A Cavour, in occasione di TuttoMele, il convegno a cura di Confagricoltura Cuneo e Confagricoltura Torino. Il valore del territorio come leva per la crescita del mercato; il ruolo essenziale di filiere che devono essere sempre più unite e sinergiche per sostenere l’export e le vendite
Il comparto frutticolo è giunto, nel nostro Paese, a un punto di svolta. Questo è quanto emerge dal convegno che si è tenuto mercoledì 8 novembre a Cavour (TO) in occasione di TuttoMele, organizzato da Confagricoltura Cuneo e Confagricoltura Torino.
Il titolo dell’evento “Frutta: Piemonte, Italia, Europa – Dinamiche produttive e commerciali” esprime il perimetro della complessità, ormai sovranazionale, del mercato, che è stata affrontata da diversi punti di vista negli interventi che si sono susseguiti.
Il quadro di riferimento: consumi in calo
Il punto di partenza della narrazione è il dato numerico: nei primi sei mesi di quest’anno i consumi ortofrutticoli sono calati del -8% in Italia (213 mila tonnellate in meno) rispetto allo stesso periodo del 2022; una diminuzione del -7% dei volumi. La spesa totale generata per l’ortofrutta nel nostro Paese è arrivata a 6,2 miliardi di euro (+1%) (fonte: CSO Italy).
Per quanto riguarda specificamente la frutta, nel semestre da gennaio a giugno è stata acquistata per un volume complessivo di 1,28 milioni di tonnellate (-10% sullo scorso anno) con il prezzo medio incrementato del +9%.
I contributi dei relatori
A Salvo Garipoli, Direttore di SG Marketing, società di consulenza specializzata in servizi di marketing agroalimentare, il compito di guidare il convegno. I lavori sono iniziati con il saluto da parte di Marco Protopapa, Assessore all’Agricoltura di Regione Piemonte, di Sergio Paschetta, Sindaco di Cavour, e con l’intervento di Enrico Allasia, Presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, che ha confermato l’essenzialità della frutticoltura per la regione, precisando la complessità del momento: “I mercati sono in forte cambiamento, vi sono player europei con i quali confrontarsi e dai quali attingere idee per nuove strategie. Le dinamiche in campo sono molte e coinvolgono dai produttori alla distribuzione, per questo auspichiamo che, ascoltando tutti gli operatori, si possano comprendere le diverse visioni e fare una sintesi, ovvero trovare un modo per fare rete tutti insieme, capendo le esigenze reciproche per valorizzare e remunerare la produzione frutticola regionale”.
Completa Tommaso Visca, Presidente di Confagricoltura Torino: “È indubbio che il produttore resta, al momento, ancora l’anello più debole della filiera, in Piemonte in particolare. Le situazioni contingenti – dalle dinamiche della crisi al post-Covid – non hanno consentito a chi produce di recuperare margini. In un contesto del genere si fa fatica a produrre, i nostri settori sono sottoposti a pressioni non semplici da gestire. Sollecitiamo che si attivi almeno un confronto e che anche la politica si faccia carico delle problematiche dell’agricoltura”.
Michele Ponso, Presidente di FNP Federazione Nazionale Frutticoltura di Confagricoltura, nel suo intervento, ha posto l’accento sull’importanza del confronto con i Paesi europei, Spagna e Polonia in particolare, ospiti internazionali del convegno: “Dobbiamo aprirci al dialogo e alla conoscenza di mercati lontani dai nostri, che però dall’Italia tanto hanno imparato e che sono riusciti a crescere rapidamente. Oggi sta a noi capire come questi player si muovono e progredire, anche a fronte di tutte le difficoltà che ben conosciamo: non dobbiamo restare indietro. Quest’anno si presenta migliore rispetto al precedente, i produttori sono meno vessati dai costi e i prezzi di vendita sono più alti: un momento propizio per aggiungere consapevolezza e conoscenza”.
Accorato l’appello di Carola Gullino, Presidente Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta, che dopo aver ricordato che l’agricoltura sta vivendo un momento senza precedenti (per condizioni climatiche nuove, consumi in calo, alti costi di produzione), auspica un vero radicale cambiamento: “A livello di prodotti, processi, nuove tecnologie, approccio alla filiera. Intendo un vero cambio di visione, per connettere il più possibile tutti gli attori e ottenere maggiore collaborazione e giungere a una strategia comune. È necessario, a mio parere, arrivare finalmente a parlare non più di prezzo, bensì di qualità, attraverso piani di comunicazione che giungano in modo efficace al consumatore finale”. In merito alla situazione specifica dell’ortofrutta piemontese, Gullino chiede una maggiore aggregazione e strategia comune, un cappello unico per le tante OP che: “Permetta di definire un percorso comune e un marchio unico, così da aumentare il numero delle referenze per la GDO e spuntare anche un miglior prezzo”.
Le esperienze estere: Spagna e Polonia
Come accennato inizialmente, essenziale è in questo momento il confronto con gli operatori frutticoli di altri Paese europei. Proprio per arricchire le esperienze con visioni internazionali sono stati ospitati in streaming un player spagnolo, Llorenç Frigola della cooperativa Girona Fruits, che ha offerto una panoramica sulla filiera frutticola spagnola, e Miroslaw Maliszewski, Presidente dell’Associazione dei coltivatori di frutta polacchi ZSRP, che ha tracciato la storia e le attività della filiera delle pomacee.
Quanto è competitiva la filiera?
A Mario Schiano Lo Moriello, analista di mercato Ismea, è stato demandato il compito di proseguire gli interventi con un’analisi basata su dati oggettivi e di respiro internazionale. Nel suo intervento dal titolo
“La competitività della filiera frutticola italiana nel contesto internazionale turbolento”, Schiano Lo Moriello ha inizialmente presentato i numeri del settore che vede, con specifico riferimento alla frutta fresca, un calo della superficie investita di 10.500 ettari in cinque anni (-4,2% vs 2018) e una produzione pari a 5,3 milioni di tonnellate, -320 milioni di chili in 5 anni, con un valore della produzione alla fase agricola pari a 3.200 milioni di euro (+7,2 vs 2018).
Da osservare con molta attenzione le esportazioni, pari a 3 miliardi di euro, +435 milioni in 5 anni (+17%). Come già anticipato da altri relatori: “Il quadro in cui operano i frutticoltori è sempre più complesso, basti pensare al cambiamento climatico, che porta con sé nuove problematiche, come l’alterazione dei cicli biologici delle colture, danni alle produzioni sia per qualità che per quantità. Quali le possibili soluzioni? A nostro parere occorre puntare su ricerca, innovazione, comunicazione e promozione. Per raggiungere questi obiettivi occorre una aggregazione dei produttori, sia per mettere insieme il prodotto (l’offerta), le risorse finanziare e l’ingegno, che per definire strategie univoche e condivise”.
GDO e Normal Trade e il valore della frutta
Il convengo è poi proseguito con la tavola rotonda, moderata sempre da Salvo Garipoli di SG Marketing, dal titolo “Il valore della frutta per il mercato che cambia: il ruolo del territorio e le strategie di sostegno alla categoria in GDO e nel Normal Trade”.
Sono intervenuti Gianluca Cornelio Meglio, Direttore Generale di CAAT, Centro Agroalimentare Torino SCPA; Giovanni D’Alessandro, Direttore di canale Basko e Lead Director Progetto Retail Gruppo Sogegross; Fabio Ferrari, Direzione Commerciale Food Coop Italia, buyer ortofrutta.
Gianluca Cornelio Meglio ha ricordato come la valorizzazione dell’ortofrutta possa passare dai distretti, che favoriscono i localismi come momento di promozione del territorio e creazione di reti. Ha raccontato
come il CAAT non abbia solo funzioni amministrative, ma sia un vero e proprio: “Acceleratore di sviluppo per le imprese. Penso ai servizi di digitalizzazione che offriamo; penso al ruolo di facilitatore dell’export, non per altro siamo iscritti alla Chambre de Commerce Franco Italienne. Lavoriamo con altri enti per implementare un sistema di certificazione di qualità di ‘identità del territorio’ da conferire al prodotto che transita dal CAAT e viene sottoposto a verifiche. Siamo un vero ecosistema, che ci impegniamo a raccontare all’esterno, valorizzando le persone e mantenendo forte il legame con il territorio”.
Ugualmente importante il punto di vista di un altro spaccato della filiera, quello della GDO. Sogegross, nei suoi punti di vendita Basko, dedica uno spazio all’ortofrutta – a parità di superficie – superiore dell’8% a quello delle altre insegne. Parte proprio da qui la disamina di Giovanni D’Alessandro, che precisa come: “Forte sia l’attenzione da parte nostra nei confronti delle filiere dei territori, piemontese compresa. Un particolare impegno mettiamo nella costruzione delle partnership e nei confronti delle filiere ortofrutticole. Tipicamente, prediligiamo le gamme complete – ovvero numerose varietà dello stesso prodotto – quando siamo in stagione; per valorizzare i prodotti cerchiamo di raccontare direttamente in reparto le caratteristiche delle singole referenze”. D’Alessandro lascia un messaggio al mondo della produzione: “Per noi è giunto il momento della selezione delle aziende con cui collaborare; preferiamo infatti costruire un rapporto tailorizzato con poche imprese produttive che ci garantiscano però costanza nella qualità da presentare a scaffale”.
Cosa accade se i singoli attori della filiera non hanno un terreno comune su cui dibattere? Fabio Ferrari di Coop fa riferimento proprio al concetto di territorialità per raccontare come vi siano visioni diverse, a tutto svantaggio di un processo di sviluppo comune. “Da una parte – spiega – è ormai noto che il consumatore sia disposto ad acquistare e spendere di più nel momento in cui si trova di fronte a un prodotto dal posizionamento premium. Dall’altra, giustamente, gli operatori si attendono un ritorno economico maggiore. La frammentazione dei produttori non incontra le necessità della GDO, che lavora con volumi importanti. Cosa fare dunque? Come Coop abbiamo scelto di valorizzare i prodotti del territorio e quelli locali attribuendo un posizionamento medio-alto, raccontandoli e facendoli emergere a scaffale. Ogni cooperativa attribuisce un nome specifico alle referenze: ‘OrtoQui’ è per esempio il marchio collettivo scelto proprio da Coop Consorzio Nord Ovest per identificare i prodotti tipici locali, ortaggi e frutta, coltivati in Liguria, Lombardia e Piemonte. Oltre a ciò, laddove possibile, se sono presenti i volumi, si cerca sempre di valorizzare il prodotto attribuendo il marchio Fior Fiore”. Completa lasciando un messaggio che è il fil rouge dell’intero convegno: “Essenziale è che la filiera impari a fare rete”.
Per una conclusione “attiva”
Poste le sfide e le criticità del comparto, dal convegno sono emerse con chiarezza delle indicazioni per un prosieguo strategico dell’impegno di ciascun player: “Lavorare – completa Salvo Garipoli – sul miglioramento del processo produttivo e logistico; sull’innovazione varietale; sulla comunicazione al consumatore. I dati ci dicono che il cliente finale è disposto a spendere per un prodotto del territorio; che nonostante un calo nei volumi, sia propenso a mangiare più frutta e verdura anche nel fuori pasto – prova ne è l’interesse dell’industria che sta abbinando la frutta e la verdura a contesti nuovi, dall’acqua ai panificati – ecco allora che è necessario che le filiere produttive si facciano interpreti credibili di questo contesto, sempre ricordando che il mercato nel quale si trovano a competere è sempre di più globale”.
Si terrà domani 8 novembre alle ore 14.30 a Cavour (Torino) il convegno dal titolo “FRUTTA: Piemonte, Italia, Europa. Dinamiche produttive e commerciali”.
L’incontro, organizzato da Confagricoltura Cuneo e Confagricoltura Torino nell’ambito della manifestazione Tuttomele, rappresenta un’occasione di confronto dell’intera filiera frutticola per analizzare i cambiamenti e le sfide di mercato.
L’evento sarà suddiviso in diverse sezioni ognuna delle quali affronterà un tema specifico: partendo dall’analisi della competitività della filiera frutticola italiana nel contesto internazionale, passando per il mercato e lo sviluppo della frutticoltura in Europa sino ad arrivare a riflettere sulle possibili strategie da mettere in campo per “assegnare valore” alla frutta nel mercato che cambia.
Il convegno vedrà quindi numerosi interventi di rilevanti esponenti della filiera sia produttiva che distributiva ed offrirà informazioni sui trend della produzione e sulle dinamiche legate alla vendita.
In allegato la locandina del programma.
Si è svolta ieri, 30 giugno, all’Hotel Novarello Resort & Spa di Granozzo con Monticello, l’assemblea annuale di Confagricoltura Piemonte, organizzata con la partecipazione dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) e di SpinEnergy – Agrovoltaico.

Assemblea annuale di Confagricoltura Piemonte: a Novarello una tavola rotonda sull’agricoltura del futuro in Piemonte
Le risaie novaresi sono dunque servite da sfondo per fare il punto sulla situazione della Federazione degli imprenditori agricoli piemontesi guidata dal presidente Enrico Allasia. “Sono stati due mandati intensi, ricchi di eventi imprevedibili che ci hanno obbligato molte volte a ripensare, anche in modo radicale, al nostro modo di fare agricoltura” ha affermato all’apertura dei lavori Allasia, che a dicembre, dopo sei anni alla presidenza terminerà il suo incarico.
Dopo una prima parte riservata ai soci, la mattinata è proseguita con una tavola rotonda aperta al pubblico dal titolo “Verso l’agricoltura del futuro: un nuovo concetto di prodotto, processo e risorsa”, condotta da Gianfranco Quaglia, giornalista della Stampa, con gli interventi dell’assessore alla Ricerca e Ambiente Matteo Marnati, dell’assessore all’Agricoltura Protopapa e con le relazioni della dott.ssa Eliana Baici e della dott.ssa Cinzia Mainini, rispettivamente docente di Politica economica e ricercatrice, del DiSSTE (Dipartimento per lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica) dell’Università del Piemonte Orientale. “Per far fronte ai cambiamenti climatici sempre più frequenti, l’agricoltura deve collaborare con i settori strategici dell’economia: non possiamo pensare che l’attore principale del benessere ambientale non si interfacci con il tessuto industriale e con il settore terziario dei servizi, che sul territorio hanno impatti importanti a tutti i livelli” ha affermato la dott.ssa Baici.
Il concetto di sostenibilità economico ambientale, di tutela e di salvaguardia dei prodotti tipici è stato sviluppato anche dal direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, in collegamento per l’occasione da Roma. “Conosco bene le criticità che interessano la regione Piemonte e mi auguro che le autorità presenti ascoltino la voce degli agricoltori in sala, che ogni giorno affrontano i rincari energetici, la minaccia della PSA, la crisi idrica o per contro, alluvioni inaspettate” ha concluso il direttore generale.
In collegamento dal Giappone, infine, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha sottolineato quanto il settore primario sia fondamentale per gli equilibri e la stabilità di un Paese. “Come per gli altri settori produttivi, il futuro dell’agricoltura è legato alle innovazioni. È necessario, quindi, guardare con fiducia, senza pregiudizi, ai risultati della ricerca scientifica, utilizzando tutte le innovazioni disponibili, comprese quelle dell’ingegneria genetica”.
Il presidente ha anche voluto ricordare come la PAC sia nata nel 1960 con l’obiettivo di tutelare il reddito degli agricoltori e la sicurezza alimentare dei cittadini europei. “E’ importante continuare a lavorare per questo, così come è importante che la PAC rimanga una politica economica, anche per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della transizione ecologica, per le quali occorreranno sicuramente ulteriori fondi dedicati”.
In occasione della “Giornata nazionale degli alberi“, Confagricoltura Piemonte ha voluto riportare l’attenzione sul te
In Piemonte, la superficie boschiva supera il milione di ettari. Negli ultimi 60 anni le superfici boscate del territorio subalpino sono aumentate dell’80%, arrivando ad occupare il 37% del territorio regionale, con 1 miliardo di alberi, 52 specie arboree e 40 specie arbustive.
“Si tratta di un patrimonio di biodiversità eccezionale che oltre a produrre legno valorizza il paesaggio e l’ambiente, contribuendo in modo determinante al sequestro dell’anidride carbonica e purificando l’aria“. Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte e della Federazione nazionale di prodotto delle risorse boschive di Confagricoltura. “Gli alberi forniscono ossigeno, proteggono il suolo, migliorano la qualità dell’aria e la vivibilità dei luoghi, svolgendo un ruolo fondamentale nella lotta al surriscaldamento globale“.
“Riguardo ai boschi – afferma Allasia – occorre effettuare una riflessione che non si limiti alla valorizzazione del verde attraverso nuove piantagioni, ma ponga in evidenza una gestione oculata di questo patrimonio“. Prosegue il presidente “Dobbiamo lavorare sul riordino fondiario, sull’aggregazione, sulla pianificazione forestale che oggi coinvolge solo il 15% delle superfici e sulla formazione degli operatori che vi lavorano, per cercare di portare avanti questo concetto di valorizzazione del bosco non solo in termini di prodotto, ma anche di servizi ecosistemici“.
Il bosco – ricorda Confagricoltura – copre circa il 30% dell’intero territorio nazionale (circa 11 milioni di ettari): con una selvicoltura efficiente, valorizzata e rafforzata soprattutto nelle aree montane, si potrebbe creare nuova ricchezza, occupazione e contrastare in modo efficace il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico.
“Se consideriamo che un cittadino consuma mediamente 167 kg all’anno di CO2, – conclude Allasia – e che in Piemonte sono residenti circa 4,400 milioni di persone significa che, all’anno, dovremmo piantare 150 milioni di alberi per compensare l’emissione di CO2 dei singoli cittadini. La Regione ha un buon patrimonio arboreo e una maggiore attenzione verso il patrimonio forestale potrà contribuire a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, sempre più evidenti”.
Oggi 15 ottobre, si celebra la Giornata internazionale delle donne rurali, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre del 2007.
“Si afferma sempre più il ruolo delle donne in agricoltura, impegnate a pieno titolo nel primario, come conduttrici d’azienda e più che raddoppiate, soprattutto grazie all’impegno delle più giovani, nelle società di capitali e di persone“. Lo ha detto Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna, analizzando il trend positivo degli ultimi anni.
In Piemonte, le imprese attive condotte al femminile rappresentano il 27.9% del totale. “Orientate verso la diversificazione e la multifunzionalità, in azienda, il ruolo della donna cresce di importanza dove all’attività agricola tradizionale si associano altri servizi, come per esempio l’ospitalità negli agriturismi, nelle fattorie didattiche o più semplicemente nelle aziende che praticano la vendita diretta” conferma Paola Sacco presidente di Confagricoltura Donna Piemonte e di Confagricoltura Alessandria, conduttrice di un’azienda agricola di circa 270 ettari, col marito e la figlia.
“La percentuale di donne che hanno fatto richiesta e beneficiato della misura sulla diversificazione” dice Lella Bassignana Presidente di Agripiemonteform (Ente per la formazione professionale di emanazione della Confagricoltura del Piemonte) di Confagricoltura – “è superiore rispetto a quelle degli imprenditori confermando l’attitudine delle imprenditrici per le attività rurali non prettamente tradizionali, che richiedono competenze nel gestire il rapporto con il pubblico e nel formulare un’offerta più composita delle proprie attività. Le imprenditrici non solo si rilevano “più smart”, “più green”, “più inclusive”: l’utilizzo delle rilevazioni aeree via satellite, con i droni e le etichette parlanti capaci d’individuare la provenienza dei prodotti, produzioni di agroenergie, nel biologico, le aziende sociali“.
“Decidere di investire per sviluppare l’imprenditoria femminile, conclude Lella Bassignana, significa anche impegnarsi per accrescere opportunità, ridurre il divario di genere, conciliare i tempi di vita con il lavoro ripensando ai servizi di sostituzione“.
Senza interventi si va verso l’abbandono del comparto.
“L’emergenza determinata dalla siccità ha aggravato significativamente la situazione di difficoltà economica degli allevamenti a causa della scarsa disponibilità di foraggi di primo taglio, della contrazione della produzione di mais di primo raccolto e della compromissione delle coltivazioni di secondo raccolto, quali mais, sorgo, panico ed erbai vari“. Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte, esprime preoccupazione per lo stato di salute del comparto degli allevamenti bovini; la questione è stata affrontata ieri (7 settembre) al tavolo di filiera che si è riunito all’assessorato regionale all’Agricoltura guidato da Marco Protopapa, al quale hanno partecipato il presidente della sezione allevamenti bovini da carne di Confagricoltura Piemonte Alberto Brugiafreddo e il vice direttore dell’organizzazione agricola Paolo Bertolotto.
Dall’incontro è emerso che, in base ad uno studio condotto su un campione rappresentativo di aziende, aggiornato alla luce dei recenti forti rincari delle materie prime e dell’energia, gli allevamenti di bovini registrano attualmente una perdita di 41 centesimi al chilogrammo (peso vivo, riferito a capi maschi) rispetto al prezzo massimo rilevato dai mercuriali della Camera di commercio di Cuneo.
La scarsa redditività degli allevamenti spinge gli allevatori all’abbandono delle stalle; nel 2010 in Piemonte c’erano 3.625 allevamenti di bovini da carne con 264.488 capi; attualmente il numero delle stalle è sceso a 2.828, con 239.821 capi bovini allevati. In un decennio praticamente una stalla su cinque ha chiuso i battenti.
“È una situazione che ci preoccupa – dichiara Enrico Allasia – perché in assenza di misure adeguate, si rischia di andare incontro a una forte contrazione degli allevamenti, anche a causa dei probabili aumenti delle materie prime che si profilano nei prossimi mesi a seguito del peggiorare della crisi dovuta al conflitto russo-ucraino. Per questi motivi – aggiunge Allasia – oltre ai sostegni diretti agli allevatori già previsti a livello comunitario e nazionale e a quelli indispensabili e urgenti finalizzati a contenere il costo dell’energia, sarebbe importante che nelle sedi istituzionali competenti si promuovessero azioni, anche strutturali, idonee a riposizionare sul mercato, in un ambito economicamente sostenibile, la carne di bovino e in particolare quella della razza Piemontese certificata“.
I vigneti del Novarese e del Canavese scheletrizzati dal coleottero polifago. Allasia: “Vanno potenziati monitoraggi e piani di intervento: i danni devono essere ristorati”.
“Stiamo ricevendo dalle nostre sedi territoriali, in particolare delle province di Novara, Vercelli e Torino, segnalazioni di un forte aumento degli attacchi di Popillia – afferma Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte – in particolare su vite e piccoli frutti, ma più in generale su tutte le colture agrarie. I danni sono rilevanti e si aggiungono all’emergenza siccità; per questo è necessario un piano straordinario di interventi”.
La Popillia japonica si sta diffondendo progressivamente in Piemonte almeno dal 2015. Si tratta di un insetto nocivo: è un coleottero scarabeide che vive parte della sua vita allo stadio di larva o pupa nel terreno (da luglio/agosto a fine maggio dell’anno successivo), soprattutto nei prati irrigui e in altre colture irrigue nutrendosi delle radici. Da inizio giugno fino a fine agosto è presente l’adulto, che si nutre di numerose specie di piante, tra cui alberi da frutto, vite, nocciolo, piccoli frutti, mais, soia, piante ortive e ornamentali (es. melanzana, basilico, rosa, glicine), essenze forestali e specie selvatiche (per esempio tiglio, betulla, olmo, rovo, ortica). Ha un comportamento gregario e quindi gli adulti possono essere presenti in gran numero su una o più piante vicine, provocando estese erosioni a carico di foglie, fiori e frutti in maturazione. “Nel pieno dell’infestazione – chiarisce Marco Boggetti, responsabile dell’area tecnica ambiente di Confagricoltura Piemonte – sono sufficienti poche ore per defogliare, per esempio, un vigneto o un impianto di piccoli frutti e comprometterne la produttività“.
Per la difesa delle produzioni è possibile effettuare trattamenti con prodotti fitosanitari, ma molto spesso sono necessari più interventi, anche ravvicinati, che comportano un notevole dispendio economico. Anche i metodi a minore impatto, che utilizzano trappole e antagonisti, sono di gestione molto onerosa, sia dal punto di vista logistico, sia sotto il profilo dei costi.
“Siamo consapevoli che la Regione Piemonte ha ben presente questa problematica – aggiunge Allasia – e di come la stia gestendo con opportuni piani di monitoraggio e lotta. Tuttavia, come indicano i monitoraggi stessi, le infestazioni di Popillia quest’anno, anche per l’inverno mite che ha favorito la sopravvivenza delle larve, sono aumentate in maniera esponenziale, provocando danni insostenibili alle colture, con la prospettiva di un ulteriore peggioramento della situazione nelle prossime campagne, anche per la prevedibile rapida diffusione dell’insetto nelle zone del Piemonte che sino a oggi sono state risparmiate.
Alla Regione chiediamo interventi tempestivi, deroghe all’uso di prodotti fitosanitari già in commercio e autorizzazioni all’impiego di prodotti più specifici, nonché bollettini che possano guidare con precisione gli interventi. Confagricoltura e le aziende agricole sono disponibili a collaborare in progetti regionali o universitari per il controllo dell’insetto, ma necessitano di uno scambio di informazioni tempestivo e continuo nell’applicazione di tutte le tecniche di lotta. Inoltre le zone incolte e arborate devono essere bonificate per evitare poi successive migrazioni. Tutte le azioni devono essere guidate dagli esperti del settore fitosanitario e non solo nel periodo di volo dell’insetto, ma soprattutto durante la fase di svernamento, cercando di ridurre al minimo già la presenza di larve nel terreno. Oltre a intensificare e rendere più efficace la lotta all’insetto, alla Regione chiediamo anche di individuare le possibili modalità di aiuto per gli agricoltori colpiti, in modo da sostenerli nell’attività di lotta e ristorarli dei danni subiti, che si aggiungono a tutte le difficoltà che sta attraversando attualmente il comparto agricolo per la siccità, l’aumento incontrollato dei costi di produzione e lo sconvolgimento delle dinamiche di mercato dovuto alle crisi internazionali“.
Le previsioni meteorologiche per il Piemonte per i prossimi giorni indicano condizioni soleggiate e temperature tendenti a portarsi su valori primaverili .

Confagricoltura: in Piemonte semine condizionate da siccità e carenza di fertilizzanti
Negli ultimi giorni del mese potrebbe presentarsi una depressione con aumento della nuvolosità e qualche pioggia sparsa, che si rivelerebbe provvidenziale per le campagne, che soffrono di una crisi idrica a livelli estremi.
“Verso la fine di questa settimana – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – con l’innalzamento delle temperature minime gli agricoltori avvieranno la maggior parte delle semine delle colture primaverili, con molte difficoltà dovute alla siccità, ai costi energetici e ai prezzi”.
I tecnici di Confagricoltura Piemonte spiegano che, in primo luogo, nei mesi a venire senza una dotazione di acqua significativa sarà pressoché impossibile realizzare una produzione soddisfacente.
“Inoltre i costi stanno lievitando in misura esponenziale. Il gasolio agricolo, rispetto a un anno fa, è aumentato del 48%, mentre l’urea è rincarata addirittura del 270%”, chiarisce Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte.
Da qualche settimana a Ferrara ha sospeso temporaneamente l’attività l’unico impianto italiano per la produzione dell’urea, concime azotato largamente usato nella concimazione del mais e degli altri cereali, di proprietà della multinazionale norvegese Yara Cara International; con il prezzo del gas ai livelli attuali per l’industria non risulta più conveniente produrre urea e ammoniaca.
Oggi l’urea arriva in quantità modeste da altri Paesi, prevalentemente dall’Egitto. “Gli approvvigionamenti di concimi azotati sono ridotti – dichiara Marco Boggetti, responsabile dell’area tecnica ambiente di Confagricoltura Piemonte – e seminare mais è problematico per gli alti costi di fertilizzazione. Complice la siccità, gli agricoltori stanno orientando le loro scelte anche verso soia, pisello proteico ed erba medica, definite colture azoto-fissatrici perché in grado di catturare l’azoto presente nell’atmosfera”. Nei terreni più secchi e collinari, che non potranno essere irrigati, si seminerà anche il girasole. Chi può utilizza la concimazione organica, con il letame o con il digestato proveniente dagli impianti per la produzione di biogas, prodotto quest’ultimo che è anche un ottimo ammendante.
Il problema dei costi di produzione impatterà pesantemente sul bilancio delle imprese agricole. “I nostri tecnici hanno fatto un rapido conto – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – prendendo a base la superficie di mais che è stata seminata l’anno scorso. In Piemonte sono coltivati circa 132.000 ettari di mais: ipotizzando un impiego medio di 3 quintali di urea ettaro, in quanto il concime viene utilizzato in abbinamento ad altri fertilizzanti minerali e organici, il costo riferito a questa operazione l’anno scorso era di circa 120 euro. Quest’anno lo stesso intervento costerà 320 euro e solo per la concimazione azotata si spenderanno complessivamente 26,4 milioni di euro in più. È per questo che gli agricoltori cercano di risparmiare anche su queste pratiche”.
In generale, per quanto riguarda la dotazione di nutrienti, ci sarà un impoverimento dei terreni – spiegano i tecnici di Confagricoltura – ma perlomeno si inizierà a risparmiare sui costi di produzione, a fronte di raccolti incerti per la scarsità di acqua, senza contare che la fiammata dei listini dei cereali, che in questo periodo hanno visto aumentare le quotazioni anche del 100% rispetto a un anno fa, potrebbe subire, di qui alla fine dell’anno, una flessione dei prezzi.
In questa situazione per le aziende zootecniche è indispensabile puntare il più possibile sulla capacità di auto-approvvigionamento di foraggi e cereali. Le quotazioni dei bovini da carne, dei suini e del latte, in particolare, sono pressoché stazionarie e gli allevatori non riescono più a compensare l’impennata dei costi di produzione. “Per chi deve approvvigionarsi in misura significativa di mangimi al di fuori dell’azienda la situazione sta diventando insostenibile – commenta il presidente Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – e per questo nelle settimane scorse abbiamo chiesto alla Regione Piemonte un momento di confronto con l’intera filiera lattiero casearia per evitare la chiusura delle stalle. La costituzione di una mandria efficiente, in grado di realizzare produzioni zootecniche di qualità, richiede investimenti, selezione genetica ed esperienza: quando si chiude un allevamento è per sempre e il sistema agroalimentare del made in Italy non può permettersi il lusso di correre un rischio del genere, soprattutto in un momento in cui diventa fondamentale rafforzare la produzione interna”.
Oggi la conferenza stampa con il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Il bilancio tracciato da Confagricoltura Piemonte rileva produzioni in calo e prezzi in aumento per i cereali e le oleaginose; significative perdite di raccolti anche per prati, erbai, medicai e ortofrutta. Eccellente la vendemmia. Redditività sempre più scarsa per gli allevamenti zootecnici; quasi azzerata la produzione di miele.

Confagricoltura: gelate e siccità hanno condizionato l’annata agraria in Piemonte
Un inverno mite, una primavera piovosa con temperature fortemente altalenanti e una serie di gelate tardive, associati a un’estate calda e particolarmente asciutta, seguita da un autunno nuovamente mite: questo l’andamento climatico che ha segnato l’annata agraria 2020-2021, caratterizzata da una grave e perdurante siccità, che ha interessato soprattutto il Piemonte meridionale.
Le coltivazioni erbacee, frumento e mais in particolare, ma anche prati, medicai ed erbai annuali hanno patito la carenza idrica riducendo in modo significativo le produzioni, mentre le coltivazioni legnose, frutteti e vigneti in particolare hanno retto meglio, limitando il quantitativo dei raccolti, che si sono però rivelati di buona qualità.
Dal bilancio dell’annata agraria tracciato oggi con una conferenza stampa da Confagricoltura Piemonte emerge che la campagna del grano tenero si è chiusa con un calo produttivo di circa il 10%, mentre la riduzione di raccolto per l’orzo è stata più contenuta.
Anche il mais risentito dell’andamento stagionale favorevole, con un calo produttivo del 30 – 40% e localmente con un azzeramento della produzione a causa di grandinate, piogge violente e forte siccità in alcune aree della regione.
Da segnalare l’andamento positivo dei prezzi dei cereali, spinti dall’ondata dei rincari delle materie prime a livello mondiale, che hanno però messo in difficoltà la zootecnia per il forte aumento dei costi energetici e dei mangimi.
Appare in leggero calo, anche se per avere un quadro preciso occorrerà ancora qualche settimana, la produzione risicola, con qualità di buon livello.
Sostanzialmente stabile la produzione di oleaginose, quali soia, girasole e pisello proteico.
Il vigneto piemontese ha regalato la vendemmia di ottima qualità, anche se non abbondante, con un calo di produzione di circa il 10% rispetto all’anno scorso.
Le gelate del mese di aprile e l’estate con un periodo di forte caldo alternato da violenti temporali hanno danneggiato prima le fioriture e poi il raccolto dei frutteti: in forte calo la produzione di pere (-70%), di pesche (-50%), di susine e kiwi (-30%), di albicocche (-35%). Segnalati cali produttivi anche per quanto riguarda ciliegie (-20%) e mele (-12%).
Produzioni ridotte, ma di ottima qualità, per le fragole e i piccoli frutti (ribes, lamponi, mirtilli). L’annata è stata favorevole per il castagno, che però sconta gli effetti economici di una scarsa domanda.
Il meteo ha condizionato anche le coltivazioni orticole in pieno campo: soddisfacente invece l’andamento del mercato, con prezzi in sostanziale tenuta.
La prolungata siccità e il clima torrido dei mesi estivi hanno provocato problemi di produzione per prati, erbai e medicali, con perdite di raccolto del 30- 40%.
Sul fronte degli allevamenti zootecnici in generale si rileva un forte calo di redditività, dovuto all’aumento dei costi di produzione.
In pesante difficoltà gli allevamenti avicoli (produzione di polli da carne, tacchini e uova), forti consumatori di cereali e proteoleaginose.
Si segnalano forti preoccupazioni per la pressione delle produzioni estere sul mercato dei bovini da carne, che continuano a scontare bassi prezzi all’origine.
Continuano a permanere basse le quotazioni del latte alla stalla, con prezzi stazionari che penalizzano gli allevatori.
Situazione pesante anche per i suini: dopo gli aumenti di prezzo degli animali vivi nel periodo tra aprile e agosto, nei mesi di settembre e ottobre si è registrata una significativa riduzione dei prezzi e attualmente, per quanto riguarda i suini da macello più pregiati (quelli di peso tra i 160 e i 176 kg) il prezzo è inferiore dell’1,13% rispetto all’anno scorso.
Andamento particolarmente sfavorevole per l’apicoltura: le numerose avversità meteorologiche hanno causato una forte riduzione, quando non addirittura l’azzeramento, delle rese dei mieli primaverili più importanti e compromesso anche le produzioni estive.
Continua a ridursi il numero delle imprese agricole. In base ai dati dell’Anagrafe Unica della Regione Piemonte le aziende agricole erano 70.780 nel 2005, 62.706 nel 2010, 42.150 l’anno scorso e 40.152 quest’anno. “Nonostante la riduzione del numero delle imprese si mantiene sostanzialmente stabile la percentuale di giovani agricoltori: i titolari di azienda con meno di 41 anni erano il 14% nel 2010, mentre quest’anno sono il 13,6%. Ciò significa che il settore primario ha la necessità di un forte ricambio generazionale – dichiara il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – per poter affrontare con vigore le nuove sfide sul fronte della competitività e dell’internazionalizzazione“.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia rimarca che “Occorre migliorare l’efficacia delle politiche agricole per favorire uno sviluppo sostenibile delle imprese: si tratta di utilizzare meglio i fondi del programma dello sviluppo rurale, intensificando la collaborazione nella Conferenza Stato Regioni e accelerando il confronto sulla nuova programmazione regionale. Inoltre due problemi che ci assillano da troppo tempo – conclude Allasia – e che devono trovare al più presto soluzione: la riduzione della burocrazia e la lotta agli animali selvatici che rappresentano ormai una piaga per le imprese agricole piemontesi“.
Come ha ricordato il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo alla conferenza stampa di oggi “La politica agricola comunitaria finora ha garantito ai cittadini cibo di qualità, salubre e in quantità. La nuova impostazione è a forte vocazione sociale: ci sarà un riequilibrio delle erogazioni a favore delle piccole imprese. Ciò che non occorre perdere di vista – ha aggiunto Giansanti – è il sostegno alla competitività delle imprese che per essere sostenibili devono assicurare un reddito adeguato agli agricoltori“. Il presidente di Confagricoltura ha ancora ricordato il contributo ecosistemico dell’agricoltura in termini di contrasto al cambiamento climatico. “Lavoreremo per sfruttare meglio boschi e foreste e per avviare un piano straordinario di produzione di proteine vegetali che riduca la nostra dipendenza dall’estero – ha concluso Giansanti – augurandoci che l’agricoltura possa utilizzare appieno i fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza per continuare ad offrire il proprio contributo alla valorizzazione dell’ambiente“.
Gelate primaverili, tempo eccessivamente umido e grandinate estive dirompenti stanno costringendo i frutticoltori piemontesi a veri e propri tour de force per controllare lo sviluppo di parassiti e fitopatie.

Piemonte: per Confagricoltura le assicurazioni da sole non bastano più
“E’ un’annata difficile – chiarisce Michele Ponso, presidente della federazione nazionale di prodotto frutticola di Confagricoltura – che ci vede impegnati a tempo pieno per adottare pratiche colturali integrate per limitare al minimo i trattamenti chimici per la difesa dei frutteti. Il cambiamento climatico in atto impatta pesantemente sulle modalità di coltivazione e le calamità che si susseguono stanno assestando duri colpi alla nostra capacità imprenditoriale. Per questo chiediamo un aiuto alle istituzioni, le quali devono presente che il comparto frutticolo in Piemonte coinvolge oltre 5.800 aziende agricole e una superficie di 13.000 ettari“.
Le gelate dell’ultima primavera, in particolare nel Saluzzese e, seppur in minor misura, negli altri areali frutticoli del Piemonte hanno ridotto drasticamente se non azzerato del tutto la produzione di albicocche, susine, kiwi e pere. Michele Ponso, di Lagnasco (Cuneo), frutticoltore che conduce un’azienda con 130 ettari di frutteti nelle province di Cuneo e Verona, dove vengono prodotti piccoli frutti (mirtilli, lamponi e kiwi berry), pesche, nettarine, susine, kiwi e mele, conosce bene i problemi.
“Le difficoltà sono molte – sottolinea Ponso – a partire dalla carenza di liquidità, indispensabile per sostenere i costi di gestione delle coltivazioni, che quest’anno non daranno frutti, in attesa del raccolto del prossimo anno. Auspichiamo un sostegno degli enti pubblici nelle garanzie da fornire al sistema bancario per prorogare le scadenze delle operazioni di credito, oltre alla definizione puntuale delle provvidenze, che oggi ancora manca, relative allo sgravio contributivo per i lavoratori autonomi e per i dipendenti delle imprese danneggiate”.
Alle difficoltà climatiche e a quelle del Covid – spiega Confagricoltura – si aggiungono i danni dell’infestazione della cimice asiatica, parassita difficile da contenere.
Confagricoltura ribadisce inoltre la necessità di una rivisitazione complessiva del decreto legislativo 102/2004, relativo al cosiddetto Fondo di solidarietà nazionale contro le calamità atmosferiche: oggi gli aiuti sono limitati, non coprono tutto il danno e vengono erogati con molto ritardo. “Servono strumenti più agili – sottolinea Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – integrando la dotazione del Fondo che manifesta tutti i suoi limiti nell’offrire una compensazione adeguata rispetto alle perdite del settore primario”.
Confagricoltura chiede inoltre alla Regione e ai parlamentari del territorio di impegnarsi sulla ristrutturazione del sistema assicurativo, che con il cambiamento climatico in atto spinge le compagnie a trascurare questo ramo di rischio per la frequenza dei sinistri. “Dobbiamo garantire un miglior efficacia della difesa passiva, costituita dal sistema assicurativo, e al tempo stesso sperimentare nuove possibilità di intervento nella difesa attiva – conclude Allasia – per limitare danni che diventano sempre più importanti”.