- USA: dazi al 15% sui prodotti UE, vino incluso
Dal 7 agosto entrano in vigore i dazi statunitensi al 15% sui prodotti UE, incluso il vino, in seguito all’ordine esecutivo del presidente Donald Trump. La misura penalizza soprattutto l’export verso il primo mercato per molte denominazioni italiane, come il Prosecco, che rischia rincari fino al +20% sugli scaffali USA.
- Speranza “zero-for-zero”: sono ancora in corso negoziati per ottenere un’esenzione per vino e alcolici, ma la Commissione UE non prevede che siano inclusi nel primo pacchetto di esenzioni.
- Finestra di respiro: spedizioni partite entro 7 giorni e arrivate negli USA entro il 5 ottobre saranno esentate dai nuovi dazi.
- Effetto domino: per le PMI vitivinicole italiane, l’impatto rischia di erodere margini e competitività, spingendo le associazioni a chiedere interventi politici e fondi compensativi.
- Mercato globale: corsa al vino biologico
Il vino biologico punta a un giro d’affari globale di 21,48 miliardi di dollari entro il 2030 (+10,4% annuo).
- Driver di crescita: salute, sostenibilità e qualità.
- Millennials e Gen X trainano il mercato, preferendo vini senza pesticidi e con filiere trasparenti.
- Formati emergenti: boom del vino biologico in lattina (+14,2% annuo), mentre il rosso bio domina con il 61,9% delle vendite.
- Leadership europea: nel 2024 l’Europa ha detenuto il 77,5% del mercato, ma il Nord America cresce a doppia cifra.
- USA: export in calo e consumi in trasformazione
Le esportazioni di vino statunitense crollano a giugno 2025 (-37% rispetto a giugno 2024), con picchi negativi verso il Canada (-96,8%). La bilancia commerciale peggiora, toccando -5,8 miliardi di dollari nel 2024.
Nei consumi interni, il vino fermo domina (88,2% del totale) a scapito dei vini da dessert, mentre spumanti e Champagne guadagnano terreno.
- Italia: Governo e filiera a confronto
Il 4 agosto si è tenuto a Palazzo Chigi il Tavolo del vino, con istituzioni e produttori uniti per affrontare le sfide del settore:
- Vendemmia 2025 attesa di qualità, ma con prezzi delle uve in calo fino al -30% e giacenze elevate.
- Calo dei consumi, anche in ristorazione, complice la spinta salutista.
- Necessità di strategie strutturate: promozione nei mercati terzi, regolazione delle rese, gestione esuberi e interventi di medio-lungo termine.
- Boom del no-low alcol: la nuova frontiera
Il segmento no-low alcol cresce del +7% annuo a volume fino al 2028, con forte interesse nei mercati USA, Germania e UK.
- I consumatori più giovani preferiscono vini a gradazione ridotta, anche per motivi green.
- Le DOC italiane si muovono: Prosecco, Pinot Grigio delle Venezie, Garda DOC, Orvieto, Nero d’Avola e Chianti Docg stanno sperimentando versioni light e a basso grado.
- Per i Millennials e Gen Z, brand conosciuti e gusto sono fattori decisivi.
- Caso Prosecco: impatto immediato dei dazi
Secondo CIA Veneto, il +15% di dazi USA si tradurrà in un rincaro fino al 20% sullo scaffale. Con un export verso gli USA da 500 milioni di euro annui, il danno potenziale è rilevante.
Richieste al Governo:
- fondi compensativi straordinari o UE,
- nuova comunicazione mirata con fondi OCM,
- strategie anti-dumping per salvaguardare margini e qualità.
Sintesi visione futura:
Il settore vinicolo italiano si trova tra due forze contrapposte: da un lato sfide globali come dazi e cambiamento dei consumi, dall’altro opportunità in crescita come il biologico e il no-low alcol. La resilienza passerà da innovazione, diversificazione e strategie coordinate tra istituzioni e imprese.
Una settimana densa di preoccupazioni: dazi Usa, calo dei consumi e instabilità globale mettono sotto pressione il comparto vitivinicolo italiano.
La settimana che si chiude il 1° agosto 2025 ha segnato un momento cruciale per il vino italiano, stretto tra l’incertezza geopolitica legata ai dazi Usa al 15%, l’evoluzione dei mercati internazionali e un cambiamento strutturale nel consumo di vino. Il comparto si trova oggi a un punto di svolta, dove la resilienza non basta più: servono azioni coordinate, politiche di sistema e strategie di diversificazione concrete.
Dazi Usa: una minaccia concreta al cuore dell’export italiano
L’intesa Usa-Ue sui dazi – che prevede l’applicazione di un tetto massimo del 15% alle importazioni di vino europeo – è stata duramente criticata da produttori e associazioni di categoria. Secondo l’Osservatorio del Vino Uiv, il danno complessivo per il comparto vinicolo americano, causato da una riduzione dei consumi indotta dai dazi, si stima in 25 miliardi di dollari.
Il vino italiano, in particolare, è destinato a subire un calo del 20% del valore al consumo, pari a 13,5 miliardi di dollari, in un solo anno. In questo contesto, anche i produttori americani e i distributori subiranno ripercussioni a catena, a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio e della contrazione della domanda.
Prosecco in bilico: boom di imbottigliamenti, ma timori per l’export
Il Prosecco ha vissuto un primo semestre brillante (+31% di export negli Usa), ma le ultime settimane hanno registrato un calo negli ordinativi e segnali di allarme, soprattutto per l’Asolo Docg (il cui 77% dell’export è diretto agli Usa). Il presidente del Consorzio di tutela, Michele Noal, denuncia l’effetto combinato di dazi e svalutazione del dollaro, mentre la Conegliano Valdobbiadene Docg teme per la sostenibilità dei prezzi al dettaglio.
Nel frattempo, gli imbottigliamenti corrono (+12,6% a giugno), e il record 2024 di 660 milioni di bottiglie potrebbe essere superato. Ma resta un interrogativo aperto: chi comprerà tutto questo vino, se il mercato statunitense si blocca?
Il cambiamento dei consumi: i rossi in crisi, i giovani bevono meno
Muta anche la domanda interna. I dati rivelano una progressiva disaffezione verso il vino rosso, penalizzato da cambi generazionali, attenzione alla salute e normative più restrittive sull’alcol. Circa il 50% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha ridotto o eliminato il consumo di alcol. Il vino, pur restando simbolo culturale italiano, non è più centrale nella dieta quotidiana come un tempo.
Export e produzione in difficoltà: Europa in rosso
Secondo la Commissione UE, il 2024/25 si chiuderà con:
- -5% nella produzione vinicola europea
- -3% nei consumi
- -6% nelle esportazioni
L’Italia si distingue come eccezione (+15% di produzione), ma non basta a compensare il crollo francese e tedesco. Gli stock restano elevati (157 milioni di ettolitri) e l’export del vino italiano nei primi quattro mesi del 2025 è in calo del 2% rispetto al 2024.
Cercare nuovi mercati? Sì, ma con realismo
Il settore guarda al Mercosur (Brasile in primis) come alternativa al mercato americano. Tuttavia, l’area rappresenta solo lo 0,57% dell’export italiano, con 46,7 milioni di euro nel 2024. La ratifica dell’accordo Ue-Mercosur promette dazi azzerati e protezione delle IG, ma i numeri confermano che non può sostituire gli Usa, da cui arrivano oltre 1,9 miliardi di euro di acquisti l’anno.
Fiducia e reputazione: l’Italia resta forte nel food & beverage
Un dato positivo arriva dall’Edelman Trust Barometer 2025: la fiducia nel comparto food & beverage in Italia cresce da 69 a 71 punti, ponendo il settore tra i più credibili del Paese, dopo tech e ospitalità. Ma le nuove generazioni chiedono trasparenza, sostenibilità e responsabilità sociale. Solo chi saprà intercettare questi valori, potrà mantenere il consenso e la competitività.
In sintesi: un comparto sotto pressione, ma con energie da rilanciare
Il vino italiano attraversa una crisi sistemica, aggravata dai dazi Usa, da un consumo in calo e da un contesto internazionale instabile. Tuttavia, esistono leve di rilancio:
- Diversificare i mercati (con realismo);
- Spingere su innovazione e sostenibilità;
- Sostenere il consumo interno con nuove narrazioni culturali;
- Richiedere azioni concrete da istituzioni e UE, inclusi fondi straordinari per supportare l’export.
Il settore ha bisogno di visione, strategie condivise e coraggio decisionale. Il vino italiano ha ancora tanto da dire: ma serve saperlo raccontare, tutelare e portare nel mondo con consapevolezza e unità.
Export in rallentamento, ma il Prosecco tiene
Il 2025 segna una frenata per l’export del vino italiano: nei primi quattro mesi dell’anno si registra un calo del -0,86% a valore rispetto al 2024. Gli spumanti calano complessivamente del -1,1%, ma il Prosecco Dop resta l’eccezione positiva (+1,5% a valore e +3,4% a volume), rappresentando oltre il 76% dell’export di spumanti. Gli USA si confermano primo mercato (+12,5%), seguiti da UK (in calo) e Francia (+15,6%). Tuttavia, pesano le incertezze legate all’eventuale dazio USA del 30% previsto per agosto.
Affitto gestorio e joint-venture: strumenti per affrontare l’incertezza
In un contesto segnato da crisi climatica, consumi in calo e incertezza economica, cresce l’uso di formule ibride come l’affitto gestorio: affitti temporanei di vigneti o cantine per testare nuove gestioni senza cedere la proprietà. In aumento anche le joint-venture, soprattutto per sviluppare vini dealcolati e condividere costi di innovazione.
Sovrapproduzione e scorte record: rischio per la vendemmia 2025
Con 43,6 milioni di ettolitri ancora in giacenza e una vendemmia 2025 attesa intorno ai 50 milioni, l’Italia rischia un’esplosione dell’offerta. L’Unione Italiana Vini chiede taglio delle rese, blocco temporaneo dei nuovi impianti e revisione delle norme produttive. La distillazione di crisi è già in atto in diverse regioni per alleggerire le scorte.
Mercato globale in crisi, consumi al minimo dal 1961
Il report OIV evidenzia un calo globale dei consumi a 214 milioni di ettolitri. L’instabilità geopolitica (Ucraina, Mar Rosso), la crisi climatica e l’inflazione pesano sulla domanda. In Italia, nonostante un leggero calo di volumi nel 2024 (-0,46%), il sistema regge grazie alla qualità certificata e a una crescente attenzione alla sostenibilità (fonte: Valoritalia).
Cambia il consumo: boom dei bianchi, rosati in calo
Secondo Vinarius, nelle enoteche italiane il 50% delle vendite estive è coperto da vini bianchi fermi. Gli spumanti seguono al 25%, mentre i rosati mostrano un netto calo. La percezione per l’autunno/inverno 2025 è di cauta fiducia, con un terzo delle enoteche che prevede un miglioramento.
Le nuove frontiere: inclusività, marketing e digitalizzazione
Il vino perde appeal tra i giovani, frenato da prezzi alti, percezione bassa del valore e linguaggio elitario. Serve una comunicazione più diretta e moderna, orientata a salute, sostenibilità e inclusività. Investire su branding, social media, vini dealcolati e tecnologie digitali è ormai una priorità strategica per il rilancio del settore.
Russia e mercati critici: crollo dell’export
Il vino italiano soffre in Russia: -55% il valore dell’export nel primo quadrimestre 2025. Gli spumanti calano del -47%. Il mercato russo è colpito da sanzioni, calo dei consumi e boom dell’alcol illegale. Anche la Francia soffre: 255 fallimenti tra le aziende vinicole nell’ultimo anno (+49%), specialmente nelle piccole imprese di Bordeaux.
Conclusione: resilienza e trasformazione
Il settore vinicolo italiano affronta una delle sfide più complesse degli ultimi decenni: sovrapproduzione, instabilità globale, cambiamenti nei consumi. Eppure, tra nuove strategie gestionali, innovazione di prodotto, sostenibilità e rilancio digitale, il comparto mostra segnali di adattamento e resilienza. La traiettoria futura dipenderà dalle scelte politiche (dazi, accordi commerciali), ma anche dalla capacità del settore di parlare un linguaggio nuovo, più contemporaneo e inclusivo.
Export in affanno: -3,7% nel quadrimestre
Il vino italiano frena: l’export cala del 3,7% nei primi quattro mesi del 2025, segnando un’inversione di tendenza preoccupante. A pesare sono i nuovi dazi statunitensi – introdotti ad aprile – che hanno portato a un crollo del -7,5% a volume e -9,3% a valore verso il mercato USA. La situazione peggiora ulteriormente con l’annuncio di dazi al 30% a partire dal 1° agosto, una mossa definita da Uiv come “quasi un embargo per l’80% del vino italiano”.

Trend del vino in Italia: allarme rosso tra dazi, export in calo e cantine piene (settimana 14–18 luglio 2025)
Secondo il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, questa misura mette a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e impone un cambio urgente di strategia. Il segretario generale Paolo Castelletti avverte che un’ulteriore saturazione delle piazze europee, causata dall’invenduto, potrebbe deprimere i prezzi interni.
Mercati principali: Usa in bilico, Est in caduta
- 🇺🇸 USA: +0,9% volume, +6,7% valore, ma in drastico rallentamento.
- 🇩🇪 Germania: -3,3% volumi.
- 🇬🇧 UK: -4,8% volumi.
- 🇯🇵🇨🇳🇷🇺 Est Asia: crolli a doppia cifra, con la Russia a -65%.
- 🇨🇦 Canada: controtendenza, con segnali di crescita.
- 🇫🇷🇧🇪🇳🇱 Europa occidentale: performance stabili o in lieve crescita.
Cantine piene: 43,6 milioni di ettolitri stoccati
Le giacenze al 30 giugno 2025 sono pari a un’intera vendemmia, in crescita dello 0,3% rispetto al 2024. Solo nel mese di giugno, si è ridotto il livello del vino in cantina del 6,4%, ma a ritmi troppo lenti.
Il 55,7% del vino in stock è a Denominazione di Origine (Dop), con il Prosecco Doc in testa (3,76 mln/hl), seguito da Igt Toscana e Igt Puglia. Le regioni con più vino in cantina sono Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Puglia e Piemonte.
Spumanti in calo, ma il Prosecco tiene
Il comparto degli spumanti registra un calo generale nel primo quadrimestre 2025 (-1,1% a valore), ma il Prosecco Dop cresce del +1,5% a valore e del +3,4% a volume, confermandosi il motore trainante del settore. Il Prosecco rappresenta oltre il 76% degli spumanti esportati. Bene negli USA (+12,5%), in crescita anche la Francia (+15,6%). In crisi Russia (-47%).
Dazi USA: impatto devastante e rischio sistemico
Il dazio del 30% previsto da Trump dal 1° agosto colpisce duramente l’Italia, che esporta verso gli USA vino per oltre 2 miliardi di euro, pari al 24% dell’export totale. I vini più esposti:
- Moscato d’Asti (60% export in USA),
- Pinot Grigio (48%),
- Chianti Classico (46%),
- Brunello, Prosecco, Lambrusco.
I vini italiani, soprattutto nella fascia “popolare” (prezzo cantina 4€/litro, scaffale 13$), coprono l’81% dei volumi venduti negli USA. Un dazio di questa entità metterebbe fuori mercato la maggior parte di questi prodotti, spingendo la concorrenza da Argentina, Cile, Australia.
Vendite in calo e politiche di contenimento
Con consumi in flessione e cantine piene, molti Consorzi decidono di tagliare la produzione:
- Chianti Docg: riduzione del 20% della resa.
- Pinot Grigio delle Venezie: taglio da 180 a 170 q/ha + stoccaggio.
- Verdicchio dei Castelli di Jesi: stoccaggio da 110 q/ha, fino a 30 bloccati.
Nuovi mercati? Opportunità in Canada
Mentre gli Stati Uniti si chiudono, il Canada apre spiragli: il 69% dei consumatori ha smesso di acquistare prodotti americani per motivi politici. L’export USA di vino in Canada è crollato del 97% a maggio 2025, offrendo una finestra strategica per il vino italiano.
Toscana e Piemonte valutano estirpi e distillazione
Le regioni più colpite si mobilitano: la Toscana convoca un tavolo tecnico, il Piemonte avvia il monitoraggio per la distillazione. Molte denominazioni propongono moratorie sui nuovi impianti, promozione sui mercati minori e produzione di vini a basso tenore alcolico, in linea con i trend salutistici.
Focus Francia: enoturismo come leva competitiva
La Francia investe pesantemente sull’enoturismo: 7 miliardi di euro generati, 31.000 posti di lavoro diretti e indiretti. L’Italia resta leader con 13 milioni di turisti del vino previsti nel 2025, ma Oltralpe si punta a diventare la prima destinazione eno-turistica d’Europa entro il 2030.
Conclusione:
Il settore vinicolo italiano è davanti a una crisi sistemica, innescata dai dazi USA e aggravata da un calo strutturale della domanda e da scorte eccessive. La tenuta del Prosecco Dop, l’adattamento produttivo dei Consorzi, e le opportunità in mercati alternativi come il Canada, rappresentano i pochi segnali positivi in un contesto di forte incertezza. La sfida è adattarsi rapidamente per non perdere quote di mercato strategiche conquistate in anni di crescita.
Sovrapproduzione, crisi dei consumi e nuove strategie per il futuro del vino italiano
Il settore vitivinicolo italiano sta attraversando una fase cruciale, segnata da forti squilibri tra offerta e domanda, calo delle esportazioni e pressioni internazionali.
Allarme Sovrapproduzione: il rischio del crollo prezzi
L’Unione Italiana Vini (UIV) lancia un messaggio chiaro: produrre troppo vino rischia di far precipitare i prezzi. Le vendemmie superiori ai 50 milioni di ettolitri sono insostenibili per un mercato in contrazione. Il presidente UIV Lamberto Frescobaldi ha ribadito la necessità di restare entro un tetto massimo di 40-43 milioni di ettolitri, pena un’inflazione delle giacenze (fino a 90 milioni di ettolitri previsti entro ottobre) e una perdita stimata di circa 500 milioni di euro rispetto al 2024.
Il ministro Lollobrigida, però, frena gli allarmismi: “Basta depressionismo”.
Produzione 2024: l’Italia ancora prima al mondo
Secondo Agea, nel 2024 l’Italia ha prodotto 43,9 milioni di ettolitri, su 728mila ettari vitati, confermandosi primo produttore mondiale. Il comparto Dop e Igp resta una punta di diamante, con oltre 32 milioni di ettolitri certificati.
Vino Dealcolato: in arrivo la svolta normativa
Attesa svolta sul vino dealcolato: entro l’estate sarà pubblicato il decreto congiunto Masaf-Mef che sbloccherà la produzione anticipata. Il segmento, seppur ancora controverso, è ritenuto strategico per aprire a nuovi consumatori e mercati, pur con l’esclusione iniziale delle denominazioni Doc, Docg e Igt.
Export in calo e consumi in frenata: le cantine chiedono nuovi mercati
Il Report Mediobanca 2025 fotografa un settore sotto pressione: il 72% delle aziende teme il crollo dei consumi, e il 66% i dazi, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Per reagire, le strategie individuate sono:
- apertura a nuovi mercati (77%)
- sviluppo di prodotti no/low alcol (50%)
- investimenti su capitale umano (56%)
- innovazione tecnologica e diversificazione
Il rendimento medio (ROI) del settore è solo del 5,4%, inferiore a quello alimentare e delle bevande, con un calo dell’Ebit margin al 6,2% nel 2023. Le cantine toscane guidano per margine operativo (16,4%), mentre l’Abruzzo vanta il miglior ROI (7%).
Dazi Cina: nuova minaccia per gli spirits europei
Dal 5 luglio, la Cina ha imposto un dazio del 32,2% sugli alcolici Ue a base di vino e vinacce. Federvini denuncia: “Barriera ingiustificata e dannosa per il commercio internazionale”. Alcuni produttori hanno ottenuto accordi con Pechino per evitare i dazi, ma la maggior parte resta colpita.
Vendite in calo: tutti i mercati in difficoltà
Nei primi cinque mesi del 2025:
- Germania: -9,6%
- Stati Uniti: -4,7%
- UK: -3%
- Italia: -1,8%
Le vendite retail segnano -3,4% complessivo, con i vini fermi e frizzanti a -5,3%. Solo gli spumanti resistono (+4,9%).
Distillazione di crisi? Il Piemonte dice no
L’assessore Bongioanni rifiuta l’idea della distillazione straordinaria richiesta dai consorzi piemontesi: “Serve programmazione, non misure emergenziali”. Anche in Toscana e Puglia si apre il dibattito su distillazione, vendemmia verde e riduzione delle rese.
USA: vino superato dagli alcolici
Secondo “Shanken’s Impact Databank”, entro fine 2025, gli alcolici supereranno il vino nei volumi di vendita negli Stati Uniti per la prima volta in quasi 50 anni. Il consumo di vino calerà del -4%, ma cresceranno segmenti premium (oltre $15), vino dealcolato e “better-for-you”.
Spagna in crisi: -40 milioni nel primo quadrimestre
Anche la Spagna arranca: da gennaio ad aprile 2025, il vino iberico ha perso 40,8 milioni di euro e 33,7 milioni di litri. Crolla la Dop Cava, mentre gli spumanti generici reggono. Germania sempre più assente dai mercati di riferimento.
Il comparto vitivinicolo italiano conferma la sua rilevanza strategica, chiudendo il 2024 con un valore della produzione certificata superiore a 9,2 miliardi di euro e un volume di quasi 44 milioni di ettolitri, dati che ribadiscono la leadership mondiale del Paese. Tuttavia, lo scenario resta complesso, condizionato da incertezze internazionali, calo dei consumi e tensioni sui mercati esteri.
Secondo il settimo Annual Report di Valoritalia, il 2024 è stato un anno positivo ma non brillante, con oltre 2 miliardi di bottiglie immesse sul mercato (-0,46% rispetto al 2023, ma +1,4% sulla media quinquennale). Gli spumanti trainano la crescita con un +5%, mentre i vini rossi perdono terreno (-6,8%), a conferma di un cambiamento delle preferenze verso vini più leggeri e di pronta beva. In termini di denominazioni, crescono le Doc (+2,7%), mentre calano Docg (-2,3%) e Igt (-6,3%).
L’export resta vitale, ma si scontra con la minaccia dei dazi USA al 10%, che colpirebbero il 24% delle esportazioni verso gli Stati Uniti, per un valore di 1,94 miliardi di euro. Secondo Unione Italiana Vini (Uiv), il danno stimato sul fatturato si aggirerebbe tra il 10 e il 12%, perché il 90% delle imprese ritiene che i consumatori americani non assorbirebbero l’extra-costo. Ben il 77% delle aziende prevede impatti medio-alti o molto alti. Proprio per questo molte imprese hanno già avviato strategie di diversificazione sui mercati extra-UE, puntando in particolare su Canada (53%), Regno Unito (51%) e Giappone (47%).
Il Canada emerge come sbocco promettente, con importazioni di vino italiano per 442 milioni di euro e una quota di preferenza tra i consumatori pari al 51%, davanti ad altri Paesi produttori.
Sul fronte interno, la situazione dei consumi fuori casa continua a preoccupare. Nei primi quattro mesi del 2025, il vino nei locali italiani ha perso il 12% delle consumazioni rispetto all’anno precedente, toccando quota 116,8 milioni, mentre le bollicine hanno segnato un calo ancora più marcato (-13%). Anche gli spirits risultano in calo del 14%, segnalando un generale rallentamento della spesa fuori casa, solo parzialmente compensato dalla ripresa di aprile e maggio.
Il settore continua a fare i conti con la gestione delle giacenze, complice la ripresa della produzione (+14,5% rispetto al 2023, con 43,9 milioni di ettolitri), alimentando timori di sovrapproduzione. Agea ha rilevato che il 75% del vigneto italiano è composto da 80 vitigni autoctoni, su una superficie di 728.000 ettari, confermando la grande biodiversità viticola del Paese.
Le vendite dirette in cantina si confermano prioritarie per l’84% delle aziende vitivinicole, insieme al canale horeca (87%), molto più rilevanti rispetto a GDO (39%) e online (45%). La connessione tra vino e turismo rimane quindi un fattore strategico.
Intanto Uiv richiama all’esigenza di adeguare il Testo unico del vino alle nuove dinamiche di mercato entro il 2026, per affrontare cali di consumo, giacenze e rischi geopolitici. Tra le proposte: riduzione delle rese, revisione dei disciplinari e una riorganizzazione delle denominazioni italiane, oggi 529 ma fortemente sbilanciate, visto che le prime 20 coprono l’80% della produzione.
Anche Mediobanca ha evidenziato la necessità di un ripensamento del modello produttivo, per evitare vendemmie troppo abbondanti in un contesto di domanda fiacca, sottolineando come il settore vitivinicolo italiano, pur con una buona competitività internazionale, resti meno redditizio rispetto ad altri comparti alimentari.
In prospettiva, i driver di successo nei prossimi anni saranno spumanti, vini a basso tenore alcolico e prodotti certificati green, con l’81% dei consumatori italiani e il 74% di quelli canadesi che già li indicano come priorità nelle scelte di acquisto.
In sintesi, la settimana del 30 giugno – 4 luglio 2025 fotografa un settore vitale e competitivo, ma messo alla prova da sfide strutturali, geopolitiche e di consumo che richiedono interventi strategici e riforme per continuare a essere leader a livello mondiale.
Trend del Vino in Italia – Settimana 5-9 Maggio 2025
Il club delle eccellenze: le 27 cantine italiane over 100 milioni
Nel 2024, 27 cantine italiane hanno superato i 100 milioni di fatturato, generando da sole:
- 41% del fatturato totale del vino italiano
- 47,5% dell’export vitivinicolo
Tra le novità:
- New entry: Cantina di Conegliano Vittorio Veneto Casarsa (149,8 mln €)
- Uscita: Contri Spumanti (95,6 mln €)
9 grandi aziende hanno chiuso l’anno in calo, segno delle difficoltà del settore, ma 13 hanno registrato una crescita positiva.
Prezzi e export: stabile il prezzo medio, in calo gli spumanti
- Prezzo medio all’export: 3,60 €/l (-0,3%)
- Vino in bottiglia: 50,8% dei volumi, 67% del valore, prezzo medio 4,7 €/l (+1,9%)
- Vino sfuso: +3,3% in volume, +9,8% in valore, prezzo medio 0,8 €/l (+6,3%)
- Spumanti: in calo del 3,7% in valore, 7,9 €/l
I principali importatori restano Germania, UK e USA, con la Germania in calo nei volumi (soprattutto spumanti: -17,2%).
Esportazioni verso gli USA: +41%, effetto dazi e navi
A marzo 2025:
- Export extra-UE: +7,5%
- Export verso USA: +41,2%
- Crescita trainata da commesse navali eccezionali e anticipo spedizioni per aggirare i dazi
- Solo le vendite verso gli USA hanno generato 2,3 miliardi €
L’Italia ha registrato un surplus commerciale di 5,9 miliardi € con i paesi extra UE.
Il vino italiano conquista gli USA: parola di ICE e Vinitaly
Secondo Zoppas (ICE):
- Export vino 2024: 8 miliardi €, di cui 2 miliardi solo negli USA
- Il vino è ora un prodotto strategico per l’export italiano
- Il progetto Vinitaly USA punta a rafforzare la presenza a Chicago e nel mercato nordamericano
Leadership globale del vino italiano: primi per produzione e volumi export
Nel 2024:
- Produzione: 44 milioni di ettolitri → Italia prima al mondo
- Export: 21,7 milioni di ettolitri (+3,2%), 8 miliardi di euro
- L’Italia guida per quantità esportata e seconda per valore (dietro solo alla Francia)
Mercato globale del vino in trasformazione
Il 2024 è stato un anno di profondi cambiamenti:
- Superficie vitata mondiale: -0,6%, ai minimi storici (7,1 milioni di ha)
- Produzione globale: 225,8 mln hl, il minimo dal 1961
- Consumo mondiale: 214,2 mln hl (-3,3%), cali forti in Cina, USA, Germania e Francia
L’Italia ha resistito meglio (+0,1% nel consumo interno), mentre il mercato punta sempre più a qualità, sostenibilità e premiumizzazione.
Vini pregiati e aste in calo: -30% nel 2024
Secondo Sotheby’s:
- Vendite all’asta di vini/alcolici: 114 mln $ (-30%)
- Crescono whisky giapponesi e scotch, mentre calano gli alcolici top
- Gli USA superano Hong Kong come primo mercato per vendite all’incanto
- L’Italia conquista l’8% del mercato delle aste globali
Conclusione: meno bottiglie, più valore
Il vino si afferma sempre più come un bene di lusso e un prodotto per consumatori consapevoli. Le sfide del futuro saranno:
- Adattarsi al cambiamento climatico
- Crescere sui mercati premium
- Intercettare nuovi consumatori globali
Ripresa del Mercato del Vino: Il settore vinicolo italiano mostra segnali di ripresa nel 2024, nonostante le difficoltà economiche e i cambiamenti nei modelli di consumo. Il primo semestre ha visto una lieve ripresa con Masi Agricola che ha riportato ricavi in calo rispetto al 2023 ma in aumento dal 2019, pre-pandemia.
Focus su Innovazione e Diversificazione: Masi Agricola ha investito in innovazione, ampliando l’offerta con spumanti e rosé, segno di un’adattabilità di fronte a un mercato in evoluzione. Anche Proposta Vini, nonostante un inizio d’anno lento a causa del clima instabile, prevede una crescita annuale tra il 4% e il 6%.
Dinamiche di Mercato e Esportazioni: Le vendite di vini premium hanno risentito di un generale rallentamento. Tuttavia, ci sono stati miglioramenti significativi nelle esportazioni, soprattutto verso la Cina e gli USA, complice una domanda estiva sostenuta dal boom turistico.
Prospettive e Sfide Future: Il settore cerca di adattarsi alle nuove realtà con un occhio alla sostenibilità e alla promozione. L’Unione Italiana Vini sottolinea la necessità di supporto fiscale e finanziario per superare le perdite subite nel 2020, con una previsione ottimista per il resto dell’anno.
Conclusioni: Nonostante le incertezze, l’industria vinicola italiana si dimostra resiliente e pronta a sfruttare le opportunità di ripresa, grazie anche all’importante ruolo del turismo nell’incremento delle vendite.
Nel periodo dal 22 al 26 aprile 2024, il panorama vitivinicolo italiano presenta segnali contrastanti. Se da un lato si osserva una ripresa dei consumi di vino a livello internazionale, dall’altro permangono sfide significative per l’industria nazionale.
Consumi interni in frenata: Nonostante la ripresa delle esportazioni nel primo bimestre del 2024, i consumi interni di vino in Italia rimangono in ribasso, con una contrazione tendenziale del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo trend preoccupa gli operatori del settore, considerando che l’Italia continua ad assorbire circa il 50% delle vendite di vino made in Italy.
Export in crescita: L’export di vino italiano ha registrato una significativa crescita nei primi due mesi del 2024, con una tendenza positiva soprattutto verso i Paesi terzi. Spiccano in particolare le performance nei mercati del Regno Unito, della Cina, del Giappone e della Russia. Tuttavia, nonostante questi segnali di ripresa, i dati sui consumi in Italia e negli Stati Uniti rimangono stagnanti, rappresentando una sfida per l’industria vinicola italiana.
Vinitaly di Verona: Un momento di incontro e dibattito: Nonostante le sfide, il Vinitaly di Verona si conferma come un appuntamento fondamentale per il settore del vino italiano. La 56ª edizione della fiera ha visto la partecipazione massiccia di operatori esteri provenienti da oltre 140 paesi, confermando il ruolo centrale della manifestazione nella promozione internazionale del vino italiano e nell’incentivare il business tra espositori e acquirenti.
Emergenza giacenze e sfide per la viticoltura: A Vinitaly 2024, il tema dell’emergenza giacenze è stato al centro del dibattito. Nonostante la vendemmia 2023 sia stata tra le più scarse degli ultimi decenni, le giacenze di vino invenduto rimangono elevate, rappresentando una preoccupazione per gli operatori del settore. Inoltre, si evidenziano divergenze di opinioni tra industria e agricoltori riguardo alla richiesta di estirpazione dei vigneti e alla produzione di vini senza alcol o a basso contenuto alcolico.
Sfide per il futuro: La sostenibilità e la salute emergono come sfide cruciali per il settore del vino italiano. Mentre il comparto vitivinicolo continua a generare ricchezza e occupazione in molte aree rurali dell’Unione Europea, è necessario affrontare le crescenti preoccupazioni legate alla sostenibilità ambientale e alla salute dei consumatori.
In sintesi, se da un lato l’export mostra segnali di ripresa, dall’altro permangono sfide interne legate ai consumi e alle giacenze di vino invenduto. Il settore si trova di fronte a una serie di complessità che richiederanno strategie innovative e collaborazione tra tutti gli attori coinvolti per affrontare con successo le sfide future.
Il mondo del vino italiano sta attraversando una fase di profonda trasformazione, con sfide e opportunità che delineano il futuro del settore. Nel corso della settimana dal 26 febbraio al 2 marzo 2024, diverse tendenze hanno caratterizzato il panorama vinicolo nazionale.
- Declino del Mercato Internazionale
L’export del vino italiano ha registrato un calo significativo nei principali mercati internazionali, con una diminuzione sia in termini di volume (-4,4%) che di valore (-7,3%). Paesi come gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e il Regno Unito hanno ridotto gli acquisti, mentre solo la Germania ha mostrato un segno positivo a livello volumetrico (+7%). Questo calo è stato attribuito a diversi fattori, tra cui il destocking degli importatori e la crisi economica globale.
- Pressioni sui Dazi nel Regno Unito
Nel Regno Unito, l’inflazione e l’aumento delle accise sugli alcolici hanno influenzato negativamente le vendite di vino e alcolici. Le entrate fiscali sono diminuite, spingendo le aziende a richiedere una revisione dei dazi per stimolare i consumi e sostenere l’industria vinicola britannica.
- Cambiamento nei Consumi e nelle Preferenze
Il mercato del vino sta subendo cambiamenti significativi nei consumi e nelle preferenze dei consumatori. Si assiste a una crescente domanda di prodotti “salutistici” e sostenibili, soprattutto tra i giovani. I vini bianchi e le bollicine stanno guadagnando terreno rispetto ai vini rossi, mentre le etichette riconosciute e legate ai territori continuano a mantenere un forte appeal.
- Innovazione e Adattamento
Le aziende vinicole italiane stanno cercando modi innovativi per adattarsi a questo cambiamento di scenario. L’adozione di pratiche sostenibili, la diversificazione dei prodotti e l’investimento in marchi e territori di prestigio sono strategie cruciali per affrontare le sfide attuali e future.
- Focus sull’Horeca e sulla Distribuzione
Nonostante la contrazione del mercato al dettaglio, il settore Horeca continua a rappresentare un’opportunità per il settore vinicolo italiano. Le aziende si stanno concentrando sulla distribuzione mirata e sulla logistica efficiente per garantire una presenza ottimale sul mercato, soddisfacendo le esigenze dei consumatori e dei ristoratori.
In conclusione, il panorama del vino italiano è caratterizzato da sfide ma anche da opportunità. Attraverso l’innovazione, l’adattamento e il focus sulla qualità e sulla sostenibilità, il settore può affrontare con successo i cambiamenti in corso e consolidare la sua posizione nel mercato globale del vino.