Trend del Vino in Italia: Settimana dal 27 al 31 gennaio 2025

Prezzi in Aumento sui Listini del Vino

Il 2025 si apre con un rialzo nei prezzi del vino, risultato di un’instabilità produttiva che ha caratterizzato la vendemmia 2023 e 2024. Le esportazioni italiane, però, restano solide: i dati dei primi dieci mesi del 2024 indicano un aumento del +3% in volume e +6% in valore rispetto all’anno precedente. Gli spumanti trainano le esportazioni con un +13% in volume e +10% a valore, mentre i vini fermi in bottiglia registrano incrementi rispettivamente del 4% e 5%. Tuttavia, i vini sfusi subiscono una frenata, dovuta alla limitata disponibilità di prodotto. Le tensioni sui prezzi si confermano anche per i vini IGT e DOP, con incrementi timidi ma costanti.

Trend del Vino in Italia: Settimana dal 27 al 31 gennaio 2025

Vino e Spirits in Borsa: Un 2024 in Difficoltà

Il settore delle bevande alcoliche ha vissuto un anno turbolento in Borsa. L’indebolimento dei consumi, l’inflazione persistente e la minaccia di dazi dagli Stati Uniti hanno contribuito a un calo generalizzato dei titoli del settore. Il comparto del vino ha visto un calo medio del -9,6%, con il crollo del 65% di Australian Vintage. Anche i marchi dello champagne hanno sofferto, con spedizioni in calo del 7,2% e perdite a doppia cifra per aziende come Laurent-Perrier (-13,4%) e Lanson-Bcc (-12,5%). In controtendenza, invece, Italian Wine Brands, che ha chiuso il 2024 con un rialzo del 27,9% grazie a risultati finanziari solidi e acquisizioni strategiche.

Il Prosecco Domina l’Export Italiano

Il Prosecco si conferma il vino italiano più esportato al mondo, con una crescita costante soprattutto nei mercati anglosassoni e nordamericani. L’Italia rimane leader mondiale per volumi di export, superando la Spagna e posizionandosi dietro alla Francia in valore. La crescente attenzione verso vini a bassa gradazione alcolica e sostenibili rappresenta un’opportunità per il settore, che sta investendo sempre più in produzioni biologiche e ristrutturazione dei vigneti.

Consumi in Calo in Italia: Male i Vini Comuni, Tengono IG e DOP

Nel 2024, le vendite nella grande distribuzione sono calate del -3,4% in volume, attestandosi a 436,4 milioni di litri. I vini DOC e DOCG rimangono dominanti con un valore di 1,05 miliardi di euro, sebbene con un lieve calo del -2,5%. Il segmento dei vini comuni, che rappresenta ancora il 35,5% del mercato, ha subito una contrazione del -5,9%. Gli unici a reggere sono i vini IGT, con una leggera crescita in valore (+2,2%). Tra i principali canali di vendita, i supermercati detengono il 73% del mercato, con Caviro, Cantine Riunite & Civ e Gruppo Italiano Vini come principali player.

Franciacorta: Stabilità nei Volumi e Crescita nell’Export

Il Franciacorta chiude il 2024 con volumi stabili (19,1 milioni di bottiglie) e un leggero incremento del prezzo medio a scaffale (24,5 euro). Il mercato estero continua a espandersi, con gli Stati Uniti e la Svizzera tra i principali compratori. Il 2025 sarà un anno di celebrazioni per il Consorzio Franciacorta, con eventi nazionali e internazionali per rafforzare il posizionamento del brand.

Crisi per il Vino Statunitense, il Prosecco Brilla negli USA

Il 2024 è stato un anno critico per il settore vinicolo statunitense, con un calo delle vendite e una crescente difficoltà nel coinvolgere i consumatori tra i 30 e i 45 anni. Tuttavia, il Prosecco si distingue per la sua capacità di attrarre nuovi consumatori grazie alla sua versatilità e al prezzo accessibile. Il settore vinicolo americano affronta una crisi strutturale, accentuata dal calo della popolazione dei “boomer”, principali consumatori storici di vino.

Il Dibattito sul Codice della Strada e l’Impatto sui Consumi

Il nuovo Codice della Strada ha generato preoccupazioni tra i ristoratori, con un calo stimato delle richieste di vino al ristorante del 30-40%. Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha minimizzato l’impatto del provvedimento, sostenendo che non vi sia stato alcun crollo dei consumi. Tuttavia, i dati del settore e le testimonianze dei ristoratori indicano il contrario.

Giacenze di Vino Ancora Alte: In Magazzino una Vendemmia e Mezza

A fine 2024, le giacenze di vino in Italia ammontano a 57 milioni di ettolitri, con un incremento del 16% rispetto a novembre 2024. Oltre la metà del vino stoccato è DOP (55,1%), mentre il 26,6% è IGP. Le principali regioni con eccessi di stock sono Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Questo surplus pone interrogativi sulla gestione del mercato nel 2025, con un’attenzione crescente sulla ripresa dei consumi interni.

Conclusione

Il settore vinicolo italiano inizia il 2025 con una solida crescita dell’export, ma con sfide significative sul mercato interno, tra calo dei consumi, eccesso di scorte e nuove regolamentazioni. Il Prosecco si conferma leader indiscusso, mentre l’attenzione ai trend emergenti, come i vini biologici e a bassa gradazione alcolica, sarà cruciale per il futuro del comparto.

 

A Cavour, in occasione di TuttoMele, il convegno a cura di Confagricoltura Cuneo e Confagricoltura Torino. Il valore del territorio come leva per la crescita del mercato; il ruolo essenziale di filiere che devono essere sempre più unite e sinergiche per sostenere l’export e le vendite

“Frutta: Piemonte, Italia, Europa – Dinamiche produttive e commerciali”

Il comparto frutticolo è giunto, nel nostro Paese, a un punto di svolta. Questo è quanto emerge dal convegno che si è tenuto mercoledì 8 novembre a Cavour (TO) in occasione di TuttoMele, organizzato da Confagricoltura Cuneo e Confagricoltura Torino.

Il titolo dell’evento “Frutta: Piemonte, Italia, Europa – Dinamiche produttive e commerciali” esprime il perimetro della complessità, ormai sovranazionale, del mercato, che è stata affrontata da diversi punti di vista negli interventi che si sono susseguiti.

Il quadro di riferimento: consumi in calo
Il punto di partenza della narrazione è il dato numerico: nei primi sei mesi di quest’anno i consumi ortofrutticoli sono calati del -8% in Italia (213 mila tonnellate in meno) rispetto allo stesso periodo del 2022; una diminuzione del -7% dei volumi. La spesa totale generata per l’ortofrutta nel nostro Paese è arrivata a 6,2 miliardi di euro (+1%) (fonte: CSO Italy).

Per quanto riguarda specificamente la frutta, nel semestre da gennaio a giugno è stata acquistata per un volume complessivo di 1,28 milioni di tonnellate (-10% sullo scorso anno) con il prezzo medio incrementato del +9%.

I contributi dei relatori
A Salvo Garipoli, Direttore di SG Marketing, società di consulenza specializzata in servizi di marketing agroalimentare, il compito di guidare il convegno. I lavori sono iniziati con il saluto da parte di Marco Protopapa, Assessore all’Agricoltura di Regione Piemonte, di Sergio Paschetta, Sindaco di Cavour, e con l’intervento di Enrico Allasia, Presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, che ha confermato l’essenzialità della frutticoltura per la regione, precisando la complessità del momento: “I mercati sono in forte cambiamento, vi sono player europei con i quali confrontarsi e dai quali attingere idee per nuove strategie. Le dinamiche in campo sono molte e coinvolgono dai produttori alla distribuzione, per questo auspichiamo che, ascoltando tutti gli operatori, si possano comprendere le diverse visioni e fare una sintesi, ovvero trovare un modo per fare rete tutti insieme, capendo le esigenze reciproche per valorizzare e remunerare la produzione frutticola regionale”.

Completa Tommaso Visca, Presidente di Confagricoltura Torino: “È indubbio che il produttore resta, al momento, ancora l’anello più debole della filiera, in Piemonte in particolare. Le situazioni contingenti – dalle dinamiche della crisi al post-Covid – non hanno consentito a chi produce di recuperare margini. In un contesto del genere si fa fatica a produrre, i nostri settori sono sottoposti a pressioni non semplici da gestire. Sollecitiamo che si attivi almeno un confronto e che anche la politica si faccia carico delle problematiche dell’agricoltura”.

Michele Ponso, Presidente di FNP Federazione Nazionale Frutticoltura di Confagricoltura, nel suo intervento, ha posto l’accento sull’importanza del confronto con i Paesi europei, Spagna e Polonia in particolare, ospiti internazionali del convegno: “Dobbiamo aprirci al dialogo e alla conoscenza di mercati lontani dai nostri, che però dall’Italia tanto hanno imparato e che sono riusciti a crescere rapidamente. Oggi sta a noi capire come questi player si muovono e progredire, anche a fronte di tutte le difficoltà che ben conosciamo: non dobbiamo restare indietro. Quest’anno si presenta migliore rispetto al precedente, i produttori sono meno vessati dai costi e i prezzi di vendita sono più alti: un momento propizio per aggiungere consapevolezza e conoscenza”.

Accorato l’appello di Carola Gullino, Presidente Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta, che dopo aver ricordato che l’agricoltura sta vivendo un momento senza precedenti (per condizioni climatiche nuove, consumi in calo, alti costi di produzione), auspica un vero radicale cambiamento: “A livello di prodotti, processi, nuove tecnologie, approccio alla filiera. Intendo un vero cambio di visione, per connettere il più possibile tutti gli attori e ottenere maggiore collaborazione e giungere a una strategia comune. È necessario, a mio parere, arrivare finalmente a parlare non più di prezzo, bensì di qualità, attraverso piani di comunicazione che giungano in modo efficace al consumatore finale”. In merito alla situazione specifica dell’ortofrutta piemontese, Gullino chiede una maggiore aggregazione e strategia comune, un cappello unico per le tante OP che: “Permetta di definire un percorso comune e un marchio unico, così da aumentare il numero delle referenze per la GDO e spuntare anche un miglior prezzo”.

Le esperienze estere: Spagna e Polonia
Come accennato inizialmente, essenziale è in questo momento il confronto con gli operatori frutticoli di altri Paese europei. Proprio per arricchire le esperienze con visioni internazionali sono stati ospitati in streaming un player spagnolo, Llorenç Frigola della cooperativa Girona Fruits, che ha offerto una panoramica sulla filiera frutticola spagnola, e Miroslaw Maliszewski, Presidente dell’Associazione dei coltivatori di frutta polacchi ZSRP, che ha tracciato la storia e le attività della filiera delle pomacee.

Quanto è competitiva la filiera?
A Mario Schiano Lo Moriello, analista di mercato Ismea, è stato demandato il compito di proseguire gli interventi con un’analisi basata su dati oggettivi e di respiro internazionale. Nel suo intervento dal titolo

“La competitività della filiera frutticola italiana nel contesto internazionale turbolento”, Schiano Lo Moriello ha inizialmente presentato i numeri del settore che vede, con specifico riferimento alla frutta fresca, un calo della superficie investita di 10.500 ettari in cinque anni (-4,2% vs 2018) e una produzione pari a 5,3 milioni di tonnellate, -320 milioni di chili in 5 anni, con un valore della produzione alla fase agricola pari a 3.200 milioni di euro (+7,2 vs 2018).

Da osservare con molta attenzione le esportazioni, pari a 3 miliardi di euro, +435 milioni in 5 anni (+17%). Come già anticipato da altri relatori: “Il quadro in cui operano i frutticoltori è sempre più complesso, basti pensare al cambiamento climatico, che porta con sé nuove problematiche, come l’alterazione dei cicli biologici delle colture, danni alle produzioni sia per qualità che per quantità. Quali le possibili soluzioni? A nostro parere occorre puntare su ricerca, innovazione, comunicazione e promozione. Per raggiungere questi obiettivi occorre una aggregazione dei produttori, sia per mettere insieme il prodotto (l’offerta), le risorse finanziare e l’ingegno, che per definire strategie univoche e condivise”.

GDO e Normal Trade e il valore della frutta
Il convengo è poi proseguito con la tavola rotonda, moderata sempre da Salvo Garipoli di SG Marketing, dal titolo “Il valore della frutta per il mercato che cambia: il ruolo del territorio e le strategie di sostegno alla categoria in GDO e nel Normal Trade”.

Sono intervenuti Gianluca Cornelio Meglio, Direttore Generale di CAAT, Centro Agroalimentare Torino SCPA; Giovanni D’Alessandro, Direttore di canale Basko e Lead Director Progetto Retail Gruppo Sogegross; Fabio Ferrari, Direzione Commerciale Food Coop Italia, buyer ortofrutta.

Gianluca Cornelio Meglio ha ricordato come la valorizzazione dell’ortofrutta possa passare dai distretti, che favoriscono i localismi come momento di promozione del territorio e creazione di reti. Ha raccontato

come il CAAT non abbia solo funzioni amministrative, ma sia un vero e proprio: “Acceleratore di sviluppo per le imprese. Penso ai servizi di digitalizzazione che offriamo; penso al ruolo di facilitatore dell’export, non per altro siamo iscritti alla Chambre de Commerce Franco Italienne. Lavoriamo con altri enti per implementare un sistema di certificazione di qualità di ‘identità del territorio’ da conferire al prodotto che transita dal CAAT e viene sottoposto a verifiche. Siamo un vero ecosistema, che ci impegniamo a raccontare all’esterno, valorizzando le persone e mantenendo forte il legame con il territorio”.

Ugualmente importante il punto di vista di un altro spaccato della filiera, quello della GDO. Sogegross, nei suoi punti di vendita Basko, dedica uno spazio all’ortofrutta – a parità di superficie – superiore dell’8% a quello delle altre insegne. Parte proprio da qui la disamina di Giovanni D’Alessandro, che precisa come: “Forte sia l’attenzione da parte nostra nei confronti delle filiere dei territori, piemontese compresa. Un particolare impegno mettiamo nella costruzione delle partnership e nei confronti delle filiere ortofrutticole. Tipicamente, prediligiamo le gamme complete – ovvero numerose varietà dello stesso prodotto – quando siamo in stagione; per valorizzare i prodotti cerchiamo di raccontare direttamente in reparto le caratteristiche delle singole referenze”. D’Alessandro lascia un messaggio al mondo della produzione: “Per noi è giunto il momento della selezione delle aziende con cui collaborare; preferiamo infatti costruire un rapporto tailorizzato con poche imprese produttive che ci garantiscano però costanza nella qualità da presentare a scaffale”.

Cosa accade se i singoli attori della filiera non hanno un terreno comune su cui dibattere? Fabio Ferrari di Coop fa riferimento proprio al concetto di territorialità per raccontare come vi siano visioni diverse, a tutto svantaggio di un processo di sviluppo comune. “Da una parte – spiega – è ormai noto che il consumatore sia disposto ad acquistare e spendere di più nel momento in cui si trova di fronte a un prodotto dal posizionamento premium. Dall’altra, giustamente, gli operatori si attendono un ritorno economico maggiore. La frammentazione dei produttori non incontra le necessità della GDO, che lavora con volumi importanti. Cosa fare dunque? Come Coop abbiamo scelto di valorizzare i prodotti del territorio e quelli locali attribuendo un posizionamento medio-alto, raccontandoli e facendoli emergere a scaffale. Ogni cooperativa attribuisce un nome specifico alle referenze: ‘OrtoQui’ è per esempio il marchio collettivo scelto proprio da Coop Consorzio Nord Ovest per identificare i prodotti tipici locali, ortaggi e frutta, coltivati in Liguria, Lombardia e Piemonte. Oltre a ciò, laddove possibile, se sono presenti i volumi, si cerca sempre di valorizzare il prodotto attribuendo il marchio Fior Fiore”. Completa lasciando un messaggio che è il fil rouge dell’intero convegno: “Essenziale è che la filiera impari a fare rete”.

Per una conclusione “attiva”
Poste le sfide e le criticità del comparto, dal convegno sono emerse con chiarezza delle indicazioni per un prosieguo strategico dell’impegno di ciascun player: “Lavorare – completa Salvo Garipoli – sul miglioramento del processo produttivo e logistico; sull’innovazione varietale; sulla comunicazione al consumatore. I dati ci dicono che il cliente finale è disposto a spendere per un prodotto del territorio; che nonostante un calo nei volumi, sia propenso a mangiare più frutta e verdura anche nel fuori pasto – prova ne è l’interesse dell’industria che sta abbinando la frutta e la verdura a contesti nuovi, dall’acqua ai panificati – ecco allora che è necessario che le filiere produttive si facciano interpreti credibili di questo contesto, sempre ricordando che il mercato nel quale si trovano a competere è sempre di più globale”.

Si terrà domani 8 novembre alle ore 14.30 a Cavour (Torino) il convegno dal titolo “FRUTTA: Piemonte, Italia, Europa. Dinamiche produttive e commerciali”.

Convegno Frutta Torino

L’incontro, organizzato da Confagricoltura Cuneo e Confagricoltura Torino nell’ambito della manifestazione Tuttomele, rappresenta un’occasione di confronto dell’intera filiera frutticola per analizzare i cambiamenti e le sfide di mercato.

L’evento sarà suddiviso in diverse sezioni ognuna delle quali affronterà un tema specifico: partendo dall’analisi della competitività della filiera frutticola italiana nel contesto internazionale, passando per il mercato e lo sviluppo della frutticoltura in Europa sino ad arrivare a riflettere sulle possibili strategie da mettere in campo per “assegnare valore” alla frutta nel mercato che cambia.

Il convegno vedrà quindi numerosi interventi di rilevanti esponenti della filiera sia produttiva che distributiva ed offrirà informazioni sui trend della produzione e sulle dinamiche legate alla vendita.

In allegato la locandina del programma.

Nel 2023, la vendemmia in Italia ha registrato una produzione di circa 44 milioni di ettolitri, il che rappresenta un calo del 12% rispetto all’anno precedente. Questo declino è principalmente attribuibile agli effetti dei mutamenti climatici, con condizioni meteorologiche incerte e spesso estreme, inclusi un aumento significativo delle giornate di pioggia durante i primi otto mesi dell’anno scorso.

Andamento della vendemmia 2023 in Italia

Le regioni settentrionali dell’Italia hanno mantenuto i livelli di produzione dell’anno precedente, mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si sono verificate flessioni di circa il 20% al 30%. La diffusa malattia fungina della Peronospora, causata dalle frequenti piogge, ha colpito in particolare le regioni del Centro-Sud.
Nonostante le sfide, i primi grappoli raccolti per la produzione di spumante hanno mostrato buoni livelli di acidità e caratteristiche aromatiche promettenti, indicando potenzialmente una buona qualità per questa categoria di vini. Tuttavia, le condizioni meteorologiche durante la raccolta delle altre varietà saranno determinanti per la qualità complessiva.
La diminuzione della produzione complessiva potrebbe portare la Francia a superare l’Italia come il principale produttore mondiale di vino, anche se questo dipenderà dalle condizioni climatiche nelle settimane a venire.
Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, ha sottolineato le sfide della vendemmia 2023, attribuendole in gran parte ai cambiamenti climatici. Ha anche sottolineato l’importanza del lavoro degli enologi nel mitigare gli effetti negativi del clima instabile.
Il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti, ha notato che la contrazione nella produzione non dovrebbe essere motivo di preoccupazione a causa delle elevate giacenze di vino accumulate negli anni precedenti. Tuttavia, ha evidenziato il bisogno di concentrarsi sulla qualità e sulla competitività del settore.
L’approccio del presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, è orientato verso una riforma strutturale del settore vitivinicolo italiano, con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’immagine dei vini italiani sui mercati internazionali.
Nel complesso, la vendemmia 2023 in Italia è stata influenzata da sfide climatiche e fitosanitarie, ma offre ancora buone prospettive in termini di qualità del vino, sebbene la quantità sia diminuita rispetto all’anno precedente. L’industria del vino sta cercando soluzioni innovative per affrontare i cambiamenti climatici e migliorare la gestione delle coltivazioni e delle produzioni.

L’ultimo report di Mediobanca sul settore del vino fornisce un quadro incoraggiante delle opportunità di crescita e di investimento nel settore.

L’industria del vino in Italia è in costante evoluzione e offre molte opportunità di investimento per i giovani imprenditori

  1. Crescita delle operazioni di M&A: Negli ultimi anni, il settore vinicolo italiano è stato caratterizzato da un aumento delle operazioni di fusione e acquisizione. Nel 2021, il valore complessivo delle operazioni di M&A nel settore globale del vino è cresciuto in modo significativo, raggiungendo gli 8,1 miliardi di dollari. In Italia, le transazioni sono state pari a 496 milioni di euro, registrando una crescita del 119% rispetto al 2019. Questo indica una crescente fiducia degli investitori nel settore.
  2. Competitività globale: Le aziende vinicole italiane stanno cercando di aumentare la loro dimensione aziendale per diventare più competitive sui mercati internazionali. Questo significa che ci sono opportunità di investimento per chi desidera contribuire a questo processo di crescita, sia finanziando le aziende esistenti che cercando di avviare nuovi progetti vinicoli.
  3. Interesse di investitori di settori diversi: L’industria del vino sta attirando sempre più capitali da imprenditori provenienti da diversi settori. Questo è evidente nei casi di imprenditori di successo come Renzo Rosso (patron di Diesel) e Sandro Veronesi (patron del Gruppo Calzedonia) che hanno investito nel settore vinicolo. Questi imprenditori portano con sé esperienza e risorse che possono contribuire al successo delle aziende vinicole.
  4. Espansione internazionale: Il settore vinicolo italiano sta espandendo la sua presenza internazionale attraverso operazioni di M&A. Questo è evidente negli accordi con investitori statunitensi e francesi, che dimostrano l’appeal internazionale dei vini italiani.
  5. Opportunità di consolidamento: Molte aziende vinicole italiane stanno cercando di consolidare la loro posizione attraverso fusioni e acquisizioni. Questo offre opportunità di investimento per coloro che desiderano partecipare alla crescita di un settore in continua evoluzione.

In conclusione, il settore del vino in Italia offre un’ampia gamma di opportunità di investimento per i giovani imprenditori. Le operazioni di M&A in aumento, l’interesse di investitori provenienti da diversi settori e l’espansione internazionale del settore sono tutti segnali positivi per chi desidera entrare in questo affascinante mondo. Investire nel vino non solo può essere un investimento redditizio, ma può anche contribuire a preservare e promuovere una delle tradizioni più preziose dell’Italia.

Si è svolto questa mattina on-line lo “storico” (49^ edizione) focus di Regione del Veneto e Veneto Agricoltura sulle previsioni vendemmiali in Veneto, nel Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna. Annata caratterizzata da frequenti precipitazioni e da difficoltà legate allo sviluppo di malattie fungine. Qualità delle uve buona, ma non eccezionale, rese produttive in aumento di qualche punto percentuale per quasi tutte le cultivar. Quantità complessive in leggero aumento rispetto al 2022 per i principali vitigni e areali produttivi, visto anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate. Tuttavia, in alcune zone ci sono state perdite di prodotto a causa di eventi grandigeni particolarmente violenti. Per l’avvio della vendemmia, c’è un generale ritardo di circa 7-10 giorni sulle consuete date di raccolta: si parte ufficialmente l’ultima settimana di agosto, con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay per base spumante; Glera (Prosecco) il 15 settembre, Merlot il 17, Corvina il 20, Garganega il 25, solo per citare alcuni dei vitigni veneti. Disponibili on-line il Report analitico triveneto, le slide su meteo e fasi di maturazione delle uve nonché i video sulle previsioni di raccolta nelle altre regioni italiane, Francia e Spagna.

 

“Questo Trittico sempre di più sta diventando un evento meno regionale e più nazionale, con la partecipazione delle regioni maggiormente coinvolte nella produzione viticola in Italia (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), con un focus sui principali competitors esteri (Francia e Spagna). Questo grazie al supporto e alla collaborazione con il Crea Viticoltura ed Enologia, gli enti regionali Avepa e Arpav e le altre regioni del Nord Est, la Regione Friuli-Venezia Giulia e le provincie autonome di Trento e Bolzano”.

Così il direttore di Veneto Agricoltura Nicola Dell’Acqua ha introdotto questa mattina il secondo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto, “storico” evento (49^ edizione) organizzato da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura con AVEPA, ARPAV, CREA-VE e UVIVE, dedicato alle previsioni della vendemmia in Veneto, nel restante Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), nonché in Francia e Spagna.

“Sempre di più – ha proseguito Dell’Acqua – dovremmo affrontare tematiche relative ad eventi meteorologici estremi: si ripresenteranno annate siccitose come il 2022, o annate particolarmente piovose come quest’anno. La viticoltura regionale e italiana sta dimostrando di essere in grado di affrontare queste situazioni climatiche che non sono neanche più dei cambiamenti, ma la realtà attuale. Problema principale di questa annata sono state le malattie fungine, a cui i viticoltori hanno saputo rispondere bene, con ottimi risultati, grazie a trattamenti sempre più mirati e precisi. Per questo in Veneto ci si attende rese produttive in leggero aumento, così come la produzione complessiva, anche per l’incremento delle superfici vitate.”

I dati previsionali quanti-qualitativi della vendemmia 2023 sono stati presentati questa mattina on-line agli operatori vitivinicoli che come ogni anno attendono questo momento per inquadrare l’imminente vendemmia nei tre Paesi cardine della viticoltura europea e mondiale: Italia, Francia e Spagna, con focus particolare sul Veneto e un approfondimento sulle altre principali regioni italiane.

I fattori comuni che hanno caratterizzato, praticamente ovunque, l’annata vitivinicola in corso sono stati le frequenti precipitazioni e una maggior presenza di malattie fungine, che hanno inciso certamente sulla produzione vendemmiale nel Veneto, ma anche nelle altre aree vitivinicole, per un’annata che viene definita da più voci come “difficile”.

Tuttavia, laddove queste problematiche sono state affrontate con professionalità ed efficacia, le rese produttive non dovrebbero subire particolari variazioni e, anzi, aumentare leggermente, così come la qualità delle uve dovrebbe mantenersi su livelli buoni-ottimi.

“Gli elementi che hanno caratterizzato l’annata finora sono stati l’instabilità climatica e le frequenti precipitazioni, anche a carattere grandigeno, e l’alta pressione delle malattie fungine, peronospora su tutti e in particolare nei vigneti a conduzione biologica” – ha sottolineato Patrick Marcuzzo del Crea VE di Conegliano nel suo intervento, per poi entrare nel dettaglio dei dati raccolti da un panel di tecnici e agronomi delle più importanti cantine e produttori del Veneto.

“Nelle aziende che applicano la difesa integrata, i danni causati dalla peronospora sono stati nell’ordine del -5/10% di perdita quantitativa, mentre nelle aziende che applicano il metodo di coltivazione biologica tali perdite sono state superiori, per lo più comprese tra il -10/20%. Superiore al 2022 anche l’incidenza di altre fitopatie come il Mal dell’esca e la Botrite, mentre la Flavescenza ha avuto un incremento meno significativo. La grandine ha colpito duramente diversi areali produttivi, con perdite della produzione che hanno raggiunto anche il -20%”.

Nel complesso, in virtù di una maggiore fertilità delle gemme e un maggiore ingrossamento degli acini per le buone disponibilità idriche, ci si attende un aumento delle rese produttive per la maggior parte delle varietà in tutte le province.

E di conseguenza, considerando anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, la produzione complessiva di uva raccolta in Veneto dovrebbe salire a circa 15,9 milioni di quintali, in crescita del +5/6%.

Il semaforo verde per la vendemmia dovrebbe avvenire con 5-10 giorni di ritardo rispetto alle consuete date, a seconda delle cultivar più precoci o tardive. I primi grappoli a cadere nei cesti sono quelli delle varietà precoci (Pinot e Chardonnay per basi spumante) il cui inizio ufficiale è in programma tra il 28 agosto e i primi giorni di settembre, ma va detto che in alcune aree del vicentino e del padovano la raccolta potrebbe iniziare già dalla prossima settimana. Seguirà la vendemmia di tutte le altre varietà: la Glera (Prosecco) dovrebbe partire dal 15 settembre, Merlot dal 18, Corvina dal 20, Garganega dal 25, solo per citare alcuni tra i principali vitigni veneti.

Vediamo, in estrema sintesi, quali sono le previsioni vendemmiali nel Triveneto, ricordando le slide presentate nel corso dell’incontro, i video riguardanti la situazione pre-vendemmiale nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna e il video dell’incontro sono disponibili nel sito internet di Veneto Agricoltura al seguente link: https://bit.ly/3YDfPQc

Nella provincia di Belluno la produzione viene prevista sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno (+2/3%), salvo nelle zone colpite da grandinate. A Padova e Rovigo invece le previsioni sono più ottimistiche e ci si attende una produzione superiore del +10% rispetto al 2022 per le principali varietà. Fanno eccezione, nella provincia di Rovigo, il Merlot, la cui resa dovrebbe essere invariata, e il Pinot grigio, per cui si prevede una minor produzione (-10%) a causa degli estirpi dovuti agli attacchi di Flavescenza dorata. Nella provincia di Treviso ci si attende un incremento della produzione di Glera (+10%) e invece una riduzione dei quantitativi dei vitigni a bacca rossa (-3/5%), più elevati per le varietà non Doc/Docg, non tanto per questioni fenologiche e climatiche (fatte salve le zone colpite da eventi grandigeni) ma per scelte imprenditoriali di prediligere l’impianto di vitigni a bacca bianca.

A Venezia, ottima fertilità, numero di grappoli e ingrossamento degli acini fanno prevedere un aumento produttivo soprattutto per Glera e Chardonnay, mentre più stabile dovrebbe essere la produzione delle varietà a bacca nera, sempre fatto salvo gli areali danneggiati dalla grandine.

Gli stessi effetti positivi, a cui si aggiunge l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, si prevede sosterranno la produzione in maniera più significativa anche nelle province di Vicenza e Verona. A Vicenza è atteso un aumento dei quantitativi raccolti di circa il +15% per tutte le varietà, mentre a Verona l’incremento di produzione dovrebbe attestarsi a circa il +10% per i principali vitigni coltivati e al +5/7% per le varietà minori, sia bianche che nere.

Nel Nord Est, nelle due provincie autonome di Trento e Bolzano, ci si attende una maggior produzione di circa il +10/15%, da un lato per le condizioni meteorologiche più favorevoli rispetto al 2022 e dall’altro per l’entrata in produzione di nuovi vigneti. Quest’ultimo aspetto ha invece inciso poco o per nulla sui risultati previsti nella regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, dove la produzione è attesa in crescita del +5/10%, esclusivamente per l’andamento climatico, laddove non si sono avuti fenomeni grandigeni o problematiche fitosanitarie (peronospora).

VENDEMMIA 2023: PRESENTATI I DATI PREVISIONALI QUANTI-QUALITATIVI PER L’ITALIA, LA FRANCIA E LA SPAGNA. FOCUS SU VENETO E NORD EST

Si è svolto questa mattina lo “storico” (48^ edizione) focus di Regione e Veneto Agricoltura sulle previsioni vendemmiali in Veneto, nel Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna. Annata caratterizzata da alte temperature e scarse precipitazioni. Qualità delle uve buona. Quantità in calo, soprattutto nei vigneti non irrigati. Si parte ufficialmente questa settimana con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay per base spumante, Glera (Prosecco) il 10 settembre, Merlot il 13, Corvina il 16, Garganega il 19, solo per citare alcuni dei vitigni veneti. Disponibili on-line il Report analitico triveneto, le slide su meteo e fasi di maturazione delle uve e i video sulle previsioni di raccolta nelle altre regioni italiane, in Francia e Spagna.

VENDEMMIA: PRESENTATI I DATI PREVISIONALI QUANTI-QUALITATIVI PER L’ITALIA, LA FRANCIA E LA SPAGNA. FOCUS SU VENETO E NORD EST

“Il 2022 è un’annata caratterizzata da andamenti climatici anomali e da una siccità mai vista prima, che ha messo a dura prova i viticoltori veneti, impegnati anche a contrastare insidiose fitopatie”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura ha introdotto questa mattina il secondo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto, “storico” evento (48^ edizione) organizzato da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura con AVEPA, ARPAV, CREA-VE e UVIVE, dedicato alle previsioni della vendemmia in Veneto, nel restante Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicialia), nonché in Francia e Spagna. “Si è temuto che la produzione ne risentisse fortemente – ha proseguito l’assessore – ma le piogge di agosto, un’oculata gestione dei vigneti e la preparazione dei nostri viticoltori, hanno consentito di mantenere le produzioni su discreti livelli, pur se con qualche riduzione che, secondo le ultimissime stime, potrebbe raggiungere mediamente nella nostra regione il 10% rispetto allo scorso anno, con punte superiori nei vigneti di collina non irrigati. L’andamento meteo delle prossime settimane sarà determinante per una buona riuscita della vendemmia. A confortare è la buona qualità delle uve che dovrebbe consentire al vigneto veneto di mantenere il primato che già occupa a livello nazionale e a rafforzare la considerazione che i nostri vini hanno acquisito presso i consumatori nei mercati internazionali”.

Anche nel Veneto dunque si è acceso il semaforo verde che segna il via della vendemmia. I primi grappoli a cadere nei cesti sono quelli delle varietà precoci (Pinot e Chardonnay per basi spumante) il cui inizio ufficiale è in programma tra il 26 e il 29 agosto, ma va detto che in alcune aree del vicentino e del padovano la raccolta è iniziata subito dopo Ferragosto. Seguirà la vendemmia di tutte le altre varietà: Glera (Prosecco) dal 10 settembre, Merlot dal 13, Corvina dal 16, Garganega dal 19, solo per citare alcuni tra i principali vitigni veneti.

I dati previsionali quanti-qualitativi della vendemmia 2022 sono stati presentati questa mattina on-line (con anche la diretta sulla pagina Facebook di Veneto Agricoltura, dove è disponibile la registrazione dell’intero focus) agli operatori vitivinicoli che come ogni anno attendono questo momento per inquadrare l’imminente vendemmia nei tre Paesi cardine della viticoltura europea e mondiale: Italia, Francia e Spagna, con focus particolare sul Veneto.

Il denominatore comune che ha caratterizzato, praticamente ovunque, l’annata vitivinicola in corso sono state le alte temperature e la scarsità di piogge, due fattori che avranno senz’altro una certa incidenza sulla produzione vendemmiale nel Veneto, ma anche nelle altre aree vitivinicole.

Fortunatamente le precipitazioni registrate nel mese di agosto hanno raddrizzato una situazione che stava diventando allarmante, in particolare nei vigneti non serviti da irrigazione di soccorso. Anche le temperature, in particolare quelle notturne, da qualche giorno si sono notevolmente abbassate facendo ben sperare per una vendemmia molto interessante soprattutto per le varietà medio-tardive.

Vediamo, in estrema sintesi, quali sono le previsioni vendemmiali nel Triveneto, ricordando che il Report analitico è disponibile al seguente link, unitamente alle slide presentate nel corso dell’incontro e ai video riguardanti la situazione pre-vendemmiale nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna: https://bit.ly/3PKLPMi

Belluno

Rispetto allo scorso anno, la produzione in provincia di Belluno potrebbe risultare inferiore addirittura del 30% rispetto allo scorso anno. Stress idrico e danni dovuti ad alcune forti grandinate non hanno lasciato un buon segno.

Padova e Rovigo

Nell’area vitivinicola patavina e rodigina, come del resto in altre zone del Veneto, la situazione nei vigneti si presenta molto variabile in funzione della disponibilità di sistemi di irrigazione di soccorso e – nel padovano – a seconda che i vigneti si trovino in zona collinare o in pianura. Anche le numerose estirpazioni di vite colpite da Flavescenza dorata contribuiscono a ridurre le quantità che saranno vendemmiate. Sui Colli Euganei, rispetto al 2021, la produzione dovrebbe risultare in calo del 20%; nelle zone di pianura, invece, dove lo scorso anno la quantità di uva raccolta aveva subito una riduzione a seguito delle gelate primaverili, si stima un incremento di produzione di circa il 10%, soprattutto nei vigneti serviti da irrigazione di soccorso. La messa a dimora di nuovi impianti non ha certo compensato le riduzioni previste, per cui dovrebbe incidere solo di qualche punto percentuale (1-5%) sulla vendemmia complessiva.

Treviso

Rispetto al 2021 nella Marca ci si aspetta una vendemmia in contrazione, con un range che va dal -10% al -20%, solo parzialmente compensato dall’entrata in produzione di nuovi vigneti. Le cause di questo calo sono molteplici: minore fertilità delle gemme, siccità, eventi grandini geni Flavescenza dorata che ha causato, soprattutto in alcune aree della provincia, l’estirpo/capitozzatura di numerose piante nei vigneti. Questo quadro potrebbe migliorare, soprattutto per le varietà meno precoci, qualora si verificassero delle piogge significative in tempo utile per la vendemmia, in parte sopraggiunte nei giorni scorsi.

Venezia

La siccità e soprattutto le alte temperature di questa torrida estate hanno causato nei vigneti del veneziano un blocco della maturazione del frutto, causando la formazione di acinellature e scarso ingrossamento degli acini. Di conseguenza, le rese saranno sicuramente inferiori rispetto alle annate precedenti: per le uve a bacca bianca precoci (Pinot, Chardonnay) si prevede una diminuzione del 15-20% e probabilmente difficilmente si riuscirà a soddisfare i quantitativi massimi previsti dai disciplinari DO; per le uve bianche medio tardive e le uve nere le rese saranno inferiori alla media di circa il 10%, ma molto dipenderà dall’andamento climatico delle prossime settimane. In sostanza, eventuali piogge potrebbero influire positivamente sulle rese che comunque resteranno inferiori alle medie. Va ricordato che le viti giovani risultano essere le più colpite da siccità e alte temperature, per cui sia le rese che la qualità dell’uva risulteranno quest’anno al di sotto dei minimi stagionali e purtroppo ci saranno delle ripercussioni anche nelle prossime annate.

 

Vicenza

Nel vicentino si prevede un calo produttivo del 15% rispetto allo scorso anno dovuto alle grandinate primaverili, ma soprattutto alla prolungata sofferenza delle viti dovuta alla calura estiva e alla siccità dei terreni. Per la sua fertilità, la Glera avrà una produzione di circa un 10% in più rispetto allo scorso anno, anche in considerazione che quest’anno non ci sono stati danni da gelo. La produzione dei vitigni medio-tardivi sarà invece influenzata dalle eventuali precipitazioni che si registreranno fino alla raccolta. I nuovi vigneti messi a dimora incideranno sulla produzione totale di circa il 2%.

Verona

Anche nel veronese la vendemmia 2022 dovrebbe risultare leggermente inferiore rispetto allo scorso anno, in modo particolare per le produzioni a bacca rossa del comprensorio collinare che potrebbero risultare in calo anche del 10%. I motivi dell’eventuale variazione rispetto al 2021 riguardano in modo particolare la consistenza più ridotta del grappolo dovuta al prolungamento dell’insolazione e all’assenza di precipitazioni in tutti gli stadi vegetativi. Sulla resa complessiva l’entrata in produzione dei nuovi vitigni potrebbe incidere, da una analisi consorziale, tra l’1% e il 2%.

Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto-Adige

In provincia di Trento si prevede un’annata media, leggermente inferiore al 2020 e superiore al 2021. Il peso medio del grappolo si stima inferiore alle premesse a causa dell’estate calda e dell’assenza di precipitazioni, nonostante la disponibilità di irrigazione di soccorso. In sintesi: annata media q.li +7%; Pinot grigio: invariato; Chardonnay: -5%; Muller Turgau.: +7%; Teroldego: +10%: Merlot: +7%: Marzemino: +7%.

In provincia di Bolzano si stima un 10% di raccolta in più rispetto allo scorso anno. Il fattore principale è il ritorno alle rese massime per la DOC Alto Adige e DOC Lago di Caldaro, che erano state abbassate per decreto come misura per mitigare gli effetti negativi sul mercato e sulle cantine a causa della pandemia per Covid19. Per quanto riguarda i diversi vitigni, si può constatare che il numero di grappoli è simile alla media degli ultimi anni, tranne per Chardonnay e Pinot grigio per i quali si osserva un numero di grappoli minore rispetto all’anno scorso. Rispetto al 2021, i grappoli sono più compatti, con un numero di acini per grappolo superiore del 10%/20%; il peso degli stessi è invece inferiore con percentuali analoghe.

In Friuli-Venezia Giulia si stima, in via prudenziale, una riduzione del 10% con punte fino al 15/20% laddove non è stato possibile irrigare.

Mercoledì 24 agosto (ore 10:00 sulla piattaforma ZOOM) si svolgerà l’attesissimo evento di Regione e Veneto Agricoltura, con AVEPA, ARPAV, CREA-VE E UVIVE, dedicato alle previsioni della vendemmia nei principali comprensori vitivinicoli dell’Unione Europea. Nel Veneto si stima un calo del 10-15% dovuto alle alte temperature e alle poche piogge. Il quadro meteo.

MERCOLEDI’ I DATI SULLE PREVISIONI DELLA VENDEMMIA IN VENETO, NEL NORD EST, IN ITALIA, FRANCIA E SPAGNA

Nel Veneto (e non solo), l’estate 2022 sarà ricordata come una delle più torride di sempre. Più in dettaglio, secondo i dati forniti da ARPAV, il periodo maggio/giugno/luglio è risultato il più caldo e secco degli ultimi 30 anni, e precisamente dal 1993, con un preoccupante +2,4°C rispetto alla media. Questo mese di agosto ha finalmente mitigato la siccità portando, nelle prime due decadi, mediamente 85 mm di pioggia. Ad oggi, con le precipitazioni dei giorni scorsi, il periodo estivo (inteso dal 1° maggio al 21 agosto) risulta ancora oltre 2°C più caldo della media (+2,15°C) ma più “fresco” del 2003 (altra estate torrida) di appena 0,25°C e con un deficit pluviometrico di circa 110 mm rispetto alla media e più “piovoso” del 2003 di 54 mm.

Alte temperature e siccità hanno ovviamente impattato pesantemente su molte colture agricole, comprese le rese viticole che nel Veneto – secondo le prime stime – dovrebbero risultare mediamente inferiori del 10-15% rispetto allo scorso anno, con punte del 20-30% in alcuni comprensori collinari non serviti da irrigazione di soccorso.

Tutti i dati previsionali quanti-qualitativi della prossima vendemmia nel Veneto (suddivisi per provincia), nel restante Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), nonché in Francia e Spagna saranno presentati agli operatori del comparto mercoledì 24 agosto alle ore 10:00 in occasione dello “storico” (48^ edizione) convegno sulle previsioni della vendemmia. L’evento, organizzato da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura con AVEPA, ARPAV, CREA-VE e UVIVE, si terrà on-line sulla piattaforma ZOOM ed è aperto al pubblico (iscrizioni qui: https://trittico2.eventbrite.it).

La WebApp per monitorare la cattura di acciughe e sardine in Adriatico è solo uno degli strumenti innovativi realizzati con il progetto europeo Interreg Italia-Croazia “ITACA”, a cui ha partecipato in qualità di lead partner anche Veneto Agricoltura. Domani, martedì 21 giugno (ore 10:00) a Venezia, presentazione dei risultati finali del progetto. Sostenibilità del comparto, cooperazione tra le imprese di pesca del Mar Adriatico e innovazione il filo conduttore del progetto. Corazzari: un progetto che approfondisce il tema della gestione delle risorse dei piccoli pelagici in Adriatico.

UNA WEBAPP AL SERVIZIO DEI PESCATORI DELL’ADRIATICO. DOMANI A VENEZIA EVENTO FINALE DEL PROGETTO EUROPEO INTERREG ITALIA/CROAZIA “ITACA”

Il mestiere di pescatore è sempre stato difficile, ma negli ultimi anni lo è diventato ancora di più a causa di margini di guadagno sempre più bassi a fronte di costi di gestione dell’attività sempre più alti. Ben vengano, dunque, tutte quelle innovazioni capaci di portare al comparto della pesca una boccata di ossigeno. E’ il caso degli strumenti innovativi realizzati con il progetto europeo Interreg Italia-Croazia “ITACA” (Innovative Tools to increAse Competitiveness and sustainability of small pelagic fisheries), a cui ha partecipato anche Veneto Agricoltura in qualità di lead partner. Obiettivi dell’iniziativa, cofinanziata dall’Unione Europea,  sono stati quelli di mettere a punto, testare e introdurre su larga scala strumenti capaci di rafforzare la competitività delle imprese del settore attive in Adriatico, favorendo l’introduzione della “blue innovation” e migliorando la sostenibilità delle attività di pesca.

In pratica, il progetto “ITACA” si è concentrato sulla pesca dei piccoli pelagici, vale a dire sulle attività ittiche che interessano in particolare due specie dell’Adriatico – acciughe e sardine – che coprono una quota significativa di reddito delle marinerie di Italia e Croazia. Più in dettaglio, è stata realizzata una WebApp che, grazie a un modello statistico-matematico, permette di prevedere il prezzo di vendita del prodotto ittico e, conseguentemente, di tarare lo sforzo di pesca su base giornaliera e/o mensile in riferimento alle richieste del mercato. L’utilizzo del modello è destinato agli operatori ittici al fine di garantire una migliore gestione della loro attività e, nel lungo periodo, la sostenibilità della pesca in Adriatico.

Inoltre, sempre grazie al progetto “ITACA”, la cooperazione tra le organizzazioni di pesca di pesce azzurro operanti in Adriatico ha incentivato la creazione di un cluster, vale a dire una sorta di network tra operatori, con l’obiettivo di rendere più competitivi i prodotti dell’Adriatico anche sui mercati internazionali.

I risultati finali del progetto, avviato nel 2019, saranno presentati martedì 21 giugno (ore 10:00) in occasione della conferenza finale che si svolgerà sia in presenza, presso il Centro Culturale Don Orione degli Artigianelli a Venezia, che on-line (registrazione:https://forms.gle/Yn4o5nARvuGjV2HM7).

“L’evento – sottolinea l’Assessore regionale alla Pesca, Cristiano Corazzari – sarà l’occasione per mostrare alla comunità, in primis a quella dei pescatori, gli importanti obiettivi raggiunti con il progetto europeo “ITACA”. Al tempo stesso, questo incontro rappresenta un’opportunità per approfondire il tema della gestione delle risorse dei piccoli pelagici in Adriatico, anche alla luce del continuo evolversi delle strategie operative del comparto”.

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