Trend e andamento del vino in Italia — Settimana 8–12 dicembre 2025

La settimana 8–12 dicembre 2025 fotografa un vino italiano dentro una fase “a doppia velocità”: grande spinta reputazionale e culturale (con l’onda lunga del riconoscimento Unesco alla Cucina Italiana), ma anche tensioni economiche reali su export e consumi. Nel mezzo, un vincitore piuttosto chiaro: bianchi e bollicine (con Prosecco locomotiva), sostenuti da nuovi stili di consumo più “quotidiani” e da target giovani. I rossi e le categorie più legate al consumo tradizionale soffrono di più, mentre il canale HoReCa si conferma un campo di battaglia dove la differenza la fanno posizionamento, partner distributivi e capacità di attivare il sell-out.

1) Unesco: la Cucina Italiana riconosciuta, il vino rivendica centralità (e valore economico)

Il riconoscimento Unesco alla Cucina Italiana come Patrimonio Culturale Immateriale viene letto dal settore come un segnale “di energia” per ripartire in un momento complesso. Il messaggio chiave: il vino non è un accessorio, è parte strutturale della cultura della tavola italiana.

  • Uiv (Frescobaldi/Castelletti) sottolinea l’impatto non solo simbolico ma anche industriale: il vino contribuisce a ricchezza e lavoro, con saldo commerciale estero attivo indicato attorno a 7,5 miliardi di euro/anno.
  • Federvini interpreta il riconoscimento come premio a una cultura complessiva della convivialità, dove vini, spiriti e aceti sono pilastri identitari; e lo collega a nuove prospettive per valorizzazione del made in Italy e turismo enogastronomico.
  • Città del Vino (oltre 500 comuni) ribadisce il legame tra produzione, cultura, sviluppo e identità territoriale.
  • Veronafiere/Vinitaly aggancia il tema alla promozione internazionale tramite le proprie piattaforme (Vinitaly e “ecosistema” fieristico).
  • Federdoc mette l’accento su una responsabilità aggiuntiva: protezione e promozione delle Denominazioni d’Origine come presidio di qualità, tracciabilità e sostenibilità.
  • Fivi richiama la concretezza dietro il “patrimonio immateriale”: persone e territori, soprattutto aree interne, evitando “imbalsamazione” della tradizione e puntando su innovazione economica e sociale.
  • Assoenologi valorizza l’unione cibo-vino come combinazione storicamente vincente, ora rafforzata da un riconoscimento globale.

Implicazione operativa: il riconoscimento diventa una leva narrativa e commerciale potente, ma funziona solo se tradotta in azioni (promozione, enoturismo, tutela DO, formazione, presidio territoriale).

2) Consumi: meno quantità, più selezione. Premiate freschezza e bevibilità

Sul mercato interno emerge un pattern netto: si beve meno spesso, l’acquisto domestico è più selettivo, crescono le “occasioni speciali” e vincono categorie percepite come più contemporanee. Il baricentro si sposta verso vini freschi, versatili e (in parte) meno alcolici, con una sensibilità crescente su benessere e stile di vita.

Nel racconto della settimana, questa trasformazione non è un crollo: è erosione costante dei consumi tradizionali, con redistribuzione della domanda verso segmenti più “facili da inserire” nella quotidianità.

3) Bollicine: resilienza strutturale e traino giovani. Prosecco protagonista globale

I dati e le analisi citate confermano che, pur in un 2024 difficile, lo spumante regge meglio dei vini fermi nei mercati chiave e intercetta fortemente Gen Z e Millennials: le bollicine escono dalla sola logica “celebrazione” e entrano in consumi informali.

Punti chiave emersi:

  • Prosecco in crescita soprattutto in USA e Francia, più statico nel Regno Unito (segnali di “picco”).
  • Champagne in difficoltà nei tre mercati: il posizionamento premium e i prezzi più alti lo rendono più vulnerabile in una fase di incertezza economica e “down-trading”.
  • Si aprono spazi per categorie “di contorno” ma in ascesa: sparkling aromatizzati (USA), Crémant (Francia), English sparkling (UK), e cocktail/spritz come driver di occasione.

Lettura strategica: per crescere non basta “fare bollicine”, serve presidiare momenti di consumo (aperitivo, informalità, cocktail culture) e parlare il linguaggio dei target più giovani senza snaturare identità e qualità.

4) Export USA: campanello d’allarme forte (e da gestire senza panico)

Lamberto Frescobaldi (Uiv) porta un dato pesante: circa 110 milioni di euro persi in tre mesi sul mercato USA rispetto al pari periodo precedente. Il quadro descritto è quello di una domanda indebolita e di una distribuzione prudente:

  • Export vino italiano negli USA: da +12,5% a valore nel primo trimestre (spinto dal frontloading pre-dazi) a -4% nei primi nove mesi, con -23% nell’ultimo trimestre.
  • Prezzo medio in uscita dalla distribuzione americana in aumento a ottobre di circa +4/5 punti.
  • Ordini retail per il periodo del Thanksgiving non “ripartiti” come atteso.

Implicazione operativa: la parola d’ordine è “gestione crisi”: diversificazione mercati, lavoro sulla rotazione a scaffale e sul valore percepito, evitando sia catastrofismi sia ottimismo di facciata.

5) Regole UE: “Pacchetto Vino” tra semplificazione e nuove categorie (No/Low alcol)

La settimana registra apprezzamento per l’accordo politico UE sul Pacchetto Vino, visto come passo verso maggiore chiarezza normativa e solidità per le imprese. Tra gli elementi evidenziati:

  • Semplificazioni su etichettatura (inclusa spinta a simbolo armonizzato per accesso via QR).
  • Maggiore continuità e accesso alle misure OCM.
  • Promozione nei Paesi terzi con estensione fino a 9 anni dei programmi (stabilità progettuale).
  • Riconoscimento dell’enoturismo come leva strategica.
  • Chiarimenti sulle diciture per i dealcolati: “alcohol-free” con “0.0%” sotto soglia molto bassa; e “alcohol reduced” per prodotti sopra determinate soglie e con riduzione significativa rispetto alla categoria di partenza (con esclusione della dicitura “low alcohol”).

Implicazione operativa: la semplificazione può liberare energia (meno burocrazia, più programmazione), ma la partita vera sarà l’attuazione: uniformità, tempi e interpretazioni.

6) HoReCa Italia: mercato “in pareggio”, ma le bollicine fanno eccezione

Nel canale HoReCa il quadro è di rallentamento generale, con un settore che nel 2025 tende a chiudere vicino alla stabilità. Dentro questa situazione, però, le bollicine spiccano come segmento più dinamico.

Dati e indicazioni della settimana:

  • Il vino vale circa 17% del fatturato dei distributori bevande; le bollicine pesano 33% delle vendite vino in HoReCa.
  • Nel mondo bollicine, il Prosecco arriva al 47% delle vendite di categoria (quasi metà mercato).
  • Segnali di difficoltà sulle bevande alcoliche (citati cali su vino e birra in alcuni periodi), con necessità di strategie mirate.

Linee strategiche suggerite dal contenuto:

  • Abbandonare la logica del solo sell-in: serve far muovere il prodotto nel punto di consumo (sell-out, attivazioni, formazione).
  • Scegliere con cura i partner distributivi (mercato estremamente eterogeneo per dimensioni, filosofia e incidenza del vino).
  • Posizionamento chiaro (target e contesto d’uso), supporto alla rete, iniziative misurabili e benchmark.

7) Territori: il Collio come “case study” di tenuta dei bianchi

Tra le denominazioni, il Collio viene raccontato in ripartenza nonostante difficoltà (dazi e alluvione di novembre). Messaggio chiave: i bianchi tengono. Vengono citati:

  • Vendite stabili sulle fasce di prezzo e mercati principali.
  • Export USA dal Collio in calo indicativo attorno al 10%, giudicato assorbibile con diversificazione.
  • Nord Europa positivo, Germania stagnante; Cina potenziale ma discontinua; Sud-Est asiatico interessante per abbinabilità gastronomica, ma richiede lavoro promozionale.

Implicazione operativa: la resilienza non è “automatica”: è frutto di portafoglio mercati, coerenza di posizionamento e investimento continuo nella domanda.

8) Outlook 2026: rimbalzo moderato possibile, trainato da bianchi e bollicine

La settimana chiude con un orizzonte 2026 più “respirabile”: inflazione in stabilizzazione e smaltimento giacenze in alcuni mercati aprono alla possibilità di un rimbalzo moderato della domanda, con motori principali bianchi e spumanti e una comunicazione più contemporanea capace di coinvolgere nuove fasce.

In parallelo, voci autorevoli (come Carlo Ferrini) invitano a tenere insieme realismo e fiducia: la crisi è multifattoriale (sovrapproduzione, prezzi, guerre, cambiamento generazionale), ma è anche una trasformazione che può essere governata.

Sintesi conclusiva

Nella settimana 8–12 dicembre 2025 il vino italiano vive un paradosso tipicamente italiano: massima forza culturale e identitaria (Unesco) mentre combatte una fase di mercato complessa (USA in frenata, consumi più selettivi). La traiettoria più chiara, però, emerge netta: premium accessibile, freschezza, bevibilità, bollicine e bianchi, con un lavoro più chirurgico su canali (HoReCa) e mercati (diversificazione export) e con regole UE che, se attuate bene, possono ridurre attriti e aumentare la capacità di investimento di filiera.