Il mercato del vino italiano continua a vivere settimane complesse tra dazi, prezzi in calo e nuove sfide culturali e commerciali.
Export USA: segnali contrastanti
Negli Stati Uniti, primo partner commerciale del vino italiano, luglio 2025 segna un pesante -21,1% in valore. Nei primi sette mesi dell’anno il dato complessivo è a -1,1% (1,2 miliardi di euro), con volumi però in crescita (+6,1%). Il prezzo medio al litro scende a 5,48 euro (-6,8%), comprimendo ulteriormente i margini.
Gli spumanti reggono meglio: +4,3% in valore (357,3 milioni di euro) e +14% in volume, ma con prezzi in calo a 4,63 euro/litro (-8,5%). L’imbottigliato soffre (-2,7% in valore, ma +4,3% in volume), mentre crolla lo sfuso (-39,5%).
Francia in vantaggio
A luglio la Francia supera l’Italia nelle esportazioni verso gli Usa: 185,2 milioni di euro contro 148,2. Nei primi sette mesi 2025 le esportazioni francesi crescono del 16,8% (1,4 miliardi di euro), con un prezzo medio quasi doppio rispetto all’Italia (11,97 euro/litro). Spumanti e imbottigliati trainano il risultato, confermando una maggiore capacità di tenuta sul prezzo.
Il fronte culturale: l’appello all’Onu
L’Accademia Internazionale del Vino ha lanciato un appello ai leader mondiali per difendere il vino come patrimonio culturale, sociale e umano, contro il rischio di ridurlo a semplice minaccia per la salute. Tra i firmatari, nomi di spicco del vino italiano come Gaja, Zanella, Cinelli Colombini e Lageder. L’Accademia rivendica il valore del consumo moderato, sostenuto anche da recenti studi scientifici, e la necessità di preservare l’identità culturale del vino.
Nuovi consumatori negli Usa
Il futuro del vino italiano passa anche dal rinnovamento dei target. Le analisi Uiv-Vinitaly e Iwsr indicano che i prossimi “wine lovers” americani saranno soprattutto giovani (Gen Z e Millennials), con forte presenza di consumatori di origine ispanica, afroamericana e asiatica. Stati come Texas, California, Illinois e Georgia diventano così mercati chiave per intercettare queste nuove comunità ad alto potenziale.
Strategie dei Consorzi e impatto dei dazi
Il settore si prepara a Vinitaly.Usa (Chicago, 5-6 ottobre), evento strategico per misurare la reazione del mercato e difendere il ruolo dell’Italia negli Stati Uniti. I Consorzi affrontano una vendemmia generosa e di qualità, ma le tariffe Usa – salite al 15% dal 7 agosto – rischiano di pesare fino a 460 milioni di euro sulle imprese italiane. Secondo l’Osservatorio del Vino Uiv, nei primi tre mesi di applicazione i dazi hanno già generato un costo aggiuntivo di 61 milioni di dollari e un calo dei prezzi all’import del 13,5%.
In sintesi: il vino italiano resta protagonista assoluto negli Stati Uniti, ma il 2025 segna un bivio: da un lato la sfida dei prezzi e dei dazi, dall’altro l’urgenza di conquistare nuovi consumatori e difendere la dimensione culturale del vino a livello globale.
USA: mercato chiave, ma i dazi pesano
Gli Stati Uniti si confermano mercato imprescindibile per il vino italiano, con un export da 1,9 miliardi di euro nel 2024 e 838,7 milioni nei primi 5 mesi del 2025 (+5,7% in valore, a fronte di un calo generale del -0,8%).
Nonostante l’imposizione ufficiale dei dazi al 15% sui vini UE, il settore italiano intensifica la promozione con eventi come Vinitaly.Usa (Chicago, 5-6 ottobre 2025), che vedrà oltre 250 espositori e 7,2 miliardi di fatturato aggregato rappresentato.
Dazi: la stangata e i rischi stimati
Il nuovo regime tariffario colpisce duramente l’Italia, primo esportatore mondiale verso gli USA.
- 317 milioni di euro le perdite stimate nei prossimi 12 mesi, che potrebbero salire a 460 milioni con la svalutazione del dollaro.
- L’impatto coinvolge 76% delle bottiglie esportate (366 milioni di pezzi), con picchi di esposizione per Moscato d’Asti (60%), Pinot Grigio (48%), Chianti Classico (46%), Prosecco (27%).
Le associazioni di categoria chiedono un’alleanza tra filiera italiana e partner americani per ridurre gli effetti, oltre a un forte sostegno statale in promozione.
Nuove sfide: consumi in calo e demonizzazione dell’alcol
Il vino italiano non è minacciato solo dai dazi. Negli USA cresce una campagna culturale e scientifica che demonizza l’alcol anche in dosi moderate. Il consumo è sceso al 54% della popolazione adulta (minimo storico, dati Gallup). In ristoranti e famiglie americane il vino viene sostituito da acque aromatizzate e birre analcoliche.
Produzione nazionale: calo consumi interni e surplus in cantina
Il consumo pro capite in Italia è crollato a 26,3 litri nel 2024 (contro i 37,9 del 2018), generando rimanenze e problemi di liquidità soprattutto per i piccoli produttori.
- I grandi gruppi possono assorbire l’impatto investendo in stoccaggio e acquistando vino sfuso a basso prezzo dai piccoli.
- Le PMI, invece, rischiano la sopravvivenza, spesso costrette a svendere.
Le associazioni chiedono campagne pubbliche di promozione, incentivi fiscali e sostegno all’enoturismo per rilanciare i consumi interni.
Strategie delle denominazioni
Le grandi DOC e DOCG si muovono in ordine sparso:
- Piemonte: nessun taglio su Barolo e Barbaresco, riduzione del 10% su Langhe Nebbiolo e Barbera.
- Valpolicella: taglio delle rese da 110 a 100 quintali/ha per tre anni.
- Toscana: Bolgheri stabile, senza riduzioni previste.
Obiettivo comune: tutelare valori e sostenibilità economica in un mercato rallentato.
Frizzanti: bianchi e rosati in crescita, Lambrusco in difficoltà
Il comparto dei frizzanti resta stabile a 430 milioni di bottiglie.
- Veneto (+2%) e Piemonte (+10%) trainano, mentre Emilia-Romagna (-1%) e Lombardia (-6%) arretrano.
- A crescere sono i rosati (+10%) e i bianchi, ormai al 56% della produzione totale.
- Male il Lambrusco Emilia IGP (-107.000 hl in 4 anni), bene Moscato d’Asti (+12%) e Glera frizzante (+91%).
I big del settore: i dati di fine 2024
Secondo l’indagine di Anna Di Martino, le 115 maggiori aziende italiane (fatturato >10 mln €) rappresentano il 63% del giro d’affari del vino italiano (14,5 mld €).
- Export: 5,3 mld (+1,8%)
- Mercato interno: 3,8 mld (+0,1%)
- 27 aziende superano i 100 milioni di fatturato.
Il 2024 è stato segnato da scorte record negli USA, accumulate in vista dei dazi.
Scenario globale
- UE: accise crescenti su alcolici in paesi come UK, Irlanda e Finlandia.
- USA: dazi al 15% su vino europeo, tasse basse in città chiave (NY, LA, Miami).
- Canada: crollo quasi totale delle importazioni di vino USA (-96% giugno 2025 vs giugno 2024).
Conclusione:
Il settore vinicolo italiano si trova al crocevia di tre grandi sfide: i dazi USA, il calo strutturale dei consumi (interni ed esteri) e la crescente pressione culturale contro l’alcol. I grandi gruppi possono reggere l’urto, mentre i piccoli produttori rischiano di più. Per garantire il futuro del vino italiano – patrimonio economico e culturale unico – servirà un mix di diplomazia commerciale, sostegno pubblico mirato e strategie di promozione capaci di riaffermare il vino come simbolo della cultura mediterranea.
Export Made in Italy in crescita, nonostante le incognite USA
I dati Istat di giugno 2025 confermano un +4,9% tendenziale dell’export rispetto allo stesso mese 2024. Crescono soprattutto articoli farmaceutici (+39%), mezzi di trasporto (+15,9%), prodotti alimentari/bevande/tabacco (+6%) e apparecchi elettrici (+3,5%). Bene Stati Uniti (+10,3%), Svizzera (+18,4%), Francia (+6,7%), Spagna (+12%), Belgio (+15,8%) e Regno Unito (+10,1%). Germania (-1,4%) e Cina (-3,8%) in calo. Nel primo semestre 2025, l’export segna +2% sul 2024, con performance positive in USA (+7,8%), area OPEC (+9,9%) e MERCOSUR (+5%).
Giacenze ancora elevate: 39,8 milioni di ettolitri al 30 luglio 2025
Nonostante un calo mensile (-8,8% rispetto a giugno), le giacenze restano superiori allo stesso periodo 2024 (+0,5%). Il 57,9% è al Nord (Veneto leader con 25,2%). Prosecco in testa (3,2 milioni hl, 10% del totale), seguito da IGT Toscana (4,8%), IGT Puglia (4,3%), Chianti DOCG (3,8%) e Montepulciano d’Abruzzo (3%).
Dazi USA: impatto potenziale da 317 milioni di euro
A giugno, l’import USA di vino dall’Europa cresce (+3,8% in volume), ma cala a valore (-3,1%). Per l’Italia: -4,2% valore, +3,5% volume, con prezzo medio in flessione a 5,15 €/l (-7,5%). Dal 15 agosto, i dazi al 15% potrebbero colpire duramente le esportazioni. La “Toasts Not Tariffs Coalition” (50+ associazioni USA) chiede a Trump di rimuoverli, temendo perdite fino a 2 miliardi di dollari e 25mila posti di lavoro.
Vendemmia 2025: produzione stimata a 45 milioni di ettolitri
Italia davanti a Francia (40-42,5 mln hl) e Spagna (37,5-38 mln hl). Qualità “buono-ottima”, ma allarme su giacenze e calo prezzi uva (-30% in alcune aree). Consorzi e regioni riducono le rese (Pinot Grigio, Chianti, Asti DOCG) per riequilibrare domanda/offerta.
Low-alcohol e bianchi in ascesa
Sempre più consorzi rivedono i disciplinari per ridurre naturalmente il grado alcolico, intercettando consumatori attenti a salute e leggerezza. Nell’e-commerce, gli spumanti dominano (56% del fatturato Vinicum 2024), seguiti da bianchi fermi (18%) e rossi (16%). Cresce la fascia 25-34 anni come acquirente online, mentre il valore medio del carrello sale del 24% dal 2020 (premiumizzazione).
Il vino resta la bevanda preferita dagli italiani
Secondo UIV-IWSR, l’89% dei consumatori di alcolici beve vino, davanti a birra (81%) e spiriti (79%). Consumi stabili negli spumanti, in calo nei fermi (-6% in due anni). Prosecco leader (68% di penetrazione).
Formazione agricola: il Chianti punta sui “contadini del futuro”
Riparte il corso triennale gratuito per operatore agricolo, destinato ai 14-18enni, con l’obiettivo di unire tradizione, occupazione giovanile e innovazione in agricoltura.
Sintesi chiave:
- Export vino in crescita, ma USA e dazi restano il nodo critico.
- Giacenze elevate e vendemmia abbondante mettono pressione ai prezzi.
- Spumanti e bianchi trainano l’e-commerce; il low-alcohol da tendenza di nicchia diventa strategia produttiva.
- Il vino mantiene il primato tra le bevande alcoliche in Italia, ma con consumi più misurati.
- USA: dazi al 15% sui prodotti UE, vino incluso
Dal 7 agosto entrano in vigore i dazi statunitensi al 15% sui prodotti UE, incluso il vino, in seguito all’ordine esecutivo del presidente Donald Trump. La misura penalizza soprattutto l’export verso il primo mercato per molte denominazioni italiane, come il Prosecco, che rischia rincari fino al +20% sugli scaffali USA.
- Speranza “zero-for-zero”: sono ancora in corso negoziati per ottenere un’esenzione per vino e alcolici, ma la Commissione UE non prevede che siano inclusi nel primo pacchetto di esenzioni.
- Finestra di respiro: spedizioni partite entro 7 giorni e arrivate negli USA entro il 5 ottobre saranno esentate dai nuovi dazi.
- Effetto domino: per le PMI vitivinicole italiane, l’impatto rischia di erodere margini e competitività, spingendo le associazioni a chiedere interventi politici e fondi compensativi.
- Mercato globale: corsa al vino biologico
Il vino biologico punta a un giro d’affari globale di 21,48 miliardi di dollari entro il 2030 (+10,4% annuo).
- Driver di crescita: salute, sostenibilità e qualità.
- Millennials e Gen X trainano il mercato, preferendo vini senza pesticidi e con filiere trasparenti.
- Formati emergenti: boom del vino biologico in lattina (+14,2% annuo), mentre il rosso bio domina con il 61,9% delle vendite.
- Leadership europea: nel 2024 l’Europa ha detenuto il 77,5% del mercato, ma il Nord America cresce a doppia cifra.
- USA: export in calo e consumi in trasformazione
Le esportazioni di vino statunitense crollano a giugno 2025 (-37% rispetto a giugno 2024), con picchi negativi verso il Canada (-96,8%). La bilancia commerciale peggiora, toccando -5,8 miliardi di dollari nel 2024.
Nei consumi interni, il vino fermo domina (88,2% del totale) a scapito dei vini da dessert, mentre spumanti e Champagne guadagnano terreno.
- Italia: Governo e filiera a confronto
Il 4 agosto si è tenuto a Palazzo Chigi il Tavolo del vino, con istituzioni e produttori uniti per affrontare le sfide del settore:
- Vendemmia 2025 attesa di qualità, ma con prezzi delle uve in calo fino al -30% e giacenze elevate.
- Calo dei consumi, anche in ristorazione, complice la spinta salutista.
- Necessità di strategie strutturate: promozione nei mercati terzi, regolazione delle rese, gestione esuberi e interventi di medio-lungo termine.
- Boom del no-low alcol: la nuova frontiera
Il segmento no-low alcol cresce del +7% annuo a volume fino al 2028, con forte interesse nei mercati USA, Germania e UK.
- I consumatori più giovani preferiscono vini a gradazione ridotta, anche per motivi green.
- Le DOC italiane si muovono: Prosecco, Pinot Grigio delle Venezie, Garda DOC, Orvieto, Nero d’Avola e Chianti Docg stanno sperimentando versioni light e a basso grado.
- Per i Millennials e Gen Z, brand conosciuti e gusto sono fattori decisivi.
- Caso Prosecco: impatto immediato dei dazi
Secondo CIA Veneto, il +15% di dazi USA si tradurrà in un rincaro fino al 20% sullo scaffale. Con un export verso gli USA da 500 milioni di euro annui, il danno potenziale è rilevante.
Richieste al Governo:
- fondi compensativi straordinari o UE,
- nuova comunicazione mirata con fondi OCM,
- strategie anti-dumping per salvaguardare margini e qualità.
Sintesi visione futura:
Il settore vinicolo italiano si trova tra due forze contrapposte: da un lato sfide globali come dazi e cambiamento dei consumi, dall’altro opportunità in crescita come il biologico e il no-low alcol. La resilienza passerà da innovazione, diversificazione e strategie coordinate tra istituzioni e imprese.
Una settimana densa di preoccupazioni: dazi Usa, calo dei consumi e instabilità globale mettono sotto pressione il comparto vitivinicolo italiano.
La settimana che si chiude il 1° agosto 2025 ha segnato un momento cruciale per il vino italiano, stretto tra l’incertezza geopolitica legata ai dazi Usa al 15%, l’evoluzione dei mercati internazionali e un cambiamento strutturale nel consumo di vino. Il comparto si trova oggi a un punto di svolta, dove la resilienza non basta più: servono azioni coordinate, politiche di sistema e strategie di diversificazione concrete.
Dazi Usa: una minaccia concreta al cuore dell’export italiano
L’intesa Usa-Ue sui dazi – che prevede l’applicazione di un tetto massimo del 15% alle importazioni di vino europeo – è stata duramente criticata da produttori e associazioni di categoria. Secondo l’Osservatorio del Vino Uiv, il danno complessivo per il comparto vinicolo americano, causato da una riduzione dei consumi indotta dai dazi, si stima in 25 miliardi di dollari.
Il vino italiano, in particolare, è destinato a subire un calo del 20% del valore al consumo, pari a 13,5 miliardi di dollari, in un solo anno. In questo contesto, anche i produttori americani e i distributori subiranno ripercussioni a catena, a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio e della contrazione della domanda.
Prosecco in bilico: boom di imbottigliamenti, ma timori per l’export
Il Prosecco ha vissuto un primo semestre brillante (+31% di export negli Usa), ma le ultime settimane hanno registrato un calo negli ordinativi e segnali di allarme, soprattutto per l’Asolo Docg (il cui 77% dell’export è diretto agli Usa). Il presidente del Consorzio di tutela, Michele Noal, denuncia l’effetto combinato di dazi e svalutazione del dollaro, mentre la Conegliano Valdobbiadene Docg teme per la sostenibilità dei prezzi al dettaglio.
Nel frattempo, gli imbottigliamenti corrono (+12,6% a giugno), e il record 2024 di 660 milioni di bottiglie potrebbe essere superato. Ma resta un interrogativo aperto: chi comprerà tutto questo vino, se il mercato statunitense si blocca?
Il cambiamento dei consumi: i rossi in crisi, i giovani bevono meno
Muta anche la domanda interna. I dati rivelano una progressiva disaffezione verso il vino rosso, penalizzato da cambi generazionali, attenzione alla salute e normative più restrittive sull’alcol. Circa il 50% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha ridotto o eliminato il consumo di alcol. Il vino, pur restando simbolo culturale italiano, non è più centrale nella dieta quotidiana come un tempo.
Export e produzione in difficoltà: Europa in rosso
Secondo la Commissione UE, il 2024/25 si chiuderà con:
- -5% nella produzione vinicola europea
- -3% nei consumi
- -6% nelle esportazioni
L’Italia si distingue come eccezione (+15% di produzione), ma non basta a compensare il crollo francese e tedesco. Gli stock restano elevati (157 milioni di ettolitri) e l’export del vino italiano nei primi quattro mesi del 2025 è in calo del 2% rispetto al 2024.
Cercare nuovi mercati? Sì, ma con realismo
Il settore guarda al Mercosur (Brasile in primis) come alternativa al mercato americano. Tuttavia, l’area rappresenta solo lo 0,57% dell’export italiano, con 46,7 milioni di euro nel 2024. La ratifica dell’accordo Ue-Mercosur promette dazi azzerati e protezione delle IG, ma i numeri confermano che non può sostituire gli Usa, da cui arrivano oltre 1,9 miliardi di euro di acquisti l’anno.
Fiducia e reputazione: l’Italia resta forte nel food & beverage
Un dato positivo arriva dall’Edelman Trust Barometer 2025: la fiducia nel comparto food & beverage in Italia cresce da 69 a 71 punti, ponendo il settore tra i più credibili del Paese, dopo tech e ospitalità. Ma le nuove generazioni chiedono trasparenza, sostenibilità e responsabilità sociale. Solo chi saprà intercettare questi valori, potrà mantenere il consenso e la competitività.
In sintesi: un comparto sotto pressione, ma con energie da rilanciare
Il vino italiano attraversa una crisi sistemica, aggravata dai dazi Usa, da un consumo in calo e da un contesto internazionale instabile. Tuttavia, esistono leve di rilancio:
- Diversificare i mercati (con realismo);
- Spingere su innovazione e sostenibilità;
- Sostenere il consumo interno con nuove narrazioni culturali;
- Richiedere azioni concrete da istituzioni e UE, inclusi fondi straordinari per supportare l’export.
Il settore ha bisogno di visione, strategie condivise e coraggio decisionale. Il vino italiano ha ancora tanto da dire: ma serve saperlo raccontare, tutelare e portare nel mondo con consapevolezza e unità.
Export in rallentamento, ma il Prosecco tiene
Il 2025 segna una frenata per l’export del vino italiano: nei primi quattro mesi dell’anno si registra un calo del -0,86% a valore rispetto al 2024. Gli spumanti calano complessivamente del -1,1%, ma il Prosecco Dop resta l’eccezione positiva (+1,5% a valore e +3,4% a volume), rappresentando oltre il 76% dell’export di spumanti. Gli USA si confermano primo mercato (+12,5%), seguiti da UK (in calo) e Francia (+15,6%). Tuttavia, pesano le incertezze legate all’eventuale dazio USA del 30% previsto per agosto.
Affitto gestorio e joint-venture: strumenti per affrontare l’incertezza
In un contesto segnato da crisi climatica, consumi in calo e incertezza economica, cresce l’uso di formule ibride come l’affitto gestorio: affitti temporanei di vigneti o cantine per testare nuove gestioni senza cedere la proprietà. In aumento anche le joint-venture, soprattutto per sviluppare vini dealcolati e condividere costi di innovazione.
Sovrapproduzione e scorte record: rischio per la vendemmia 2025
Con 43,6 milioni di ettolitri ancora in giacenza e una vendemmia 2025 attesa intorno ai 50 milioni, l’Italia rischia un’esplosione dell’offerta. L’Unione Italiana Vini chiede taglio delle rese, blocco temporaneo dei nuovi impianti e revisione delle norme produttive. La distillazione di crisi è già in atto in diverse regioni per alleggerire le scorte.
Mercato globale in crisi, consumi al minimo dal 1961
Il report OIV evidenzia un calo globale dei consumi a 214 milioni di ettolitri. L’instabilità geopolitica (Ucraina, Mar Rosso), la crisi climatica e l’inflazione pesano sulla domanda. In Italia, nonostante un leggero calo di volumi nel 2024 (-0,46%), il sistema regge grazie alla qualità certificata e a una crescente attenzione alla sostenibilità (fonte: Valoritalia).
Cambia il consumo: boom dei bianchi, rosati in calo
Secondo Vinarius, nelle enoteche italiane il 50% delle vendite estive è coperto da vini bianchi fermi. Gli spumanti seguono al 25%, mentre i rosati mostrano un netto calo. La percezione per l’autunno/inverno 2025 è di cauta fiducia, con un terzo delle enoteche che prevede un miglioramento.
Le nuove frontiere: inclusività, marketing e digitalizzazione
Il vino perde appeal tra i giovani, frenato da prezzi alti, percezione bassa del valore e linguaggio elitario. Serve una comunicazione più diretta e moderna, orientata a salute, sostenibilità e inclusività. Investire su branding, social media, vini dealcolati e tecnologie digitali è ormai una priorità strategica per il rilancio del settore.
Russia e mercati critici: crollo dell’export
Il vino italiano soffre in Russia: -55% il valore dell’export nel primo quadrimestre 2025. Gli spumanti calano del -47%. Il mercato russo è colpito da sanzioni, calo dei consumi e boom dell’alcol illegale. Anche la Francia soffre: 255 fallimenti tra le aziende vinicole nell’ultimo anno (+49%), specialmente nelle piccole imprese di Bordeaux.
Conclusione: resilienza e trasformazione
Il settore vinicolo italiano affronta una delle sfide più complesse degli ultimi decenni: sovrapproduzione, instabilità globale, cambiamenti nei consumi. Eppure, tra nuove strategie gestionali, innovazione di prodotto, sostenibilità e rilancio digitale, il comparto mostra segnali di adattamento e resilienza. La traiettoria futura dipenderà dalle scelte politiche (dazi, accordi commerciali), ma anche dalla capacità del settore di parlare un linguaggio nuovo, più contemporaneo e inclusivo.
Export in affanno: -3,7% nel quadrimestre
Il vino italiano frena: l’export cala del 3,7% nei primi quattro mesi del 2025, segnando un’inversione di tendenza preoccupante. A pesare sono i nuovi dazi statunitensi – introdotti ad aprile – che hanno portato a un crollo del -7,5% a volume e -9,3% a valore verso il mercato USA. La situazione peggiora ulteriormente con l’annuncio di dazi al 30% a partire dal 1° agosto, una mossa definita da Uiv come “quasi un embargo per l’80% del vino italiano”.

Trend del vino in Italia: allarme rosso tra dazi, export in calo e cantine piene (settimana 14–18 luglio 2025)
Secondo il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, questa misura mette a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e impone un cambio urgente di strategia. Il segretario generale Paolo Castelletti avverte che un’ulteriore saturazione delle piazze europee, causata dall’invenduto, potrebbe deprimere i prezzi interni.
Mercati principali: Usa in bilico, Est in caduta
- 🇺🇸 USA: +0,9% volume, +6,7% valore, ma in drastico rallentamento.
- 🇩🇪 Germania: -3,3% volumi.
- 🇬🇧 UK: -4,8% volumi.
- 🇯🇵🇨🇳🇷🇺 Est Asia: crolli a doppia cifra, con la Russia a -65%.
- 🇨🇦 Canada: controtendenza, con segnali di crescita.
- 🇫🇷🇧🇪🇳🇱 Europa occidentale: performance stabili o in lieve crescita.
Cantine piene: 43,6 milioni di ettolitri stoccati
Le giacenze al 30 giugno 2025 sono pari a un’intera vendemmia, in crescita dello 0,3% rispetto al 2024. Solo nel mese di giugno, si è ridotto il livello del vino in cantina del 6,4%, ma a ritmi troppo lenti.
Il 55,7% del vino in stock è a Denominazione di Origine (Dop), con il Prosecco Doc in testa (3,76 mln/hl), seguito da Igt Toscana e Igt Puglia. Le regioni con più vino in cantina sono Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Puglia e Piemonte.
Spumanti in calo, ma il Prosecco tiene
Il comparto degli spumanti registra un calo generale nel primo quadrimestre 2025 (-1,1% a valore), ma il Prosecco Dop cresce del +1,5% a valore e del +3,4% a volume, confermandosi il motore trainante del settore. Il Prosecco rappresenta oltre il 76% degli spumanti esportati. Bene negli USA (+12,5%), in crescita anche la Francia (+15,6%). In crisi Russia (-47%).
Dazi USA: impatto devastante e rischio sistemico
Il dazio del 30% previsto da Trump dal 1° agosto colpisce duramente l’Italia, che esporta verso gli USA vino per oltre 2 miliardi di euro, pari al 24% dell’export totale. I vini più esposti:
- Moscato d’Asti (60% export in USA),
- Pinot Grigio (48%),
- Chianti Classico (46%),
- Brunello, Prosecco, Lambrusco.
I vini italiani, soprattutto nella fascia “popolare” (prezzo cantina 4€/litro, scaffale 13$), coprono l’81% dei volumi venduti negli USA. Un dazio di questa entità metterebbe fuori mercato la maggior parte di questi prodotti, spingendo la concorrenza da Argentina, Cile, Australia.
Vendite in calo e politiche di contenimento
Con consumi in flessione e cantine piene, molti Consorzi decidono di tagliare la produzione:
- Chianti Docg: riduzione del 20% della resa.
- Pinot Grigio delle Venezie: taglio da 180 a 170 q/ha + stoccaggio.
- Verdicchio dei Castelli di Jesi: stoccaggio da 110 q/ha, fino a 30 bloccati.
Nuovi mercati? Opportunità in Canada
Mentre gli Stati Uniti si chiudono, il Canada apre spiragli: il 69% dei consumatori ha smesso di acquistare prodotti americani per motivi politici. L’export USA di vino in Canada è crollato del 97% a maggio 2025, offrendo una finestra strategica per il vino italiano.
Toscana e Piemonte valutano estirpi e distillazione
Le regioni più colpite si mobilitano: la Toscana convoca un tavolo tecnico, il Piemonte avvia il monitoraggio per la distillazione. Molte denominazioni propongono moratorie sui nuovi impianti, promozione sui mercati minori e produzione di vini a basso tenore alcolico, in linea con i trend salutistici.
Focus Francia: enoturismo come leva competitiva
La Francia investe pesantemente sull’enoturismo: 7 miliardi di euro generati, 31.000 posti di lavoro diretti e indiretti. L’Italia resta leader con 13 milioni di turisti del vino previsti nel 2025, ma Oltralpe si punta a diventare la prima destinazione eno-turistica d’Europa entro il 2030.
Conclusione:
Il settore vinicolo italiano è davanti a una crisi sistemica, innescata dai dazi USA e aggravata da un calo strutturale della domanda e da scorte eccessive. La tenuta del Prosecco Dop, l’adattamento produttivo dei Consorzi, e le opportunità in mercati alternativi come il Canada, rappresentano i pochi segnali positivi in un contesto di forte incertezza. La sfida è adattarsi rapidamente per non perdere quote di mercato strategiche conquistate in anni di crescita.
Sovrapproduzione, crisi dei consumi e nuove strategie per il futuro del vino italiano
Il settore vitivinicolo italiano sta attraversando una fase cruciale, segnata da forti squilibri tra offerta e domanda, calo delle esportazioni e pressioni internazionali.
Allarme Sovrapproduzione: il rischio del crollo prezzi
L’Unione Italiana Vini (UIV) lancia un messaggio chiaro: produrre troppo vino rischia di far precipitare i prezzi. Le vendemmie superiori ai 50 milioni di ettolitri sono insostenibili per un mercato in contrazione. Il presidente UIV Lamberto Frescobaldi ha ribadito la necessità di restare entro un tetto massimo di 40-43 milioni di ettolitri, pena un’inflazione delle giacenze (fino a 90 milioni di ettolitri previsti entro ottobre) e una perdita stimata di circa 500 milioni di euro rispetto al 2024.
Il ministro Lollobrigida, però, frena gli allarmismi: “Basta depressionismo”.
Produzione 2024: l’Italia ancora prima al mondo
Secondo Agea, nel 2024 l’Italia ha prodotto 43,9 milioni di ettolitri, su 728mila ettari vitati, confermandosi primo produttore mondiale. Il comparto Dop e Igp resta una punta di diamante, con oltre 32 milioni di ettolitri certificati.
Vino Dealcolato: in arrivo la svolta normativa
Attesa svolta sul vino dealcolato: entro l’estate sarà pubblicato il decreto congiunto Masaf-Mef che sbloccherà la produzione anticipata. Il segmento, seppur ancora controverso, è ritenuto strategico per aprire a nuovi consumatori e mercati, pur con l’esclusione iniziale delle denominazioni Doc, Docg e Igt.
Export in calo e consumi in frenata: le cantine chiedono nuovi mercati
Il Report Mediobanca 2025 fotografa un settore sotto pressione: il 72% delle aziende teme il crollo dei consumi, e il 66% i dazi, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Per reagire, le strategie individuate sono:
- apertura a nuovi mercati (77%)
- sviluppo di prodotti no/low alcol (50%)
- investimenti su capitale umano (56%)
- innovazione tecnologica e diversificazione
Il rendimento medio (ROI) del settore è solo del 5,4%, inferiore a quello alimentare e delle bevande, con un calo dell’Ebit margin al 6,2% nel 2023. Le cantine toscane guidano per margine operativo (16,4%), mentre l’Abruzzo vanta il miglior ROI (7%).
Dazi Cina: nuova minaccia per gli spirits europei
Dal 5 luglio, la Cina ha imposto un dazio del 32,2% sugli alcolici Ue a base di vino e vinacce. Federvini denuncia: “Barriera ingiustificata e dannosa per il commercio internazionale”. Alcuni produttori hanno ottenuto accordi con Pechino per evitare i dazi, ma la maggior parte resta colpita.
Vendite in calo: tutti i mercati in difficoltà
Nei primi cinque mesi del 2025:
- Germania: -9,6%
- Stati Uniti: -4,7%
- UK: -3%
- Italia: -1,8%
Le vendite retail segnano -3,4% complessivo, con i vini fermi e frizzanti a -5,3%. Solo gli spumanti resistono (+4,9%).
Distillazione di crisi? Il Piemonte dice no
L’assessore Bongioanni rifiuta l’idea della distillazione straordinaria richiesta dai consorzi piemontesi: “Serve programmazione, non misure emergenziali”. Anche in Toscana e Puglia si apre il dibattito su distillazione, vendemmia verde e riduzione delle rese.
USA: vino superato dagli alcolici
Secondo “Shanken’s Impact Databank”, entro fine 2025, gli alcolici supereranno il vino nei volumi di vendita negli Stati Uniti per la prima volta in quasi 50 anni. Il consumo di vino calerà del -4%, ma cresceranno segmenti premium (oltre $15), vino dealcolato e “better-for-you”.
Spagna in crisi: -40 milioni nel primo quadrimestre
Anche la Spagna arranca: da gennaio ad aprile 2025, il vino iberico ha perso 40,8 milioni di euro e 33,7 milioni di litri. Crolla la Dop Cava, mentre gli spumanti generici reggono. Germania sempre più assente dai mercati di riferimento.
Il comparto vitivinicolo italiano conferma la sua rilevanza strategica, chiudendo il 2024 con un valore della produzione certificata superiore a 9,2 miliardi di euro e un volume di quasi 44 milioni di ettolitri, dati che ribadiscono la leadership mondiale del Paese. Tuttavia, lo scenario resta complesso, condizionato da incertezze internazionali, calo dei consumi e tensioni sui mercati esteri.
Secondo il settimo Annual Report di Valoritalia, il 2024 è stato un anno positivo ma non brillante, con oltre 2 miliardi di bottiglie immesse sul mercato (-0,46% rispetto al 2023, ma +1,4% sulla media quinquennale). Gli spumanti trainano la crescita con un +5%, mentre i vini rossi perdono terreno (-6,8%), a conferma di un cambiamento delle preferenze verso vini più leggeri e di pronta beva. In termini di denominazioni, crescono le Doc (+2,7%), mentre calano Docg (-2,3%) e Igt (-6,3%).
L’export resta vitale, ma si scontra con la minaccia dei dazi USA al 10%, che colpirebbero il 24% delle esportazioni verso gli Stati Uniti, per un valore di 1,94 miliardi di euro. Secondo Unione Italiana Vini (Uiv), il danno stimato sul fatturato si aggirerebbe tra il 10 e il 12%, perché il 90% delle imprese ritiene che i consumatori americani non assorbirebbero l’extra-costo. Ben il 77% delle aziende prevede impatti medio-alti o molto alti. Proprio per questo molte imprese hanno già avviato strategie di diversificazione sui mercati extra-UE, puntando in particolare su Canada (53%), Regno Unito (51%) e Giappone (47%).
Il Canada emerge come sbocco promettente, con importazioni di vino italiano per 442 milioni di euro e una quota di preferenza tra i consumatori pari al 51%, davanti ad altri Paesi produttori.
Sul fronte interno, la situazione dei consumi fuori casa continua a preoccupare. Nei primi quattro mesi del 2025, il vino nei locali italiani ha perso il 12% delle consumazioni rispetto all’anno precedente, toccando quota 116,8 milioni, mentre le bollicine hanno segnato un calo ancora più marcato (-13%). Anche gli spirits risultano in calo del 14%, segnalando un generale rallentamento della spesa fuori casa, solo parzialmente compensato dalla ripresa di aprile e maggio.
Il settore continua a fare i conti con la gestione delle giacenze, complice la ripresa della produzione (+14,5% rispetto al 2023, con 43,9 milioni di ettolitri), alimentando timori di sovrapproduzione. Agea ha rilevato che il 75% del vigneto italiano è composto da 80 vitigni autoctoni, su una superficie di 728.000 ettari, confermando la grande biodiversità viticola del Paese.
Le vendite dirette in cantina si confermano prioritarie per l’84% delle aziende vitivinicole, insieme al canale horeca (87%), molto più rilevanti rispetto a GDO (39%) e online (45%). La connessione tra vino e turismo rimane quindi un fattore strategico.
Intanto Uiv richiama all’esigenza di adeguare il Testo unico del vino alle nuove dinamiche di mercato entro il 2026, per affrontare cali di consumo, giacenze e rischi geopolitici. Tra le proposte: riduzione delle rese, revisione dei disciplinari e una riorganizzazione delle denominazioni italiane, oggi 529 ma fortemente sbilanciate, visto che le prime 20 coprono l’80% della produzione.
Anche Mediobanca ha evidenziato la necessità di un ripensamento del modello produttivo, per evitare vendemmie troppo abbondanti in un contesto di domanda fiacca, sottolineando come il settore vitivinicolo italiano, pur con una buona competitività internazionale, resti meno redditizio rispetto ad altri comparti alimentari.
In prospettiva, i driver di successo nei prossimi anni saranno spumanti, vini a basso tenore alcolico e prodotti certificati green, con l’81% dei consumatori italiani e il 74% di quelli canadesi che già li indicano come priorità nelle scelte di acquisto.
In sintesi, la settimana del 30 giugno – 4 luglio 2025 fotografa un settore vitale e competitivo, ma messo alla prova da sfide strutturali, geopolitiche e di consumo che richiedono interventi strategici e riforme per continuare a essere leader a livello mondiale.
Trend del Vino in Italia – Settimana 5-9 Maggio 2025
Il club delle eccellenze: le 27 cantine italiane over 100 milioni
Nel 2024, 27 cantine italiane hanno superato i 100 milioni di fatturato, generando da sole:
- 41% del fatturato totale del vino italiano
- 47,5% dell’export vitivinicolo
Tra le novità:
- New entry: Cantina di Conegliano Vittorio Veneto Casarsa (149,8 mln €)
- Uscita: Contri Spumanti (95,6 mln €)
9 grandi aziende hanno chiuso l’anno in calo, segno delle difficoltà del settore, ma 13 hanno registrato una crescita positiva.
Prezzi e export: stabile il prezzo medio, in calo gli spumanti
- Prezzo medio all’export: 3,60 €/l (-0,3%)
- Vino in bottiglia: 50,8% dei volumi, 67% del valore, prezzo medio 4,7 €/l (+1,9%)
- Vino sfuso: +3,3% in volume, +9,8% in valore, prezzo medio 0,8 €/l (+6,3%)
- Spumanti: in calo del 3,7% in valore, 7,9 €/l
I principali importatori restano Germania, UK e USA, con la Germania in calo nei volumi (soprattutto spumanti: -17,2%).
Esportazioni verso gli USA: +41%, effetto dazi e navi
A marzo 2025:
- Export extra-UE: +7,5%
- Export verso USA: +41,2%
- Crescita trainata da commesse navali eccezionali e anticipo spedizioni per aggirare i dazi
- Solo le vendite verso gli USA hanno generato 2,3 miliardi €
L’Italia ha registrato un surplus commerciale di 5,9 miliardi € con i paesi extra UE.
Il vino italiano conquista gli USA: parola di ICE e Vinitaly
Secondo Zoppas (ICE):
- Export vino 2024: 8 miliardi €, di cui 2 miliardi solo negli USA
- Il vino è ora un prodotto strategico per l’export italiano
- Il progetto Vinitaly USA punta a rafforzare la presenza a Chicago e nel mercato nordamericano
Leadership globale del vino italiano: primi per produzione e volumi export
Nel 2024:
- Produzione: 44 milioni di ettolitri → Italia prima al mondo
- Export: 21,7 milioni di ettolitri (+3,2%), 8 miliardi di euro
- L’Italia guida per quantità esportata e seconda per valore (dietro solo alla Francia)
Mercato globale del vino in trasformazione
Il 2024 è stato un anno di profondi cambiamenti:
- Superficie vitata mondiale: -0,6%, ai minimi storici (7,1 milioni di ha)
- Produzione globale: 225,8 mln hl, il minimo dal 1961
- Consumo mondiale: 214,2 mln hl (-3,3%), cali forti in Cina, USA, Germania e Francia
L’Italia ha resistito meglio (+0,1% nel consumo interno), mentre il mercato punta sempre più a qualità, sostenibilità e premiumizzazione.
Vini pregiati e aste in calo: -30% nel 2024
Secondo Sotheby’s:
- Vendite all’asta di vini/alcolici: 114 mln $ (-30%)
- Crescono whisky giapponesi e scotch, mentre calano gli alcolici top
- Gli USA superano Hong Kong come primo mercato per vendite all’incanto
- L’Italia conquista l’8% del mercato delle aste globali
Conclusione: meno bottiglie, più valore
Il vino si afferma sempre più come un bene di lusso e un prodotto per consumatori consapevoli. Le sfide del futuro saranno:
- Adattarsi al cambiamento climatico
- Crescere sui mercati premium
- Intercettare nuovi consumatori globali