La vendemmia 2025 consegna all’Italia un quadro produttivo positivo e, sotto molti aspetti, incoraggiante. Dopo un 2024 segnato da incertezze climatiche e tensioni di mercato, l’annata appena conclusa riporta il Paese ai livelli medi del quinquennio con una produzione stimata a 47,447 milioni di ettolitri, pari a un +8% su base annua. Ma la vera notizia è la qualità: le uve raccolte si distinguono per sanità, maturazione omogenea e potenziale enologico molto elevato.
Primavera mite ed estate anticipata hanno favorito un ciclo vegetativo regolare e un anticipo generalizzato delle vendemmie, soprattutto al Nord. Il risultato è un profilo qualitativo che promette vini freschi e longevi nelle regioni settentrionali, equilibrati al Centro e dotati di struttura e profondità al Sud.
I punti chiave dell’annata italiana
Produzione in crescita
Il volume complessivo torna a respirare dopo due anni di calo, riallineandosi agli standard storici. Con oltre 47 milioni di ettolitri, l’Italia si conferma primo produttore al mondo, davanti a Francia, Spagna e Stati Uniti.
Qualità elevata da Nord a Sud
– Nord Italia: maturazioni eccellenti, uve integre e aromaticità spiccate. Le prime fermentazioni segnalano vini bianchi particolarmente puliti ed equilibrati.
– Centro Italia: buone escursioni termiche e limitata pressione fitosanitaria hanno favorito una vendemmia uniforme.
– Sud Italia: rossi di struttura e grande espressività, con gradienti zuccherini ben bilanciati da acidità naturale.
Giacenze stabili
Nonostante l’aumento della produzione, le giacenze al 30 settembre 2025 si mantengono sostanzialmente stabili. Un segnale che indica un mercato in movimento, ma ancora fragile.
Il tema caldo: i prezzi dell’uva non coprono i costi
La vendemmia 2025 è generosa dal punto di vista qualitativo, ma il fronte economico mostra una tensione crescente. Il presidente provinciale di Cia Cuneo, Claudio Conterno, lancia un allarme che risuona in molte altre zone d’Italia: “Con le medie di quest’anno è difficile mantenere i vigneti”.
Secondo Conterno, il prezzo equo dell’uva dovrebbe partire da 1,20 €/kg, valore che coincide ormai con il semplice costo di produzione. Nonostante ciò, la campagna ha registrato forti oscillazioni: a luglio una domanda quasi assente, in vendemmia un mercato improvvisamente in sofferenza di prodotto.
Conterno sottolinea anche un’altra criticità: il peso dell’industria nella formazione dei prezzi. Nelle Langhe, ricorda, il 70% delle uve viene vinificato direttamente dai produttori, il 20% dalle cooperative e solo una minima quota dall’industria. Eppure, quest’ultima continua a condizionare in modo rilevante il valore delle uve anche in territori dove i costi di produzione – terreno compreso – sono incomparabili.
In parallelo, il presidente Cia interviene sul tema dell’immagine del vino: “Il vino viene spesso demonizzato, mentre altre bevande molto più impattanti sulla salute non vengono quasi mai messe in discussione. Il vino, consumato con moderazione, è parte del nostro paesaggio, della nostra cultura e del nostro lavoro.”
Il quadro mondiale: produzione bassa, ma mercato più stabile
Se l’Italia segna una stagione positiva, il resto del mondo vive un equilibrio delicato. L’OIV, nel report pubblicato a novembre 2025, stima una produzione globale di 232 milioni di ettolitri: la terza più bassa di sempre.
Il dato rappresenta una timidissima risalita rispetto al 2024 (+3%), ma resta inferiore del 7% rispetto alla media del quinquennio.
Paradossalmente, non si tratta di una cattiva notizia. Una produzione contenuta contribuisce infatti a stabilizzare il mercato globale, in un contesto caratterizzato da domanda debole, scorte elevate e tensioni commerciali persistenti.
I principali produttori nel 2025
– Italia: 47,3 mln/hl, +8%
– Francia: 35,9 mln/hl, -1% (secondo raccolto più basso dal 1957)
– Spagna: 29,4 mln/hl, -6%
– Stati Uniti: 21,7 mln/hl, +3%
– Australia: 11,6 mln/hl, +11%
– Argentina: 10,7 mln/hl, -1%
Europa tra recuperi e difficoltà
L’Italia traina il continente, mentre Francia, Spagna, Germania e Portogallo continuano a scontare condizioni climatiche sfavorevoli. In controtendenza la Romania, che cresce del 30% superando i 4 milioni di ettolitri.
Emisfero Sud in ripresa
Dopo tre vendemmie difficili, l’emisfero australe segna un incremento del 7%.
Australia, Sudafrica, Nuova Zelanda e Brasile mostrano tutti trend positivi, grazie a condizioni meteo più favorevoli.
Una vendemmia che incoraggia, un mercato che chiede stabilità
Il 2025 conferma la solidità della viticoltura italiana, sia in termini quantitativi sia qualitativi. La sfida ora è economica: garantire redditività ai produttori, contenere le oscillazioni di mercato, valorizzare una produzione che, anno dopo anno, dimostra resilienza e capacità di adattamento.
Un’Italia che continua a essere leader mondiale non può prescindere dal riconoscere il valore reale delle uve, del lavoro in vigna e del patrimonio culturale che ogni bottiglia porta con sé. La vendemmia 2025 è un punto di ripartenza; il futuro dipenderà dalla capacità della filiera di trovare un equilibrio più stabile e sostenibile.
Le previsioni vendemmiali presentate durante il secondo incontro del Trittico Vitivinicolo proiettano la produzione regionale su livelli superiori rispetto a quelli del 2024.
Uve in ottime condizioni e situazione sanitaria sotto controllo: la vendemmia 2025 in Veneto si prospetta tra le migliori degli ultimi anni. Questo è quanto emerso dal secondo incontro della 51° edizione del Trittico Vitivinicolo Veneto, tenutosi nella mattinata di venerdì 22 agosto, in modalità online, con la partecipazione dell’Assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner, del direttore di Veneto Agricoltura Nicola Dell’Acqua e del direttore del CREA di Conegliano Riccardo Velasco.
L’evento, organizzato da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura in collaborazione con CREA, ARPAV e AVEPA, ha fornito agli operatori del settore un quadro previsionale sulla vendemmia che sta iniziando, con particolari approfondimenti sui livelli di produzione attesa e sulla qualità dell’uva che andrà a costituire i pregiati vini veneti.
I dati previsionali del Veneto, presentati da Patrick Marcuzzo del CREA, lasciano ben sperare: rispetto al 2024, quando sono stati prodotti 1.374.400 di tonnellate d’uva, sono attese circa 100.000 tonnellate in più.
Nel 2025, infatti, i danni provocati dalla peronospora sono stati molto più contenuti, mentre le perdite causate dalla grandine si sono pressoché equivalse a quelle del 2024. Inoltre, il meteo estivo, analizzato da Fabio Zecchini dell’ARPAV, non ha inciso negativamente: seppur il 2025 sia stato tra le annate più calde degli ultimi settant’anni e le ondate di calore di giugno ed agosto si siano rivelate particolarmente durature ed intense, un luglio dagli impulsi freschi e da precipitazioni record (è stato il 2° luglio più piovoso in Veneto dopo il 2014) ha riequilibrato la situazione.
In questo contesto, i livelli di fertilità si sono innalzati e il peso degli acini d’uva è mediamente cresciuto in confronto a quello dell’anno scorso. Le varietà d’uva più rinomate presentano così in condizioni ottimali e, sul fronte della resa produttiva, appaiono, in media, tutte in leggero aumento.
Più nel dettaglio, i dati elaborati dall’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, evidenziano variazioni a seconda della provincia. Se Belluno sarà sostanzialmente in linea con il 2024 (+1%), su Padova e Rovigo si prevede un incremento fino al +10% per Glera, Pinot grigio, Merlot e Cabernet. Stabile anche la produzione a Treviso, con eccezione del Pinot grigio (+2%) e della Glera (-3%), vitigno che invece cresce nel Veneziano (+5%) assieme allo Chardonnay (+3%), mentre cala il Pinot grigio (-3%). Per Vicenza e Verona sarà un’annata particolarmente positiva, con aumenti fino al +15% per Merlot e +10% per Corvinone e Garganega.
“Nonostante questa stagione sia stata caratterizzata da una certa piovosità e da temperature sopra la media” ha commentato l’Assessore Caner “siamo riusciti a gestire i nostri vigneti in maniera ottimale. Lo confermano le prospettive di produzione, le quali, sia a livello quantitativo che qualitativo, sono più che buone: ci aspetta una vendemmia importante. L’unica preoccupazione è legata al contesto internazionale, vista la conferma dei dazi da parte degli Stati Uniti, ma il Veneto è perfettamente in grado di gestire quest’aumento. A tal proposito, stiamo guardando con grande attenzione al pacchetto vino dell’Unione Europea: si tratta di uno strumento che ci potrà dare una mano a contrastare le conseguenze legate ai dazi. Inoltre, quello americano non è l’unico mercato esistente: esorto sempre i nostri produttori a ricercare anche nuove opportunità altrove, perché, nel contesto attuale, aprire ulteriori frontiere può regalare grosse soddisfazioni”.
Il secondo incontro del Trittico Vitivinicolo è, inoltre, servito per stimolare un confronto diretto con le altre regioni vitivinicole italiane ed estere, grazie alla riproduzione di contributi video in cui operatori di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Sicilia, Francia e Spagna hanno proposto le previsioni vendemmiali nelle rispettive aree geografiche.
In generale, la situazione italiana è parsa positiva, con l’unico punto di domanda legato ai dazi e allo smaltimento delle scorte a fronte degli incrementi di produzione.


