, così come la riduzione della densità del cinghiale da attuare nelle aree esterne alla zona infetta e zona di sorveglianza”.
Con le decisioni assunte si è imboccata la direzione giusta, secondo Confagricoltura, per affrontare in modo concreto e pragmatico l’emergenza. “Siamo certi che la Regione darà seguito tempestivamente agli impegni che si è responsabilmente assunta – conclude Allasia – intervenendo nei confronti del governo per far sì che i ristori giungano in fretta alle imprese e auspichiamo, se possibile, l’anticipo degli aiuti agli allevatori che dovranno programmare la macellazione degli 8000 suini presenti nella zona infetta”.
Le spese di concimazione del mais aumentano del 290%: un anno fa concimare un ettaro di mais costava 226 euro, mentre oggi se ne spendono 655. Alle stelle il costo per il riscaldamento delle serre: + 600%.

Confagricoltura-caro-energia-e-siccità-mettono-a-rischio-le-prossime-semine
L’aumento dei costi energici, in particolare per quanto riguarda carburanti e fertilizzanti, e le prospettive di una primavera particolarmente siccitosa mettono a rischio le prossime semine e le coltivazioni sotto serra. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, evidenzia una serie di dati preoccupanti: “Il gasolio, pur tenendo conto dell’accisa agevolata per il settore primario, negli ultimi 12 mesi è aumentato del 40%, passando da 65 a oltre 90 centesimi al litro, mentre il costo dei fertilizzanti è salito di circa il 300%“.
Confagricoltura Piemonte ha fatto il conto dei maggiori costi che dovranno sopportare i produttori di mais. Il granoturco, cereale fondamentale per l’alimentazione zootecnica, per le produzioni alimentari di biscotti e birra italiana e dai cui estratti si ricava la base per molte preparazioni farmaceutiche, è una coltivazione molto in diffusa in Piemonte, che copre 132.000 ettari di superficie.
In base ai calcolo dei tecnici di Confagricoltura Piemonte diretta da Ercole Zuccaro, per concimare un ettaro (10.000 metri quadrati) di mais vengono impiegati, in condizioni ordinarie, abitualmente 2 quintali di fosfato bioammonico 18:46 e 5 quintali di urea. L’anno scorso il fosfato biammonico costava 38 euro al quintale, mentre oggi costa 90 euro; l’urea era quotata 30 euro al quintale, oggi 95 euro. “Questo significa che un anno fa concimare un ettaro di mais costava 226 euro, mentre oggi – dichiara Zuccaro – se ne spendono 655, vale a dire 379 euro in più in valori assoluti e il 290% in più in termini percentuali“.
“Si tratta di un costo insostenibile, che rende sconveniente le semine – spiega Enrico Allasia – soprattutto in presenza di mercati delle commodities estremamente volatili, condizionati dalle tensioni internazionali, dalle speculazioni sui mercati a termine e da un andamento climatico che ci preoccupa“.
È estremamente preoccupante la situazione del florovivaismo e anche dell’orticoltura sotto serra. In Piemonte – chiarisce Confagricoltura – sono attive 1.485 aziende florovivaistiche che occupano circa 3.500 addetti e sviluppano un fatturato di oltre 120 milioni all’anno. Sotto i 10°di temperatura – spiegano i tecnici di Confagricoltura – le piante bloccano lo sviluppo vegetativo. Il costo del metano per il riscaldamento delle serre, nell’arco di quattro mesi, è passato da 0,21 a 1,20 euro al metro cubo. “Le aziende – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – sono state invitate a utilizzare fonti energetiche che producono un minore impatto ambientale, mentre oggi la soluzione immediata sarebbe quella di convertire i bruciatori a gasolio, tornando all’impiego di combustibili fossili: dobbiamo evitare questo cortocircuito“.
La speranza degli agricoltori è che presto possa arrivare un po’ di pioggia benefica, ma le previsioni sono tutt’altro che confortanti. “Il clima sta cambiando – sottolinea Allasia – e occorre prenderne atto . Secondo le previsioni dell’agenzia regionale di protezione ambientale stiamo andando incontro a un trimestre di siccità che i meteorologi definiscono severa su tutto il territorio regionale ed estrema nelle aree di pianura. Questo significa che dobbiamo affrontare, senza indugio, Il tema del cambiamento climatico con iniziative urgenti. Bene ha fatto il presidente della Regione Cirio a chiedere la convocazione di un osservatorio sulla crisi idrica – conclude Allasia – : è necessario sfruttare bene i fondi del PNRR per potenziare e efficientare la nostra rete irrigua, avviando al più presto la costruzione di invasi che possano raccogliere l’acqua piovana quando si verificano fenomeni estremi e rilasciarla, a servizio dell’agricoltura e dell’ambiente, nei periodi di siccità che, purtroppo, diventano sempre più frequenti“.
Nell’ambito della conversione del cosiddetto “decreto Milleproroghe” Confagricoltura ha proposto la proroga dell’entrata in vigore delle disposizioni sui controlli ufficiali in materia di alimenti e sicurezza alimentare previste dal Decreto Legislativo 2 febbraio 2021, n. 32.

Confagricoltura sui controlli ufficiali per la sicurezza alimentare: “Bene le verifiche, ma senza appesantimenti burocratici e nuovi oneri a carico delle imprese”
“Riteniamo che i controlli ufficiali siano indispensabili per garantire rigorosamente la qualità delle produzioni e che debbano essere attuati con la massima cura: ciò che occorre evitare – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – sono gli appesantimenti burocratici e nuovi oneri a carico delle imprese“.
Dal 1° gennaio 2022 – chiarisce Confagricoltura in una nota – è in vigore il decreto legislativo numero 32 del 2 febbraio 2021 che fissa le regole per i controlli ufficiali in materia di alimenti e sicurezza alimentare. Per alcune tipologie produttive, quali macelli e impianti di sezionamento carni, per esempio, la tariffa di controllo è stabilita in rapporto alla reale entità produttiva, mentre per altre tipologie, quali per esempio le cantine, sono previsti importi forfettari annui che variano a seconda del livello di rischio (basso, medio o alto) calcolato per ciascun stabilimento dall’Azienda Sanitaria Locale (ASL) a seguito del controllo ufficiale. In base alle disposizioni di legge, al fine del calcolo della tariffazione per l’anno 2022, le ditte devono inviare all’Asl entro il mese di gennaio 2022 un’autodichiarazione con le informazioni riferite all’anno 2021. Sulla base dei dati trasmessi l’ASL applicherà la tariffa in base al livello di rischio calcolato, riferito all’anno in corso ed emetterà la richiesta di pagamento entro il 31 marzo 2022.
Con la normativa precedentemente in vigore – spiega Confagricoltura – la maggior parte delle aziende agricole produttrici di vino era stata esclusa dall’autofinanziamento dei controlli ufficiali sugli alimenti; in base alle nuove disposizioni le aziende produttrici di vino ricadono nella produzione di bevande alcoliche, per le quali non è prevista l’esclusione della produzione primaria.
“Le Regioni non hanno ancora stabilito i criteri per la definizione delle tariffe per l’autofinanziamento dei controlli ufficiali sugli alimenti. Riteniamo che sia indispensabile rendere omogenee le tariffe – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte – al fine di evitare discriminazioni tra i diversi operatori, ma i tempi ristretti non consentono di raggiungere l’obiettivo entro il 31 gennaio 2022. Per questo la proroga dei termini darebbe modo alle Regioni di confrontarsi e di diramare disposizioni puntuali alle Asl per assicurare un’equa applicazione del provvedimento“.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte ha sollecitato l’assessorato regionale all’Agricoltura a rivedere le norme del Psr in materia di sostegno agli allevamenti condotti in soccida. Oggi, infatti, le disposizioni sono molto limitanti e rendono assai difficoltoso, e in non pochi casi impossibile, l’accesso alle provvidenze pubbliche da parte degli allevatori che hanno in essere contratti di questo tipo.

CONFAGRICOLTURA ALLA REGIONE PIEMONTE: SERVE UN MIGLIOR SOSTEGNO AGLI ALLEVAMENTI IN SOCCIDA
La soccida – chiarisce Confagricoltura – è una forma di contratto agrario di tipo associativo regolamentato dal codice civile (art. 2170 e seguenti) e praticato da oltre ottant’anni che ha avuto una larga diffusione nel settore zootecnico, diventando uno dei cardini contrattuali su cui poggia buona parte dell’allevamento.
In Piemonte, come evidenzia Confagricoltura, gli allevamenti avicoli condotti in soccida sono quasi il 30% ma rappresentano il 40% del patrimonio zootecnico dello specifico comparto; le stalle di bovini da carne condotte con questa tipologia contrattuale, pur rappresentando poco meno del 5% del numero complessivo costituiscono quasi il 18% dei capi allevati e gli allevamenti di suini in soccida incidono per il 26% in termini numerici, ma per oltre il 47% del patrimonio zootecnico specifico (fonte dati: Regione Piemonte).
“Appare dunque evidente – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – come queste aziende rappresentino una parte molto importante del tessuto zootecnico regionale. Ciononostante gli allevamenti piemontesi in soccida, nell’attuale programmazione, hanno subito forti penalizzazioni a causa del fatto che, ai fini del calcolo della loro produzione standard, viene conteggiato esclusivamente il bestiame in proprietà del soccidario e non il numero complessivo dei capi che l’allevatore ha in detenzione“.
Questa visione della soccida produce, per ricaduta, una serie di conseguenze negative per tutte quelle aziende che vorrebbero intraprendere azioni volte all’adeguamento e al potenziamento della loro competitività.
Nelle altre regione del Nord, nelle quali sono anche molto diffusi i contratti di soccida, non ci sono vincoli che limitino la possibilità di accedere alle misure strutturali del Psr. “Per questo – dichiara Enrico Allasia – riteniamo necessario che la Regione modifichi l’approccio nei confronti delle imprese che adottano contratti di soccida, consentendo a queste aziende di partecipare, a pieno titolo e senza restrizioni, ai bandi dello sviluppo rurale, al pari delle realtà che applicano altre forme di conduzione“.