Il settore vitivinicolo vive una fase di grandi turbolenze, tra dazi americani, calo dei consumi e nuove dinamiche di mercato. L’Italia resta protagonista, ma le sfide sono pesanti.
Dazi Usa: nessuna esenzione per il vino europeo
Il “New York Times” conferma: i negoziati Ue-Usa non includono l’alcol tra i prodotti “zero-for-zero”. I dazi restano al 15%, mettendo in difficoltà produttori italiani ed europei. Il Belpaese è il più esposto, con gli Usa che valgono oltre 838 milioni di euro (+5,7% nei primi 5 mesi 2025).
Negli Usa crollano i vini low cost, crescono i premium
Secondo Drink Business e NielsenIQ, cala del 6% il vino da tavola e spumante di fascia bassa, mentre salgono le vendite di bottiglie sopra i 40 dollari (+47%). I consumatori, soprattutto giovani, scelgono vini europei e di qualità (Barolo e Prosecco guidano la crescita).
Export italiano in crescita
Nonostante i dazi, l’export segna un +4,9% annuo, spinto dagli acquisti americani (+10,3%). Germania e UK in flessione, forte crollo in Russia (-45%), difficoltà anche in Asia. Canada in netta crescita (+9,8%).
Wine Spectator incorona ancora l’Italia
Il prestigioso magazine dedica la copertina al Belpaese: l’Umbria come simbolo di qualità, natura e storia. Confermata la passione americana per i vini italiani e per l’enogastronomia regionale.
Effetto dazi: mercato Usa a ostacoli
Dal 2,9% al 15%: i dazi quintuplicano i costi e spingono in crisi denominazioni chiave (Verdicchio, Moscato d’Asti, Chianti, Prosecco). Rischi di calo di competitività e di volumi. Le cantine italiane corrono ai ripari diversificando su Asia e America Latina.
Fine wines: crisi ma non per tutti
Gli indici Liv-ex restano in calo (-4,9% da inizio anno), ma alcuni vini resistono e crescono in valore: l’Hermitage Rouge (+36,8%) e il Soldera Case Basse (+18,1%) tra i top performer mondiali.
Nuovi dazi anche sul vetro
Dal 7 agosto tariffe al 15% sulle bottiglie di vino standard Ue; rincari pesanti anche su vetro indiano e cinese. Gli importatori americani dovranno rivedere approvvigionamenti e strategie di prezzo. La narrazione e il valore percepito diventano armi decisive.
Consumi di alcol ai minimi storici negli Usa
Solo il 54% degli adulti dichiara di bere alcol (era il 62% nel 2023). Cresce la cultura “sober curious”, spinta da motivazioni di salute, costi più alti e nuove abitudini di vita. Anche in Europa il consumo cala, con forti differenze tra Paesi.
Francia: pessimismo diffuso
Il 62% dei viticoltori prevede utili in calo nel 2025. Pesano clima, costi, e l’impatto dei dazi. Le aziende si orientano verso pratiche agroecologiche e fonti energetiche rinnovabili.
Italia: troppo vino invenduto
Le giacenze raggiungono i 40 milioni di ettolitri. L’Uiv propone di ridurre le rese, sospendere nuovi impianti e incentivare aggregazioni aziendali. Frescobaldi: “Serve una riduzione del 20% della produzione”.
Domanda Usa ancora in calo
Secondo il rapporto SipSource, da inizio anno il vino perde -8,7% in volume e -8,5% in valore. La ristorazione soffre (-7%), con eccezione di Prosecco e Champagne. La fiducia dei consumatori resta fragile, i dazi e l’instabilità commerciale aggravano il quadro.
In sintesi
Il vino italiano continua a godere di forte reputazione e di un export solido verso gli Usa, ma lo scenario è complesso:
- Dazi al 15% minano competitività e margini.
- Consumi in calo e premiumizzazione spingono il mercato verso prodotti di fascia alta.
- Eccedenze interne e calo della domanda aggravano le tensioni.
- Made in Italy resiliente: nonostante le difficoltà, resta protagonista a livello mondiale, sostenuto dalla qualità e dall’immagine culturale.
Il 2025 sarà un anno di resistenza e di scelte strategiche: innovazione, diversificazione dei mercati e capacità di comunicare il valore diventeranno fattori decisivi per trasformare la crisi in occasione di crescita.