Confagricoltura: la Regione convochi con urgenza il tavolo del latte.

Confagricoltura Piemonte ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa di convocare con urgenza il tavolo del latte. “La situazione dei nostri allevamenti bovini da latte è delicatissima – sottolinea Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteperché la crisi che sta vivendo il comparto nella nostra regione è ulteriormente acuita da prezzi all’origine che, storicamente, sono più bassi rispetto a quelli delle altre regioni del bacino padano“.

Confagricoltura: la Regione convochi con urgenza il tavolo del latte

Il prezzo del latte piemontese, per effetto di una valorizzazione della qualità diversa da quella della Lombardia e di una struttura produttiva che vede una scarsa presenza di cooperative lattiero casearie, è mediamente inferiore di circa 2 centesimi al litro rispetto alle altre regioni confinanti. “In una situazione in cui i costi di produzione dei mangimi sono aumentati di oltre il 60% rispetto a un anno fa e i costi dell’energia continuano a crescere vertiginosamente ogni giorno – dichiara Allasia –  è necessario uno sforzo congiunto di tutta la filiera per evitare di mettere in ginocchio chi produce. Se non si interverrà per riequilibrare i prezzi all’origine molte stalle potrebbero chiudere l’attività, con danni irreparabili per non solo per i produttori, ma per l’intero sistema zootecnico piemontese“.

In Piemonte sono attive 1.622 stalle da latte con 120.838 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (725 stalle e 57.804 vacche), seguita da Torino (575 stalle e 43.805 vacche).

La produzione di latte piemontese l’anno scorso ha raggiunto il quantitativo complessivo di 1.149.823 tonnellate, per un valore della produzione all’origine di circa 437 milioni di euro.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte ha sollecitato l’assessorato regionale all’Agricoltura a rivedere le norme del Psr in materia di sostegno agli allevamenti condotti in soccida. Oggi, infatti, le disposizioni sono molto limitanti e rendono assai difficoltoso, e in non pochi casi impossibile, l’accesso alle provvidenze pubbliche da parte degli allevatori che hanno in essere contratti di questo tipo.

CONFAGRICOLTURA ALLA REGIONE PIEMONTE: SERVE UN MIGLIOR SOSTEGNO AGLI ALLEVAMENTI IN SOCCIDA

La soccida – chiarisce Confagricoltura – è una forma di contratto agrario di tipo associativo regolamentato dal codice civile (art. 2170 e seguenti) e praticato da oltre ottant’anni che ha avuto una larga diffusione nel settore zootecnico, diventando uno dei cardini contrattuali su cui poggia buona parte dell’allevamento.

In Piemonte, come evidenzia Confagricoltura, gli allevamenti avicoli condotti in soccida sono quasi il 30% ma rappresentano il 40% del patrimonio zootecnico dello specifico comparto; le stalle di bovini da carne condotte con questa tipologia contrattuale, pur rappresentando poco meno del 5% del numero complessivo costituiscono quasi il 18% dei capi allevati e gli allevamenti di suini in soccida incidono per il 26% in termini numerici, ma per oltre il 47% del patrimonio zootecnico specifico (fonte dati: Regione Piemonte).

Appare dunque evidente – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte –  come queste aziende rappresentino una parte molto importante del tessuto zootecnico regionale. Ciononostante gli allevamenti piemontesi in soccida, nell’attuale programmazione, hanno subito forti penalizzazioni a causa del fatto che, ai fini del calcolo della loro produzione standard, viene conteggiato esclusivamente il bestiame in proprietà del soccidario e non il numero complessivo dei capi che l’allevatore ha in detenzione“.

Questa visione della soccida produce, per ricaduta, una serie di conseguenze negative per tutte quelle aziende che vorrebbero intraprendere azioni volte all’adeguamento e al potenziamento della loro competitività.

Nelle altre regione del Nord, nelle quali sono anche molto diffusi i contratti di soccida, non ci sono vincoli che limitino la possibilità di accedere alle misure strutturali del Psr. “Per questo – dichiara Enrico Allasia – riteniamo necessario che la Regione modifichi l’approccio nei confronti delle imprese che adottano contratti di soccida, consentendo a queste aziende di partecipare, a pieno titolo e senza restrizioni, ai bandi dello sviluppo rurale, al pari delle realtà che applicano altre forme di conduzione“.

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