Trend e andamento del vino in Italia – Settimana 24-28 novembre 2025

L’ultima settimana di novembre evidenzia un settore vitivinicolo inserito in un contesto agricolo e agroalimentare nazionale in forte crescita, trainato da qualità certificata, export dinamico e un’evoluzione significativa dei consumi. Il quadro restituisce un’Italia del vino solida, sempre più premium e al centro di filiere ad alto valore aggiunto.

Trend e andamento del vino in Italia – Settimana 24-28 novembre 2025

Una Dop Economy da 21 miliardi: vino stabile, export in accelerazione

Il XXIII Rapporto Ismea–Qualivita conferma la forza delle produzioni certificate: la Dop Economy raggiunge 20,7 miliardi di euro nel 2024, +25% rispetto al 2020, con 328 Consorzi, 184mila operatori e una crescita occupazionale del +1,6%.
Il vino imbottigliato mantiene un valore stabile di 11 miliardi, mentre l’export complessivo Dop Igp tocca un nuovo massimo: 12,3 miliardi di euro (+8,2%), grazie ai record simultanei di cibo e vino.

Le zone più dinamiche sono Lombardia (+13%), Friuli Venezia Giulia (+8%) e Puglia (+12%). Veneto ed Emilia-Romagna restano gli epicentri del valore, con 8,9 miliardi complessivi.

Tra i vini a maggiore valore alla produzione spiccano:

  • Prosecco Dop: 951 milioni (+0,5%)
  • Delle Venezie Dop: 193 milioni (+9%)
  • Conegliano Valdobbiadene-Prosecco Dop: 170 milioni (in lieve calo)

Export Made in Italy: vino protagonista della crescita

I dati Istat di settembre 2025 mostrano un commercio estero in espansione: +10,5% in valore, +7,9% in volume. Il food & beverage cresce del +6,9% nel mese e del +5% nei primi nove mesi dell’anno, confermandosi uno dei pilastri della bilancia commerciale italiana.

Il vino rimane una delle categorie più richieste nei mercati premium, soprattutto nei Paesi extra-UE. Performance eccezionali:

  • Stati Uniti: +34,7%, trainati da vino e formaggi
  • Francia: +19,5%
  • Spagna: +14,7%
  • Polonia: +15%
  • Svizzera: +10,4%
  • Paesi OPEC: +24,2%

La crescita si fonda su qualità certificata, identità territoriale, tracciabilità, filiere sostenibili e presenza strutturata sui mercati internazionali.

Agricoltura italiana: 44 miliardi di valore aggiunto

Il settore primario italiano registra un risultato storico: oltre 44 miliardi di euro di valore aggiunto, primo in Europa. Secondo AGEA e INPS, gli investimenti governativi – 15 miliardi – hanno rilanciato il comparto, sostenendo:

  • recupero di 5 milioni di ettari di terreni abbandonati,
  • ricambio generazionale,
  • incremento della produttività e dell’occupazione.

Questa solidità agricola offre un terreno fertile per tutta la filiera vino, che beneficia di politiche orientate alla produzione, alla legalità e alla valorizzazione delle superfici coltivate.

Consumatori, bollicine e nuove culture del bere

L’analisi IULM fotografa un mercato del vino in piena trasformazione:

  • L’Italia è il terzo Paese al mondo per consumo in valore.
  • La crescita interna è trainata dalla ricerca di qualità: meno quantità, più valore.
  • Il segmento sparkling continua a guidare la domanda: 3,1 miliardi di euro e 733 milioni di litri nel 2023, con una chiara dinamica di premiumizzazione.
  • Champagne in calo (-8,4% globale), ma gli spumanti italiani confermano la leadership nazionale e internazionale.
  • In aumento i segmenti low e no alcool (+5,9%), soprattutto tra i giovani consumatori.

La Gen Z spinge verso un approccio diverso al vino: più attenzione a sostenibilità, storytelling essenziale, occasioni di consumo leggere, formati innovativi e maggiore consapevolezza salutistica.

Conclusione: un settore solido che evolve verso qualità, sostenibilità e posizionamento premium

Il vino italiano chiude novembre 2025 con un quadro di forza strutturale: export in crescita, produzioni certificate che generano valore, un’agricoltura nazionale che investe e un mercato interno in trasformazione.

La direzione è chiara:
meno volumi, più valore; meno standardizzazione, più identità; meno tattica, più strategia di filiera.

Una tendenza che conferma il posizionamento del vino italiano come asset economico e culturale decisivo per il Made in Italy e come settore che richiede scelte industriali consapevoli, investimenti mirati e una visione strategica di lungo periodo.