Trend del vino in Italia – Settimana 23-27 giugno 2025

Il comparto vitivinicolo italiano, come quello europeo, attraversa una fase particolarmente delicata, stretta tra cambiamenti climatici, crisi geopolitiche, guerre commerciali e nuove abitudini di consumo che mettono a rischio gli equilibri di domanda e offerta.

Trend del vino in Italia – Settimana 23-27 giugno 2025

Giacenze elevate e vendite al rallentatore: secondo l’ultimo report Cantina Italia (Icqrf), al 31 maggio 2025 le giacenze di vino in Italia ammontano a 46,6 milioni di ettolitri, un quantitativo che equivale a una vendemmia media intera. Il calo rispetto ad aprile è del 6,3%, ma rimane comunque superiore dello 0,4% rispetto a maggio 2024. La preoccupazione è che con la prossima vendemmia imminente il rischio di sovrapproduzione diventi concreto, aggravando le difficoltà già registrate dalle vendite interne ed estere.
Calo dei consumi e trend di mercato: in Italia, la grande distribuzione continua a mantenere un ruolo dominante, a differenza della Francia dove la Gdo ha perso terreno a favore di enoteche, vendite dirette e online. I consumi statunitensi di vino italiano hanno registrato a maggio un calo del 10,6% su base annua, con un trend negativo del 6,3% nei primi cinque mesi del 2025. Gli operatori del settore, preoccupati anche dall’imposizione di dazi Usa, guardano a mercati alternativi come Canada, Regno Unito e Giappone.
Preferenze dei consumatori: si conferma il trend verso bollicine, vini bianchi secchi, prodotti biologici, premium e da viticoltore, mentre i vini rossi subiscono una contrazione sensibile. Secondo Valoritalia, nel 2024 le denominazioni rosse hanno perso il 6,8%, mentre gli spumanti hanno guadagnato il 5%. In lieve crescita (+2,7%) anche le DOC, a fronte di un calo delle DOCG per il terzo anno consecutivo (-2,3%) e degli IGT (-6,3%).
Il contesto internazionale: Francia e Spagna affrontano situazioni simili. La Francia, con prezzi in caduta libera e vendite bloccate, ha avviato massicci piani di estirpazione dei vigneti per ridurre le eccedenze. In Spagna, i consumi alimentari di vino hanno subito un calo del 2,4% nel 2024, pur con un aumento dei prezzi medi (+3,9%). Anche il settore del Cava ha chiuso in flessione.
Le risposte politiche e istituzionali: a livello europeo, è stato approvato in Consiglio il “Pacchetto Vino”, volto a rafforzare la competitività del settore, semplificare le etichettature e promuovere la resilienza ai cambiamenti climatici. Ora si attende l’ok definitivo del Parlamento europeo. Parallelamente, i principali Paesi produttori (Italia, Francia, Spagna) hanno ribadito la necessità di un maggiore sostegno diplomatico Ue per scongiurare l’escalation dei dazi con gli Stati Uniti e fronteggiare le tensioni globali.
Focus Piemonte: nel cuore di una delle regioni più simboliche del vino italiano, i Consorzi hanno chiesto alla Regione la convocazione degli Stati generali del vino per discutere misure d’emergenza, tra cui la distillazione straordinaria delle eccedenze. A destare particolare preoccupazione sono Barbera, Dolcetto, Moscato e Cortese, con invenduto stimato in decine di migliaia di ettolitri.
Il quadro economico complessivo: nonostante le difficoltà, la filiera vitivinicola italiana conferma la propria forza. Nel 2024 il settore del vino certificato ha superato i 9 miliardi di euro di valore, con 2,019 miliardi di bottiglie immesse sul mercato. La resilienza è evidente anche nella tenuta dell’export complessivo agroalimentare, che nel 2024 ha toccato i 10,5 miliardi (includendo spirits e aceti), con un saldo commerciale di 8,9 miliardi di euro positivo.
Secondo i dati Nomisma per l’Osservatorio Federvini, nel primo trimestre 2025 la Gdo italiana ha registrato vendite di vino per 694 milioni di euro, in lieve calo (-1%), con una crescita trainata dagli spumanti Metodo Classico (+7,1%) e Charmat dolce (+2%). Soffrono invece i vini generici e i rossi a basso valore.
Prospettive: il settore è chiamato a reagire attraverso la diversificazione dei mercati, la rimodulazione dell’offerta (ad esempio sui vini premium o biologici) e la ricerca di una maggiore sostenibilità ambientale ed economica, sempre più richiesta anche dai consumatori. Le denominazioni più piccole e frammentate rischiano di non reggere l’urto, a meno di una riforma strutturale del sistema consortile.
In sintesi, il vino italiano resta un simbolo del Made in Italy, ma per mantenere competitività e prestigio serviranno scelte rapide, investimenti mirati e un sostegno istituzionale più incisivo, a livello sia nazionale che comunitario.