PNRR ed enti locali: no alle discriminazioni

Sbagliato escludere i piccoli comuni dai fondi per lo sport, AEPI chiede di invertire la rotta.

PNRR ed enti locali: no alle discriminazioni

«Sbagliato relegare gli enti locali a un ruolo di secondo piano. Al Governo diciamo: basta mortificare e abbandonare i piccoli comuni. Con il PNRR occorre ripartire proprio da qui». È la dura presa di posizione della Confederazione AEPI, Associazioni Europee di Professionisti e Imprese, dopo la notizia che i centri con più di 50mila abitanti avranno fondi per 538 milioni di euro per riqualificare gli impianti sportivi o costruirne di nuovi, quasi nulla- invece- per quelli sotto i 20mila che non siano anche capoluogo di provincia.

Il presidente di AEPI, Mino Dinoi, è netto: «Grave penalizzazione, risultato dell’evidente disattenzione da parte della politica nazionale e purtroppo indice di una non reale conoscenza della comunità territoriale e del suo status di difficoltà. Al sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali diciamo che questa decisione ci amareggia e ci fa pensare che questa tanto attesa ripresa si stia gestendo in maniera totalmente sbagliata. Spesso sentiamo promesse di valorizzazione delle periferie, peccato che quando si presenta l’occasione di fare qualcosa di concreto, ci si volti dall’altra parte. Lo sport non è solo fondamentale strumento di integrazione sociale, ma anche un’opportunità economica per il terzo settore delle microimprese, delle associazioni sportive e del mondo del volontariato. Tutti comparti che necessitano di pari attenzione. Chi lavora in un piccolo comune non deve essere discriminato rispetto ad altri. Sappiamo che dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza passa il futuro e lo sviluppo del Paese e non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Queste criticità del PNRR si potrebbero superare, raggiungendo un’impiantistica sportiva di prossimità grazie alla rete capillare di ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, con la sua radicata presenza territoriale e la capacità di ascolto e proposta. Sbagliato utilizzare il Piano solo per premiare i grandi comuni e pochissimi centri federali. Un indirizzo purtroppo già anticipato dal bando del 23 marzo scorso e che ora è ufficiale. Peraltro, in base al bando, il cluster 3 permette ai comuni di ricevere dalle Federazioni Sportive Nazionali una sola adesione. Ciò significa una limitazione a poco più di 40 impianti totali per l’intera penisola. Numeri che vanno decisamente rivisti e potenziati. Auspichiamo che venga riaperto a breve il bando sport e periferie. Al Governo diciamo: in tempo per invertire la rotta e rilanciare l’attività sportiva verso la base e i piccoli comuni».

Sulla questione interviene anche Veronica Tasciotti, responsabile nazionale Sport di AEPI: «Questo bando ha dei limiti evidenti e taglia fuori una parte importante del Paese reale. A parte gli alti livelli, lo sport è di tutti e per tutti. Quindi non possiamo dimenticare i piccoli centri, nei quali rappresenta anche occasione di socializzazione e attrazione per i residenti. Lo dico anche in base alla mia passata esperienza di amministratore- in veste di assessore- in un comune come Roma: soprattutto nella pubblica amministrazione, occorre una maggiore collaborazione con tecnici e professionisti».