Peste suina, Confagricoltura denuncia i ritardi nella posa delle recinzioni anti-cinghiali

Il 20 agosto scorso, in base ai programmi a suo tempo definiti, si sarebbero dovuti concludere i lavori per la posa della recinzione anti cinghiali volta a contrastare la diffusione della peste suina africana nella zona infetta a cavallo tra il Piemonte e la Liguria.

Peste suina, Confagricoltura denuncia i ritardi nella posa delle recinzioni anti-cinghiali

Finora – chiarisce in una nota Confagricoltura Piemonte –  sono oltre 180 i casi di peste suina africana segnalati su cinghiali tra Piemonte e Liguria. “A causa delle restrizioni imposte dall’emergenza l’attività di abbattimento dei cinghiali nell’area infetta è sospeso. La recinzione – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteè ancora lontana dall’essere completata e il timore di diffusione dell’epidemia continua a rimanere alto: chiediamo al commissario e alle istituzioni regionali di fornire alle organizzazioni agricole un ragguaglio aggiornato sui tempi di realizzazione della rete anti-cinghiali e di intensificare gli sforzi per completare le opere“.

Confagricoltura Piemonte sottolinea l’aumento incontrollato delle popolazioni di ungulati e il fatto che, da gennaio a oggi, siano state abbattute poche migliaia di cinghiali, “mentre l’obiettivo che si è dato la Regione Piemonte è di arrivare, entro fine anno, a 38 mila capi eliminati con la caccia di selezione; aggiungendo i prelievi previsti con la caccia di controllo e quella programmata, i numeri degli abbattimenti previsti salgono a oltre 50mila”.

I tempi per la conclusione dei cantieri si stanno prolungando pericolosamente – dichiara Enrico Allasia – e l’obiettivo dei 50mila capi abbattuti entro fine anno risulta praticamente impossibile da raggiungere: gli agricoltori hanno il diritto di sapere quando potranno essere completate le opere. Ormai dell’emergenza non si parla quasi più – conclude Allasia – ma il pericolo che l’epidemia si diffonda continua a preoccupare gli allevatori e l’intera filiera“.

“L’agricoltura continua a dare il proprio contributo all’economia del Paese. Confagricoltura lavora per far crescere un modello agricolo di competizione delle imprese e per favorire l’occupazione: alle istituzioni chiediamo l’adozione di provvedimenti che ci consentano di migliorare le produzioni e di sostenere ricerca e innovazione”. Lo ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, intervenendo all’assemblea dell’organizzazione territoriale del Piemonte questa mattina a Torino. “E’ tempo di scelte coraggiose e responsabili: chiediamo attenzione per il settore primario – ha aggiunto Giansanti – anche con l’adozione di una food policy a livello globale che tuteli la qualità delle nostre produzioni nel mondo”.

Confagricoltura: Giansanti a Torino chiede una food policy a livello globale per tutelare le produzioni

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte ha ricordato le principali emergenze dell’agricoltura subalpina. “Siccità e peste suina sono le due emergenze che dobbiamo fronteggiare, con determinazione e impegno corale. Il risultato dipende dalla nostra capacità di progettazione e soprattutto di azione, sapendo che senza acqua e senza una strategia di difesa dalle malattie la nostra agricoltura non potrà sopravvivere”.
L’assemblea che si è riunita al Circolo Canottieri Armida di Torino, ha ospitato una  tavola rotonda con l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e la vice presidente della terza commissione del Consiglio regionale Monica Canalis. “Il confronto sulla riforma della politica agricola comunitaria – ha detto Allasia – vede un impegno attento della Regione, che deve essere rafforzato con interventi sul territorio, che tengano conto di  tutte le nostre specificità. Il problema della peste suina può e deve essere fronteggiato in modo più incisivo e per questo occorre la piena consapevolezza sulla reale portata del problema da parte di tutte le istituzioni”.
In risposta all’intervento di Allasia la vice presidente della terza commissione del Consiglio regionale ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha accolto la richiesta di Confagricoltura per lo svolgimento di un Consiglio regionale aperto sulla peste suina.
“Per la siccità – ha dichiarato Allasia – possiamo soltanto sperare nel tempo. Nell’immediato – ha  chiarito Allasia – chiediamo alla Regione di insistere nei confronti del governo nazionale affinché venga dichiarato lo stato di eccezionale calamità atmosferica per i nostri territori, affinché le istituzioni possano concordare con i gestori delle reti idroelettriche un piano di rilascio controllato delle acque immagazzinate nei bacini di montagna, piemontesi e valdostani, per attenuare gli effetti della siccità”.
Secondo le stime di Confagricoltura in Piemonte i danni diretti a causa della siccità, calcolati sulla produzione agricola di base, già oggi raggiungono quota 1 miliardo 150 milioni di euro. 
Occorrerà prevedere un congruo rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale e interventi di sostegno per le imprese agricole danneggiate – ha concluso  Allasia –  per evitare che questa calamità determini il tracollo del sistema produttivo piemontese con conseguenze dirompenti sulle filiere produttive, in particolare zootecniche, e sul nostro sistema agroalimentare”.

Enrico Allasia: a 150 giorni dallo scoppio dell’emergenza pochi risultati concreti, torniamo a chiedere un consiglio regionale aperto sull’argomento.

Confagricoltura sulla peste suina: perché non si abbattono i cinghiali

“Apprezziamo l’impegno delle istituzioni, ma al tempo stesso evidenziamo che occorre osservare tutte le procedure previste per la gestione dell’emergenza da peste suina africana: sono passati 150 giorni dal ritrovamento del primo animale infetto e risultati tangibili sul fronte degli abbattimenti dei cinghiali,  purtroppo, non ne vediamo“.

Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte, intervenendo sull’avvio dei lavori per la sistemazione della recinzione per limitare i movimenti dei cinghiali e, di conseguenza, il propagarsi della peste suina africana, sottolinea come “il problema debba essere affrontato in modo più incisivo: la scoperta di un nuovo focolaio in provincia di Roma non può essere messo in connessione allo spostamento di cinghiali dalla zona infetta di Piemonte e Liguria, per cui occorre intensificare la vigilanza e capire come mai la malattia si stia estendendo in questo modo”.

Confagricoltura Piemonte torna sul tema dell’eccessiva proliferazione dei selvatici, che causano danni all’agricoltura e rappresentano un veicolo per la trasmissione di malattie.

Le recinzioni, come è previsto dal manuale ministeriale per l’emergenza peste suina africana https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_1670_10_file.pdf , rappresentano una delle misure da applicare nella zona infetta, ma occorrono anche altri interventi.

Il manuale per l’emergenza prevede che “al di fuori della zona di sorveglianza (o zona addizionale di sorveglianza), la caccia al cinghiale si svolge come da normativa venatoria e senza alcuna restrizione. Tuttavia la complessiva strategia di eradicazione prevede un ingente sforzo di depopolamento da operarsi sia tramite cacciatori sia tramite operatori abilitati in dipendenza dell’organizzazione locale. Un’efficace opera di depopolamento – è scritto nel manuale del Ministero della Sanità – si raggiunge quando vengono abbattuti il doppio dei cinghiali abbattuti normalmente durante l’attività venatoria”.

“Questo significa – spiega Allasia – che entro la fine dell’anno si dovranno abbattere almeno 50.000 cinghiali, ma i numeri che ci ha fornito la Regione al riguardo sono sconfortanti. Perché non si abbattono i cinghiali? Abbiamo chiesto un consiglio regionale aperto sull’argomento, ma al momento delle forze politiche non abbiamo ancora ottenuto risposte. Ribadiamo che occorre un piano straordinario di interventi urgenti, per non compromettere una filiera che in che interessa 1.400 allevamenti in Piemonte, per un valore complessivo a livello nazionale di oltre 8 miliardi di euro“.

 

È la provincia di Alessandria, in particolare il Tortonese, la zona più colpita dalle grandinate che si sono abbattute nella tarda serata di sabato sul Piemonte orientale.

Confagricoltura sulle grandinate di sabato scorso: gravi danni ai pescheti, preoccupazioni per l’allegagione dei grappoli di uva

I tecnici di Confagricoltura in questi giorni hanno effettuato un accurato monitoraggio dei territori colpiti dal maltempo, evidenziano che i danni maggiori si registrano a Tortona e nei comuni di Sale, Viguzzolo, Sarezzano, Castellar Guidobono e ancora Montemarzino, Momperone, Brignano Frascata e Castelnuovo Scrivia.

Tra i principali comparti produttivi colpiti – precisa Confagricoltura Piemonte in una nota – i  frutteti, con gravissimi danni ai pescheti in particolare, le coltivazioni di pomodoro e i vigneti. Quest’ultimi hanno subito danni da grandine anche nell’Ovadese e nel Gaviese, ma in misura più limitata.

Grandinate di forte intensità anche nell’Astigiano, nella zona di Moncalvo, dove sono stati colpiti i vigneti di Penango, Calliano e Scurzolengo.

Un ulteriore elemento di preoccupazione, aggiungono i tecnici di Confagricoltura Piemonte, arriva dal repentino abbassamento della temperatura. Nell’arco di poche ore le colonne di mercurio si sono abbassate di 10 – 12 gradi: questo potrebbe creare ripercussioni sull’allegagione (la fase della trasformazione dei fiori in frutti – acini).

La produzione cerealicola – sottolinea Confagricoltura – è fortemente compromessa: il vento forte, associato alle grandinate, ha causato l’allettamento del grano e dell’orzo prossimo alla maturazione. Danni anche al mais, ma – chiariscono i tecnici di Confagricoltura – essendo a inizio stagione si potrà ancora contare su un recupero.

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