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EXPORT VINICOLO ITALIANO: VENETO LEADER CON IL RECORD STORICO

Il fatturato proveniente da vini fermi e spumanti è quasi alla pari, gli Stati Uniti si confermano mercato di riferimento.

EXPORT VINICOLO ITALIANO: VENETO LEADER CON IL RECORD STORICO

Un 2024 trionfale per l’export vinicolo regionale: il Veneto non solo si è confermato il traino del settore italiano all’estero, ma ha anche messo a segno l’ennesimo record storico, sfiorando i 3 miliardi di fatturato, che equivalgono al 37% del totale nazionale.

A testimoniarlo il report “L’export di vino veneto nel mondo” pubblicato dall’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, il quale evidenzia numeri, dinamiche e implicazioni che hanno caratterizzato la presenza del vino veneto sui mercati esteri nel corso dell’ultimo anno.

La significativa crescita rispetto al 2023 balza subito all’occhio: i volumi dei vini veneti esportati nel 2024 hanno toccato quota 8,1 milioni di ettolitri, facendo registrare un rialzo del 7,9% che è il principale responsabile dell’aumento del fatturato, attestatosi sul +7,3%. A conferma di ciò il valore del prezzo medio di vendita (3,72 euro/l), rimasto pressoché invariato tra il 2023 e il 2024.

L’incremento di quantitativi venduti ha riguardato sia i vini fermi che gli spumanti. I primi, con 3,9 milioni di ettolitri, sono cresciuti del 6,7% sul 2023, mentre i secondi, trainati dalle varie tipologie di Prosecco, hanno raggiunto il loro miglior risultato della storia a livello quantitativo: 3,2 milioni di ettolitri (+14,2% sul 2023).

In questo modo, il fatturato proveniente dagli spumanti ha avvicinato ulteriormente quello prodotto dai vini fermi: 1,42 contro 1,47 miliardi di euro, con le esportazioni “sparkling” che hanno rappresentato il 47,3% del totale delle esportazioni venete di vino (i vini fermi hanno pesato leggermente di più, fermandosi al 49.1%).

Sul versante dei principali mercati di sbocco, Stati Uniti, Germania e Regno Unito, costituendo circa il 50% del valore totale delle esportazioni di vino veneto, si affermano di nuovo sul podio. Nello specifico, gli Stati Uniti continuano a primeggiare con un fatturato di oltre 677 milioni di euro (22,6% sul totale), seguiti da Germania (450 milioni di euro, 15% s.t.) e Regno Unito (362 milioni di euro, 12,1% s.t.). Più distanziati Canada (174 milioni di euro, 5,8% s.t.) e Svizzera (128 milioni di euro, 4,3% s.t.).

Questi dati infondono ottimismo, ma per il 2025, che comunque promette bene (gli ultimi numeri relativi al primo semestre evidenziano un fatturato di 1,44 miliardi, +1,5% sullo stesso periodo del 2024), ci sono alcune situazioni da tenere monitorate. Su tutte, la ricaduta che potranno avere i dazi sulle esportazioni e il perdurante ammasso di vino invenduto nelle cantine (il Veneto capeggia la classifica regionale delle giacenze con circa 10 milioni di ettolitri, che equivale al 25,2% del totale nazionale).

“Lo stato di salute del settore vitivinicolo veneto” commenta l’Assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner “era già evidente valutando il quadro della produttività vendemmiale e ora, con questo record relativo all’export dei nostri vini, giunge una conferma significativa. I paesi esteri, nonostante un contesto geopolitico da decifrare, continuano ad apprezzare l’eccellenza veneta, tanto che i vini fermi non smettono di performare con regolarità e gli spumanti hanno dato seguito alla tendenza di crescita che li caratterizza con costanza da anni. Inoltre, emerge sui mercati una certa vivacità, che può agevolare i produttori veneti nel diversificare le destinazioni delle proprie etichette. In uno scenario simile ci sono molte nuove opportunità da cogliere, ma non è comunque il caso di sottovalutare la situazione legata ai dazi degli Stati Uniti: per questo stiamo rivolgendo particolare attenzione al pacchetto vino dell’Unione Europea, che potrà essere utile per contrastarne le conseguenze”.

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