Trend del vino in Italia – Settimana 3-7 novembre 2025 (Analisi a cura di Eros Zago)

Il comparto vitivinicolo italiano ed europeo vive una fase di apparente stabilità, ma sotto la superficie si muovono trasformazioni profonde che ridisegnano produzione, commercio e consumo. La settimana si chiude con un quadro complesso: segnali di ripresa produttiva, tensioni sui mercati internazionali, un consumatore sempre più selettivo e nuove linee strategiche per il rilancio del vino italiano.

Trend del vino in Italia – Settimana 3-7 novembre 2025 (Analisi a cura di Eros Zago)

Produzione europea: stabilità apparente, fragilità strutturale

La produzione di vino dell’Unione Europea è stimata in 145,5 milioni di ettolitri per il 2025 (+1% sul 2024), ma resta inferiore del 7,5% rispetto alla media quinquennale.
L’Italia si conferma leader con 47 milioni di ettolitri (+8%), davanti a Francia (37 Mhl, +2,3%) e Spagna (31,5 Mhl, -15%).
Dietro la leggera ripresa dei volumi, si nasconde una tendenza al ribasso di lungo periodo: dal 2018 la produzione UE è calata di oltre 40 milioni di ettolitri. Il 2025 è stato segnato da eventi climatici estremi e da un contesto commerciale complesso, aggravato dai nuovi dazi statunitensi sui vini europei.

Vini pregiati e nuovi gusti: l’era della “consapevolezza liquida”

Secondo il London Fine Wine Trends Report del club londinese 67 Pall Mall, il mercato dei vini pregiati si sta trasformando.
Il consumatore evoluto privilegia autenticità, bevibilità e valore immediato, mentre perde fascino il mito delle grandi etichette e del sistema “en primeur”.
Crescono l’interesse per il Sudafrica (+26% in 10 anni), l’English Sparkling Wine (+79% dal 2015) e il consumo di vini italiani (+37,5%), in particolare da regioni come Sicilia e Toscana.
Il futuro del “fine wine” sarà guidato da un pubblico più informato, digitale e indipendente, con attenzione crescente a sostenibilità, grado alcolico contenuto e packaging leggero.

Geopolitica e commercio: l’Italia cerca un’alleanza transatlantica

A Roma, l’incontro tra Lamberto Frescobaldi (UIV) e il commissario europeo Maroš Šefčovič ha confermato la necessità di una strategia comune per contrastare i dazi americani e accelerare i trattati con Mercosur e India.
L’Italia punta su un’alleanza con il trade americano, sottolineando come ogni dollaro investito in vini UE generi 4,5 dollari per l’economia USA. Il vino diventa così anche strumento di diplomazia economica.

Segnali di rilancio: Finanziaria e vini dealcolati

Due notizie alimentano la fiducia nel futuro del settore:

  1. Legge di bilancio 2026 – previsto un incremento dei fondi per promozione e internazionalizzazione fino a 250 milioni di euro annui nel triennio 2026-2028.
  2. Decreto sui vini dealcolati – in via di approvazione definitiva, aprirà una nuova frontiera produttiva, intercettando la crescente domanda di low e no-alcol.

Un doppio passo strategico verso un vino italiano più competitivo, moderno e internazionale.

Commercio globale e riesportazioni: la nuova geografia del vino

Lo studio OIV quantifica in 4,55 miliardi di euro il valore delle riesportazioni globali, pari al 13,5% del totale.
Emergono nuovi hub: Regno Unito, Belgio e Singapore, centri di smistamento ad alto valore per vini premium e super-premium.
Per l’Italia, la riesportazione rappresenta circa l’8% delle esportazioni totali, evidenziando la crescente importanza della distribuzione come leva strategica di competitività e redditività.

Consumi interni: “meno, ma meglio”

I dati NielsenIQ presentati alla Milano Wine Week descrivono un’Italia che beve meno ma sceglie meglio.
Nei canali off-trade cala il volume ma cresce il valore, trainato da spumanti, bianchi versatili e DOC/IGP.
La fascia d’età 30-44 anni guida la trasformazione: informata, sostenibile, attenta al prezzo e aperta ai dealcolati.
Nel canale Horeca domina la “qualità dell’esperienza”: carta vini ragionata, storytelling territoriale, formazione del personale.
Si consolida la tendenza alla premiumisation: meno quantità, più identità e trasparenza.

Politiche europee: semplificazioni e flessibilità

Il Parlamento europeo, tramite la Commissione Agricoltura (COMAGRI), ha approvato gli emendamenti al “Pacchetto Vino”, che semplificano etichettatura, promozione e gestione finanziaria.
Un passo avanti verso una normativa più efficiente, con maggiori sostegni per l’export e progetti promozionali di durata estesa.

Conclusione: il futuro del vino italiano

Il vino italiano entra nel 2026 con fondamenta solide ma sfide decisive: sostenibilità economica, diversificazione dei mercati, digitalizzazione e nuovi stili di consumo.
L’Italia mantiene la leadership produttiva, ma deve ora consolidarla con una visione di valore, identità e innovazione.
La parola d’ordine è chiara: meno quantità, più qualità strategica — dal vigneto alla tavola, dal territorio al mondo.